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AT&T: UNA NUOVA AZIONE NEL COMPARTO CELLULARE

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La maggioranza degli analisti delle grandi banche d’investimento americane sembra concordare sulla possibilita’, valutata come altamente probabile, che la AT&T emetta sul mercato una cosidetta ”tracking stock”, riferita alla divisione di telefonia cellulare.

Una ”tracking stock” e’ un’ azione scambiata sul mercato separatamente dall’azione della casa madre o del gruppo societario di appartenenza, e riflette esclusivamente l’operativita’ di un segmento delle operazioni di tale societa’.

Da un lato, un analista come Eric Strumingher di PaineWebber, sono convinti che l’AT&T annuncera’ ufficialmente questa iniziativa in occasione del prossimo meeting di lunedi’ 6 di Dicembre (in effetti l’annuncio e’ stato fatto quel giorno). Da un altro lato, Richard Klugman – analista di Donaldson, Lufkin, & Jenrette – pur concordando sulla previsione che un’emissione ci sara’, e’ piu’ propenso a credere che l’AT&T posticipera’ l’annuncio piu’ avanti nel tempo, dopo l’inizio dell’anno 2000.

L’AT&T Corp. (vedi T, quotazioni interattive) o nata dalla suddivisione del monopolio Bell nel 1984, e’ l’azienda leader negli Stati Uniti nel settore telecomuicazioni, con 90 milioni di clienti. La societa’ supera MCI WorldCom nel segmento dei servizi telefonici a lunga distanza e si colloca ai primi posti anche negli altri segmenti del settore telecom.

Nel segmento cellulare, l’AT&T opera attraverso AT&T Wireless con una piattaforma tecnologica digitale TDMA (Time Division Multiple Access) ed attualmente serve 10 milioni di abbonati. AT&T WorldNet e’ la numero 3 tra gli Isp americani (Internet service providers), subito dopo America Online e Microsoft Network, con 1,5 milioni di abbonati. L’ AT&T gestisce anche servizi telefonici locali ed internazionali; servizi di comunicazione dati; e si occupa di outsourcing di servizi di comunicazione, consulenza, ed integrazione di sistemi.

L’azienda ha fatto passi da gigante nell’ingresso del mercato dei servizi locali e cable Tv con l’acquisizione, nel febbraio 1999, di Tele-Communications, Inc. (TCI), una delle leader in America nel comparto della trasmissione e programmazione televisiva via cavo; la transazione ando’ in porto con uno scambio azionario del valore di 48 miliardi di dollari.

Nell’ aprile del 1999, l’A&T ha raggiunto un accordo per rilevare MediaOne Group (UMG), un’altra azienda impegnata in operazioni di telecomunicazioni e programmazione nel settore della cable Tv. Prezzo della transazione: 62 miliardi di dollari, tra azioni ed assunzione di debito. Attraverso le sinergie che potenzialmente possono scaturire da queste due acquisizioni (TCI e UMG), l’AT&T potrebbe diventare la piu’ grande societa’ nel comparto Tv via cavo degli Stati Uniti.

Dopo l’uscita dall’alleanza con Unisource (il traballante consorzio europeo delle telecomunicazioni), sotto la guida del presidente e amministratore delegato Michael Armstrong (che e’ il vero cervello dietro a queste mega-strategie) con l’intento di persequire la sua globalizzazione, l’AT&T ha perseguito una nuova, piu’ competitiva joint venture con la British Telecom per l’offerta di servizi tipici di un network globale. Nell’aprile del 1999, inoltre, le due aziende hanno concordato l’acquisizione di una partecipazione di 30% nella societa’ giapponese Japan Telecom per 1,8 miliardi di dollari.

Il titolo AT&T, uno dei componenti dell’indice Dow Jones, con un guadagno di circa il 6,0% dall’inizio dell’anno (digitare T su quotazioni interattive, per vedere grafico) e’ stato, nel 1999, uno dei peggiori in termini di rendimento tra gli industriali del Dow. La sua prestazione puo’ essere considerata quasi insignificante a confronto con un guadagno medio del 20% del Dow Jones e l’eccezionale balzo in avanti del 63% dell’ Indice Nord Americano delle Telecomunicazioni (North American Telecom Index) nonche’ del 61% dell’indice Nasdaq dei titoli tecnologici.

E’ sulla base di questi fatti che la maggioranza degli analisti di Wall Street pronostica concordemente che il colosso telecom emettera’ sul mercato una ”tracking stock” della sua divisione cellulare, proprio con l’intento ultimo di migliorare la perfomance in borsa del titolo.

l’AT&T ha gia’ emesso nel passato una ”tracking stock”: quella di Liberty Media Group (LMG), cioe’ il comparto che opera nella programmazione televisiva. Il lancio di una ”tracking stock” nel segmento di telefonia cellulare non dovrebbe essere un’operazione particolarmente complicata.

AT&T Wireless, la divisione cellulare di AT&T, esiste gia’ di per se stesso, opera come entita’ indipendente e, recentemente, e’ ha registrato una forte crescita, sia in borsa che in termini di quote di mercato. Michael Armstrong, coi suoi manager, e’ ovviamente consapevole del boom del settore cellulare e dell’enorme potenziale di questa linea di prodotto all’interno dell’azienda, che dovrebbe essere sfruttata propriamente e nel momento giusto del suo ciclo, per poter essere valorizzata pienamente.

Armstrong sa anche che l’AT&T ha bisogno di ulteriori ampliamenti della capacita’ produttiva e di espansione sia nei mercati dove e’ gia’ presente, che in mercati alternativi. Cio’ implica un aumento delle spese di capitale.

Questo piano deve essere realizzato dal management con il limite imposto da severi obiettivi che devono rispettare una determinata redditivita’ del titolo (Eps, cioe’ Earning per share). In aggiunta, gli analisti prevedono che sara’ estremamente difficile per l’AT&T attrarre e mantenere i propri dipendenti dell’attivita’ di telefonia cellulare senza offrire loro un modo piu’ concreto per participare alla crescita del settore. Il mercato del lavoro nell’ industria delle telecomunicazioni e’ particolarmente competitivo, e l’AT&T si potrebbe trovare in una situazione critica di svantaggio dovuta soprattutto al mancato apprezzamento del titolo a Wall Street.

Una ”tracking stock” legata alle attivita’ di telefonia cellulare offrirebbe alla AT&T i seguenti vantaggi:

1) Offrirebbe all’azienda l’opportunita’ di investire piu’ capitale nel settore, perseguendo l’obbiettivo di nuove acquisizioni, ed espandendo il suo network senza deteriorare i profitti aziendali e quindi senza intaccare negativamente il ritorno sull’azione (Eps).

2) Potrebbe aiutare ad attrarre e trattenere la forza lavoro nel segmento dei telefonini offrendo ai dipendenti opzioni azionarie e quindi la possibilita’ di partecipare alla crescita del settore.

3) Permetterebbe alla AT&T di rilevare operatori regionali e locali nel business della telefonia cellulare (se la giusta opportunita’ di un’ acquisizione si presentasse), a costi piu’ bassi, in quanto l’azinda avrebbe maggiori quote di mercato e piu’ potere di negoziazione.

4) Potrebbe divergere l’attenzione e la preoccupazione degli investitori dai rischi connessi con la diversificazione nel settore della Tv via cavo, sorta dopo l’acquisizione di TCI e UMG.

Sul fronte opposto, una minoranza degli analisti di Wall Street sembra non vedere favorevomente l’emissione della ”tracking stock”, non tanto per avversione verso questo tipo di strategia azionaria, quanto piuttosto perche’ ritengono sia attuata nel momento sbagliato del ciclo, quando cioe’ la telefonia cellulare ha raggiunto il suo picco.

Se a una piu’ accurata valutazione questa impressione fosse confermata, cioe’ se il settore cellulare dovesse dimostrare di aver raggiunto davvero il suo livello massimo di crescita (opinione ovviamente non condivisa dagli altri analisti a favore dell’emissione), cio’ potrebbe generare negli investitori severe delusioni piu’ avanti nel tempo.

Gli analisti contrari all’emissione della ”tracking stock” sostengono inoltre che non sempre questo tipo di strategia si e’ dimostrata efficace. Nei casi di Sprint PCS Group (PCS) e Hughes Electronics Corp. (GMH), le emissioni sono state accolte molto bene dal mercato; ma altrettanto non si puo’ dire per casi come USX-Marathon Group (MRO).

Un’opinione condivisa e’ comunque che il titolo dell’AT&T (T) e’ solido e potrebbe realizzare buone perfomance con la giusta spinta catalizzatrice (infatti la scorsa settimana l’azione si e’ appprezzata notevolmente, quando si e’ diffusa la voce della ”tracking stock”). E’ un fatto che durante il 1999 Michael Armstrong non e’ stato in grado di far salire il valore di mercato del titolo. Inoltre, sembra estremamente improbabile che l’AT&T riesca ad ottenere la massima valorizzazione delle proprie attiva’ e di tutti i rami dell’azienda, sia nel presente che in fase prospettica, senza sottolineare il valore intrinseco di ciascun segmento preso individualmente.

Sulla base di queste considerazioni, l’emissione di una ”tracking stock” sembra la strategia piu’ semplice ed efficace per ottenere tale riconoscimento e valorizzazione, senza ricorrere a una effettiva separazione dei settori. In aggiunta, il comparto cellulare dell’AT&T sembra decisamente il candidato piu’ idoneo per questo tipo di tattica azionaria, a confronto con altri segmenti, proprio per le sue potenzialita’ di crescita.

In conclusione, considerato il corrente panorama di mercato, l’emissione di una ”tracking stock” potrebbe aiutare il titolo del colosso telecom Usa ad essere piu’ concorrenziale con gli straordinari rialzi delle azioni dei settori internet e tecnologie, e orientare cosi’ la percezione degli investitori verso una piu’ favorevole valutazione del valore intrinseco dell’azione (T).

Manuela Insana e’ analista del San Paolo-Imi, New York.