Economia

Allarme Fmi: in 4 anni in fumo circa 4.000 miliardi di dollari di Pil globale

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La situazione economica internazionale si fa sempre più critica. E così il Fondo monetario internazionale (Fmi) si prepara a tagliare per la quarta volta di fila le stime di crescita dell’economia globale per il 2023. Lo ha annunciato la direttrice generale Kristalina Georgieva, ricordando che al momento le proiezioni sul Pil globale per sono al 3,2% per il 2022 e al 2,9% per il 2023.

“Stiamo sperimentando un cambio fondamentale nell’economia globale: da un mondo relativamente prevedibile a un mondo più fragile con maggiore incertezza, più alta volatilità economica e più frequenti disastri ambientali“, mette in evidenza Georgieva. Per avere un’idea più precisa delle nuove stime, bisognerà attendere la prossima settimana, quando sarà diffuso il World Economic Outlook. Il trend è però già segnalato dalle parole del numero uno dell’istituto di Washington che ha messo in chiaro come, rispetto allo scenario preoccupante tratteggiato a fine luglio, “i rischi di recessione stanno aumentando: Paesi che rappresentano circa un terzo dell’economia mondiale subiranno almeno due trimestri consecutivi di contrazione tra quest’anno e il prossimo”.

Non solo. “Anche quando ci sarà crescita, sembrerà una recessione a causa della contrazione dei redditi reali e dell’aumento dei prezzi”, sottolinea Georgieva, sottolineando che il Fmi si attende perdite in termini di Pil di circa 4.000 miliardi di dollari fra ora e il 2026, ovvero quanto l’economia della Germania in “quella che è una forte battuta di arresto per l’economia mondiale”.

Le tre priorità per stabilizzare l’economia secondo l’Fmi

Fra guerra e pandemia, il Fondo monetario internazionale non esclude ulteriori shock economici. Ma allo stesso tempo indica tre priorità per stabilizzare l’economia. Così Georgieva:

“Uno, bisogna andare avanti per far calare l’inflazione. Due, è necessario attuare una politica di bilancio responsabile, che tuteli i deboli senza alimentare l’inflazione. Tre, si devono uscire gli sforzi per sostenere i mercati emergenti e quelli in via di sviluppo. Mentre la politica monetaria spinge sul freno, non si dovrebbe avere una politica di bilancio che spinge sull’acceleratore. L’inflazione resta alta e le banche centrali devono continuare ad agire. Nel contesto attuale è la cosa giusta da fare : agire in modo deciso anche se questo inevitabilmente rallenta l’economia. Non è facile e non è indolore nel breve termine ma è essenziale per evitare dolori maggiori e più duraturi per tutti”.