Continua la corsa del petrolio. Le quotazioni del greggio estendono i rialzi delle scorse settimanali mentre la crisi energetica globale ha scosso un mercato in cui l’OPEC+ ha ripristinato la produzione, ma a un ritmo modesto.
In mattinata futures sul Brent aumentano del 2% a $83,97 per barile vicino ai livelli dell’ottobre 2014 e rimanendo sopra la soglia degli 80 dollari dopo aver guadagnato quasi il 4% la scorsa settimana, mentre i contratti sul WTI sono in rialzo del 2,3% a $81,20, massimi da fine 2014, sul +4,6% della settimana precedente.
Le cause dei rialzi
Una serie di fattori stanno influenzando il trend al rialzo del greggio. A partire dalla ripresa economica, favorita dalla progressiva riapertura delle attività economiche dopo i lockdown, che sta causando un’impennata delle domanda.
In tutto questo, L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) e gli alleati, chiamati insieme OPEC+, la scorsa settimana hanno deciso di mantenere un costante e graduale aumento della produzione. Ora il focus degli operatori si sposta questa settimana sui report di OPEC e IEA, per valutare se ci saranno modifiche sui fondamentali prospettici (domanda, offerta e scorte).
A spingere in alto i prezzi, contribuiscono le condizioni atmosferiche avverse nella provincia cinese dello Shanxi cinese, uno dei centri di estrazione di carbone più importanti del Paese, che hanno portato alla chiusura di 60 miniere. Secondo gli analisti di Oanda, “la corsa all’approvvigionamento energetico dell’Asia e dell’Europa nei mercati del gas naturale e del carbone continua a fornire un forte sostegno ai prezzi del petrolio”.
Le stime dei gaficisti
Sul fronte dell’analisi tecnica gli esperti di Oanda, “il Brent ha superato il doppio massimo della scorsa settimana a 83,50 dollari e questa settimana dovrebbe testare 88,00 dollari al barile. Il supporto appare a $ 82,00 e poi a $ 80,00 al barile”. Mentre il WTI “ha superato la resistenza a $ 80,00 e si sta muovendo attraverso $ 81,00″, e solo un ribasso attraverso $ 75,00 potrebbe cambiare il quadro tecnico rialzista che non mostra alcuna resistenza significativa fino ai $ 90,00 al barile”.
Titoli oil in forte crescita
Con i rialzi dei prezzi, a Piazza Affari, come nel resto d’Europa, sono gettonate le azioni del comparto oil.
Eni corre a Piazza Affari, tanto da violare al rialzo la soglia dei 12 euro con il guadagno dell’1,7%. Era dal 26 febbraio del 2020, prima dello scoppio della pandemia, che le azioni del cane a sei zampe non erano scambiate su tali livelli. Ma le azioni del colosso petrolifero italiano nelle ultime sedute hanno beneficiato anche dell’indicazione che i vertici della società stanno preparano la quotazione delle divisioni retail e rinnovabili. L’operazione dovrebbe andare in porto l’anno prossimo.
Intanto Equita ha annunciato di avere rivisto al rialzo le stime sui margini del gruppo, in modo da tenere conto del rialzo del gas e del greggio. Così la sim, oltre a confermare la raccomandazione di ‘Buy’, ha ritoccato il target di prezzo a 13,5 euro, al rialzo del 4%.
Del comparto petrolifero, corrono anche le Tenaris (+1.3% a 9,69 euro) e Saipem (+1,5% a 2,17 euro).
In Europa, Royal Dutch Shell guadagna l’1,3% a Londra, Total segna il +1,5% a Parigi, mentre Exxon (raccoglie lo 0,5% a Francoforte.
In una nota agli investitori, Tamas Varga, analista senior di PVM Oil Associates, avverte che c’è ancora spazio per un potenziale rialzo dei prezzi del greggio nei prossimi mesi a causa dell’inverno. Secondo Varga, gli investitori desiderosi di trarre vantaggio da questi catalizzatori di crescita per il settore dovrebbero puntare su alcuni titoli petroliferi tra cui Exxon Mobil Corporation (NYSE:XOM), Chevron Corporation (NYSE:CVX) e ConocoPhillips (NYSE:COP),