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Axa taglia corto su rumor: “fusione Generali? Non ci porta nulla”

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“Su Generali siamo stati chiari: una tale fusione non porterebbe nulla al gruppo Axa, non è all’ordine del giorno”. Non usa giri di parole Gerald Harlin, direttore finanziario del gruppo parigino Axa, nella conferenza stampa sul bilancio 2016,  mettendo così a tacere le indiscrezioni che da settimane circolano sull’eventualità di una scalata francese al colosso triestino delle polizze.

Un concetto ribadito anche dall’ad Thomas Buberl che parlando del futuro del gruppo, ha definitivamente sgombrato, anche se indirettamente, ogni dubbio sulla questione Generali:

“Axa nella sua storia ha fatto molte grandi acquisizioni allo scopo di avere le dimensioni critiche a livello mondiale. Oggi siamo a quel livello e la nostra strategia di fusioni e acquisizioni esclude le piccole acquisizioni e quelle veramente grandi. Il nostro focus oggi e’ su come possiamo rafforzarci in alcune linee di business che ci interessano particolarmente come la salute, la linea ‘commercial’ nei danni e l’Asia. E’ lì che cerchiamo le nostre opportunità per il futuro“.

Non è mancato un accenno anche a MPS, di cui sono Axa è azionista con il 3,7%:

“Siamo pronti a continuare la partnership con Mps e sosteniamo l’operazione sul capitale – ha detto Harlin. A Siena è stato annunciato un aumento di capitale piuttosto massiccio, bisognava farlo e questo permetterà di sbloccare Mps e la sua attivita. La nostra partnership va bene e siamo assolutamente pronti a proseguire, cosi’ come sosteniamo il management e l’operazione sul capitale”.

Nel frattempo il gruppo francese, ha chiuso il 2016 con un utile netto  di 5,83 miliardi di euro, in progresso del 4% sul 2015 e secondo le previsioni. I ricavi hanno superato per la prima volta i 100 miliardi (+2%). Il risultato operativo è in crescita del 3% a 5,7 miliardi.

Occhio a questo punto alle prossime mosse di Intesa SanPaolo, che molti avevano individuato come una sorta di cavaliere bianco pronto ad aiutare Generali dalle grinfie dei francesi. Tanto che lo scorso 24 gennaio una fonte finanziaria aveva riportato all’agenzia AdnKronos che i vertici di Intesa San Paolo erano convinti che fosse “necessario porre un argine alla penetrazione francese in Italia”.