La notizia che l’Euribor sta finalmente calando e dando respiro a chi ha un mutuo a tasso variabile e il probabile allentamento monetario da parte della BCE scontato dal mercato non lasciano indifferente il mercato immobiliare. Molti italiani, tradizionalmente affezionati al mattone, si stanno infatti interrogando su quali saranno le sorti del settore nel 2024.
Secondo Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, l’attesa continuerà a farla da padrone anche nella prima metà di questo anno appena cominciato, con alcune decisioni d’acquisto che potrebbero essere rinviate in attesa, appunto dell’auspicato calo dei tassi: “per il primo semestre ci attendiamo un’ulteriore contrazione delle compravendite, in linea con il 2023. Dopo di che la situazione dovrebbe stabilizzarsi, con le banche che dovrebbero allargare i cordoni della borsa, sempre che non vi siano nuove turbolenze a livello macro”, ha specificato Dondi.
Sui prezzi invece, secondo l’AD di Nomisma non vi è un calo generalizzato, ma piuttosto la possibilità di ottenere sconti maggiori in sede di trattativa. Di quanto? “Dipende dalle piazze: in contesti come Milano e Bologna non si va oltre il 5-6% rispetto al prezzo di vendita, mentre in alcuni centri del Sud si può ottenere un risparmio a due cifre percentuali”.
La view del gruppo immobiliare Re/Max è allineata a quella di Nomisma, per cui bisognerà attendere il secondo semestre 2024 per vedere un ritorno di fiducia nel mercato del credito, che dovrebbe favorire l’accesso ai finanziamenti per l’acquisto della casa e, di conseguenza, una ripresa della domanda di abitazioni.
È moderatamente positivo anche Diego Vitello, analista senior dell’ufficio studi di Gabetti, che vede un 2024 “dai contorni più rosei del 2023”, tra maggiore disponibilità delle banche a concedere i finanziamenti e più forte propensione agli acquisti da parte delle famiglie: “il risultato dovrebbe essere prezzi per lo più stabili, con rialzi moderati in alcune città”.
Le previsioni più ottimistiche arrivano dal Chief Business Development Officer di Immobiliare.it, Antonio Intini: “il 2023 si chiude con mutui sui nuovi acquisti intorno al 40%, ma compravendite in contrazione intorno al 10%. Questo significa che molte famiglie italiane stanno utilizzando i propri risparmi per investirli nell’immobiliare”. Una tendenza che può essere spiegata sia alla luce dell’elevata inflazione che ha caratterizzato gli scorsi 18 mesi, che erode il valore reale della liquidità non impiegata in attività fruttifere, sia dalle elevate valutazioni raggiunte dai mercati finanziari, che hanno spinto tanti italiani a rifugiarsi nel loro asset rifugio preferito, il mattone.
Quanto al 2024, Immobiliare.it si attende prezzi del residenziale in crescita, anche se non dappertutto a un livello in grado di tenere il passo dell’inflazione: “a Milano e Roma la prospettiva è di un rialzo rispettivamente del 2% e dell’1,1%, mentre Catania è attesa a un progresso sopra il 6% e Verona al 4,1%. È vero anche che le dinamiche di prezzo sono lente a reagire ed è per questo che le previsioni non dipingono un 2024 di prezzi in discesa. L’ascesa dei tassi dei mutui e la corsa dell’inflazione hanno ridimensionato le intenzioni e la capacità d’acquisto degli italiani, spostando una fetta di domanda verso la locazione, un mercato che quindi potrebbe veder salire i prezzi in risposta a un aumento dell’interesse”, ha spiegato Intini.
L’outlook di Immobiliare.it porta a conclusioni differenti rispetto a quelle di altri operatori, ma a fronte di un diverso orizzonte di valutazione. “Oggi è più complicato che in passato vendere case poco efficienti sul fronte energetico, dunque le compravendite si concentrano sulle abitazioni più costose della media”, ha infatti precisato Intini.
View confermata dall’analisi effettuata da Wikicasa, realtà proptech che raccoglie e distribuisce dati immobiliari online per la compravendita e la locazione di immobili, da cui si evince che uno dei principali driver di interesse per chi cerca casa è proprio il tema dell’efficienza energetica, parametro che ha visto nelle ricerche degli immobili un aumento del 72,5%, fortemente in linea con la direttiva europea sulle case green che mira a riqualificare il 15% degli edifici più energivori entro il 2030. Una sfida che sarà particolarmente ardua per l’Italia a causa del suo alto numero di edifici storici.
Secondo le analisi condotte da Wikicasa, osservando gli annunci pubblicati rispetto al 2019, negli ultimi anni si è assistito ad un miglioramento delle performance energetiche degli immobili: nelle 10 principali città italiane la percentuale di immobili ad alta efficienza energetica è passata dal 3,2% al 5,4%. Tra le città con la più alta percentuale di immobili in classe A, si annoverano Bologna (19,72%), Milano (8,81%) e Bari (9,93%). Più indietro invece le altre città del sud, come Catania (0,74%) e Palermo (1,20%).
Nel dettaglio, la percentuale degli immobili “usati” ad alta efficienza energetica sul totale è praticamente raddoppiata, passando dall’1,25% del 2019 al 3,04%, grazie soprattutto alle politiche di bonus e incentivi promosse negli ultimi anni per la ristrutturazione e il miglioramento delle performance energetiche degli edifici, come il Superbonus 110.
“Il mercato immobiliare mostra sempre più attenzione alla qualità, non solo lato domanda ma anche lato offerta. In uno scenario competitivo dove la finalità di acquisto di un immobile diventa sempre più un investimento sostenibile sul lungo periodo, un immobile in classe A risulta sicuramente più attrattivo. Allo stesso tempo, il premium price riservato agli immobili ad alta efficienza energetica, muove i potenziali venditori verso gli interventi di riqualificazione in presenza di incentivi, che rendono la compravendita più rapida e conveniente. Allo stato attuale, gli immobili in classe A valgono in media il 26% in più rispetto agli immobili a bassa efficienza energetica, confermando che le nuove direttive UE, se supportate correttamente con appropriati bonus e incentivi per il miglioramento delle performance energetiche, rappresentano una grande opportunità per la rivalutazione del patrimonio immobiliare nazionale”, ha commentato Pietro Pellizzari, CEO di Wikicasa, facendo eco alle parole di Intini di Immobiliare.it.