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ALITALIA: MA QUALE SULT, SONO I CONTI GULP, IL PROBLEMA

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(WSI) – La verità su Alitalia non sono in molti a dirla. Anzi, ieri era praticamente
solo la Stampa, e va naturalmente a suo onore. Da giorni
una parte del governo, larga parte dei sindacati, e la stragrande
maggioranza della stampa italiana si sono rifugiati dietro il paravento
per il quale sarebbe l’intromissione definita indebita di Cimoli rispetto
al Sult che non rispetta le regole interne sulle agitazioni, e la reazione
eterodossa del ministro del lavoro che riprende a trattare proprio con il
sindacato escluso dal management dell’azienda, il sussulto che mette
paura alle banche che si erano impegnate a garantire il piano di salvataggio
della compagnia aerea. Ma non è affatto così.

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L’agitazione del
Sult e le relazioni sindacali interne sono solo la goccia che fa traboccare
il vaso. A non tornare – per l’ennesima volta in tanti anni che il preteso
risanamento Alitalia beccheggia e rolla su mari in tempesta – sono i conti
dell’azienda,ed è per questo che le banche si tirano indietro. Non è affatto
solo la voce di costo aggiuntiva rappresentata dal costo del carburante
per via del petrolio,a far saltare il quadro. Sono i mancati risparmi
dalla riduzione del personale rispetto a quella che era stata definita l’anno
scorso, lo splitting con Az Service che continua a essere rinviato quando
doveva avvenire tra pochi giorni, la prospettiva dell’azionista pubblico
di scendere nel capitale sotto al soglia del 50% a non aver posto neppure
le sue premesse, quando con Bruxelles l’impegno era che sarebbe
avvenuto non oltre il prossimo dicembre.

Ricordiamoci bene che, da
quando Alitalia è quotata in Borsa, tra ripiani delle perdite registrare e
aumenti di capitale da parte delle casse pubbliche, è sin qui costata oltre
13 miliardi di euro di esborsi prelevati dalle tasche dei contribuenti. Ci
sono tutte le premesse perché la vergogna continui.

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