(Teleborsa) – La Corte di Giustizia della Comunità Europea (CJEU) ha emesso ieri mattina l’attesa sentenza sul caso Padawan, bandendo l’indiscriminata applicazione dei compensi per copia privata su prodotti ad uso professionale. La decisione, si legge in una nota, è stata accolta dall’industria ICT&CE (Information and Communication Technology&Consumer Electronics) come un segnale positivo che va verso la modernizzazione del sistema vigente: il regime precedente risultava datato e più conforme a un periodo storico in cui tecnologie e applicazioni digitali non facevano parte della vita di tutti i giorni. La Corte ha stabilito che l’applicazione del compenso per copia privata è giustificata solo laddove la riproduzione di contenuti digitali sia stata effettuata da una persona fisica e utilizzata per un suo uso personale e che l’ammontare del compenso deve essere strettamente correlato all’effettivo pregiudizio arrecato ai detentori dei diritti indicando anche che, laddove il pregiudizio arrecato è minimo, il pagamento del compenso non è dovuto. La Corte ha confermato che il compenso per copia privata non è volto a compensare il titolare dei diritti per le copie illegali. Il principale risultato derivante da questa decisione è che il legislatore ha riconosciuto come i metodi utilizzati dalle collecting society nel calcolare i compensi per copia privata sono stati iniqui e non trasparenti. La sentenza rappresenta una opportunità per evidenziare anche le altre inadeguatezze esistenti con il presente regime di calcolo dei compensi. La decisione è stata emessa sulla scorta dell’opinione resa nel maggio 2010 dall’Avvocato Generale Verica Trstenjak, con la quale si affermava che il concetto di equo compenso doveva essere interpretato in modo uniforme. “Il caso Padawan apre la strada al cambiamento” afferma Maurizio Tucci, Presidente di ANITEC, l’Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo aderente a Confindustria ANIE, e aggiunge: “Accogliamo la sentenza della Corte come un chiaro segnale che i legislatori europei riconoscono l’importanza di adeguare questo sistema obsoleto a uno allineato con la realtà digitale nella quale viviamo oggi”. “Si deve sottolineare che la sentenza resa dalla Corte oggi stabilisce che nelle determinazione dei compensi per copia privata devono essere contemperati gli interessi di tutte le parti coinvolte: consumatori, titolari dei diritti, produttori. La sentenza conferma che l’equo compenso è il nuovo concetto comunitario e richiederà un radicale adattamento dei sistemi esistenti che oggi sono ormai obsoleti” ha ribadito il Presidente Tucci, che ha poi concluso: “La sentenza della corte di Giustizia apre le porte a una nuova era con l’auspicio che porti al raggiungimento di una determinazione dei compensi equa in tutti i Paesi europei. L’industria italiana è pronta per collaborare con tutti gli attori coinvolti per giungere al risultato auspicato”.
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