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Mercati, Rosenberg: “calma prima della tempesta”

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Gli investitori farebbero meglio a mettersi in posizione di guardia. David Rosenberg vede grigio sul mercato azionario americano. In una nota pubblicata lunedì, il capo economista della società di gestione del patrimonio Gluskin Sheff mette in fila alcuni dei tanti segnali – nella ricerca ne vengono citati almeno dieci – che evidenziano la vulnerabilità della Borsa americana e che, a suo avviso, dovrebbero spingere gli operatori alla cautela.

Tra i fattori più tecnici, l’economista Rosenberg cita il numero di società che ha toccato il minimo da 52 settimane, un numero che ha raggiunto i massimi del 4 novembre. Un segnale che, secondo il suo parere, potrebbe segnalare le valutazioni hanno raggiunto il massimo. Rosenberg cita inoltre il fatto che l’S & P 500 è il 10% al di sopra della sua media mobile a 200 giorni.

In questo panorama, gli investitori appaiono particolarmente compiacenti. Il che, dice l’esperto, sembra profilare la calma prima della tempesta. Rosenberg fa notare, a questo proposito, che l’indice di volatilità del Chicago Board Options Exchange, meglio conosciuto come l’indice della paura VIX, rimane insolitamente basso. L’indice S&P 500 non ha oscillato negli scambi intraday mai oltre l’1%  per quasi due mesi, la striscia più lunga striscia da almeno 35 anni.

Anche da un punto di vista macroeconomico, sono diversi i segnali che lasciano intravedere una prossima ritirata della Borsa Usa. A partire dell’imminente aumento dei tassi della la Fed ma anche la ripresa dell’inflazione (l’indice della spesa per consumi personali è ai massimi da 30 mesi).

A sostegno della sua tesi, Rosenberg cita infine il grande divario tra crescita economica e  sentiment. “Il ritmo del cambiamento della politica di Washington potrebbe deludere gli investitori. Le famiglie hanno un eccesso di proprietà. La loro esposizione al mercato azionario è del 42% al di sopra della media storica” ha concluso Rosenberg.