Mercati

Analisi Mediobanca, causa coronavirus persi 50 mld di ricavi tra gli industriali del FtseMib

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’emergenza coronavirus ha avuto un enorme impatto sull’economia reale nei primi sei mesi dell’anno, in Italia così come nel resto del mondo.  Il primo semestre dell’anno è stato molto complicato, a causa soprattutto di un secondo trimestre da dimenticare e con impatti più pesanti del primo.
L’andamento non è stato uguale per tutte le multinazionali: le aziende che generano la maggior parte del loro fatturato in Cina e nel resto d’Asia hanno registrato, in buona parte, una ripresa delle vendite a partire da aprile 2020, mentre chi opera per lo più in Europa e nelle Americhe ha subìto il calo più consistente tra marzo e maggio 2020.

Gli effetti per gli industriali a Piazza Affari
Secondo una ricerca dell’area studi Mediobanca alla fine di giugno le società industriali e di servizi inserite all’interno dell’indice Ftse Mib valgono in Borsa 335 miliardi e rappresentano il 76% della capitalizzazione totale (escluse banche e assicurazioni).
A livello di capitalizzazione nei primi sei mesi del 2020 in Borsa sono stati bruciati 42 mld (-11,2% da inizio anno) a causa della pesante perdita del primo trimestre (-86 mld, -22,9%). La ripresa, però, almeno in Borsa, è già iniziata, come dimostrano i dati del secondo trimestre (+44 mld, +15,1%).
A livello settoriale, solo le energetiche/utilities hanno ottenuto un incremento della capitalizzazione (+2,5%), mentre il settore petrolifero registra la contrazione maggiore (-38,9%). In calo anche la manifattura (-10,8%) e i servizi (-18,5%).

Più resilienti alla crisi, con miglioramenti della performance in Borsa a doppia cifra nel primo semestre 2020: DiaSorin (+45,9%), Recordati (+17,9%) e STM (+10,4%), seguite da Enel (+8,4%), Inwit (+8,2%), Ferrari (+7,2%) e Terna (+2,7%).
Tutti gli altri titoli del Ftse Mib hanno chiuso il primo semestre 2020 con una diminuzione del proprio valore di Borsa.

Rispetto al primo semestre del 2019, le società analizzate hanno perso complessivamente ricavi per oltre 50 miliardi (-25,3%). Tra i settori, energetiche/utilities hanno registrato il minore calo (-14,9%), mentre il petrolifero con Eni (-40,4%) e la manifattura (-26%) riportano le maggiori perdite di fatturato. Tra le società brillano Inwit (+46,4%, grazie anche all’incorporazione della Vodafone Towers), DiaSorin (+8,6%) e Terna (+7,7%); seguono Snam (+3,3%), Recordati (+2,3%), STM (+1,9%) e Hera (+0,9%); tutte le altre hanno registrato una contrazione del fatturato.

A livello di profitti nel primo semestre le società del Ftse Mib hanno perso quasi 18 miliardi e chiuso il semestre in rosso (net profit margin in calo di -10,2 p.p, sul semestre 2019). Si segnala un incremento del risultato netto solo per: Buzzi (+60,7%, influenzato da plusvalenze su cessioni), Telecom (+23%, determinato in massima parte dalla plusvalenza sulla cessione, in due riprese, del 26,8% di Inwit), Recordati (+13,2%), DiaSorin (+13,1%), Inwit (+4,3%) e Terna (+3%).

Per quanto riguarda la struttura finanziaria gli analisti di Mediobanca evidenziano un deterioramento per tutti i settori, come risultato dell’incremento dell’indebitamento (+9,7%) e della contrazione dei mezzi propri (-8,1%). La manifattura registra il deterioramento peggiore (+21,2 p.p. il rapporto debiti finanziari/capitale netto a/a).

Le grandi multinazionali mondiali: settori a confronto
Secondo la ricerca dell’area studi Mediobanca il fatturato delle oltre 150 multinazionali industriali ha registrato una contrazione del -6,6% rispetto al primo semestre 2019, con il calo di alcuni settori compensato solo parzialmente dalla crescita di altri. Flessibilità e capacità di adattamento hanno favorito l’ascesa delle cosiddette aziende websoft (+17,6% rispetto al primo semestre 2019), seguite dalla Gdo (+9,6%) con il consolidamento del canale dell’e-commerce e dal settore elettronico (+5,6%) che ha beneficiato dell’aumento del livello globale di digitalizzazione, sempre più centrale per la ripresa.
Bene anche le aziende farmaceutiche (+1,3%), il food (+0,7%) e i pagamenti digitali (+0,4%).

Le multinazionali petrolifere (-33,8%) sono invece quelle più in difficoltà insieme ai produttori di aeromobili (-31,8 %), alla moda (-28,4%) e all’automotive (-26,9%). Contrazione più contenuta per i settori media & entertainment (-10,0%), drinks (-8,2%) e telco (-3,9%).
In generale, i settori che hanno incrementato il fatturato in entrambi i trimestri nella prima metà dell’anno sono le WebSoft, la Gdo e l’elettronico, con le multinazionali della Gdo e dell’elettronica uniche ad aver ottenuto risultati migliori nel secondo trimestre rispetto al primo.
In contrazione anche il risultato operativo (ebit) per tutti i settori con l’eccezione di Gdo (+24,7%), elettronica (+12%) e webSoft (+2,4%). Tra i settori che hanno subìto il più duro contraccolpo, quello dei produttori di aeromobili, dell’automotive e del petrolifero, con l’ebit che passa in terreno negativo, così come quello della moda che registra un calo del -83,6%. Meno netta, ma comunque importante la contrazione dell’ebit di media & entertainment (-32,8%), drinks (-25,4%), pagamenti digitali (-15,9%), telco (-11,6%) e food (-8,3%). Negativo anche il trend dell’incidenza del margine operativo netto sul fatturato netto (ebit margin) medio delle multinazionali (12,7%), in frenata di 4,5 p.p. sul 1H 2019.

Le nuove abitudini di consumo generate dalla pandemia hanno influenzato le performance della Gdo in termini di utili netti (+31,6% nel primo semestre 2020). Utili netti in crescita anche per i big dell’high tech: elettronica (+11,9%) e WebSoft (+9). Pesanti invece le ripercussioni per i produttori di aeromobili, per i colossi petroliferi, per l’Automotive e la Moda che passano da un utile a una perdita netta.