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Azionario Usa: rischia di più chi investe con strategie passive

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Negli ultimi 10 anni l’indice S&P ha avuto un rendimento totale del 100%: in pratica, raddoppiando l’investimento iniziale, nel caso in cui si fossero reinvestiti i dividendi. Misurato nello stesso modo, l’indice Msci World ha avuto un rendimento del 56,8%.  La domanda che spesso viene posta è se, alla luce del suo successo prolungato, l’azionario Usa non sia oggi sopravvalutato. L’asset class è certamente su multipli di valutazione relativamente alti. Il rapporto P/B dell’indice S&P 500 è aumentato molto negli ultimi anni e si trova al momento a 3,1x (rispetto al 2,4x dell’indice Msci World).

Un campanello d’allarme viene dal mercato obbligazionario. Se i multipli dell’azionario statunitense hanno continuato ad aumentare, i rendimenti delle obbligazioni Usa sono diminuiti quest’anno. Dopo il forte rally in scia alle aspettative sullo stimolo fiscale e sui tassi di interessi più elevati nella fase iniziale di entusiasmo dopo la vittoria di Trump, la situazione si è capovolta via via che gli investitori hanno iniziato ad essere più scettici. Le promesse della campagna elettorale sono ora bloccate dall’opposizione al Congresso, nonostante la maggioranza repubblicana in entrambe le Camere.

Nel comparto azionario, durante la seconda metà del 2016, ad aver dominato è stato lo stile di investimento value (i titoli relativamente economici, come i finanziari, hanno dunque sovraperformato), mentre quest’anno tale stile ha perso appeal, a favore dello stile growth. Nel 2017 i titoli preferiti sono stati quelli del settore tecnologico, come Apple, Amazon, Facebook, Netflix, Nvidia. Nelle ultime settimane, tuttavia, tali titoli hanno sofferto varie oscillazioni, cosa che potrebbe suonare come un secondo campanello d’allarme.

Naturalmente, gli investitori non devono ignorare l’azionario Usa, ma inviteremmo alla cautela circa l’eccessivo impiego di strumenti passivi per prendere posizione su di esso. I primi 10 titoli dello S&P 500 equivalgono al 2% del numero di azioni parte dell’indice, ma pesano per un enorme 20% rispetto alla sua capitalizzazione di mercato. È possibile che tale squilibrio sia in parte conseguenza dei forti afflussi guidati dagli strumenti a gestione passiva. Chi investe negli strumenti che replicano passivamente l’azionario americano potrebbe oggi assumersi un grado di rischio inatteso. Non prevediamo al momento un forte calo di mercato, ma se dovesse verificarsi una correzione, alcuni dei titoli principali – tra cui potrebbero esserci molti nomi del comparto tecnologico – potrebbero registrare le perdite maggiori. La strategia giusta, a nostro avviso, è da un lato diversificare, dall’altro mantenere un approccio bilanciato agli stili di investimento.