Economia

Unicredit punta a Commerzbank, ma Germania preferisce Bnp Paribas

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Riprende fiato il titolo Unicredit. In mattinata il titolo guadagna oltre il 2%, dopo aver lasciato ieri sul terreno di piazza Affari il 2,24% a 17,47 euro, in seguito alle indiscrezioni riportate ieri da Reuters, ma non confermate, in base alle quali la banca avrebbe avviato dei contatti con il governo tedesco per un’eventuale fusione con Commerzbank (quest’ultima è controllata dallo stato al 15% dopo averla salvata dalla crisi ndr).

Secondo le fonti sentite dall’agenzia stampa, l‘istituto guidato da Jean Pierre Mustier, mentre scandaglia l‘Europa in cerca di potenziali partner, avrebbe segnalato negli ultimi mesi il suo interesse nei confronti dell’istituto tedesco. La Germania non sembra troppo entusiasta dell’eventuale affare.

Al momento, comunque, il contatto sarebbe informale e a uno stadio iniziale. Una fonte a conoscenza della situazione aggiunge che anche altri gruppi hanno espresso interesse per Commerzbank. A questo proposito, il settimanale tedesco WirtschaftsWoche, citando fonti finanziarie, ha riferito che il governo tedesco preferisce una fusione tra la partecipata Commerzbank e la francese BNP Paribas.

Le discussioni al ministero delle Finanze sono ancora in una fase iniziale e, secondo il giornale, il governo non discuterà della questione con il management di Commerzbank prima di novembre. Da Berlino precisano infatti che non ci sono trattative ufficiali in corso e che nessuna banca è stata cooptata. Quanto alle indiscrezioni stampa secondo cui il governo preferirebbe un’operazione con Bnp Paribas, Berlino osserva che “non sono corrette”.

Analisti: operazione è un’inversione a U per Unicredit

Secondo gli analisti di Banca Akros la decisione di unire le forze con Commerzbank andrebbe controcorrente rispetto alla strategia indicata dall’AD di Unicredit Mustier nel business plan triennale, dove si parla di crescita organica, riduzione del rischio e taglio dei costi. “Una fusione transfrontaliera rappresenterebbe un’inversione a U per la strategia di Unicredit , attualmente focalizzata sul de-risking del bilancio e sul miglioramento della redditività attraverso un pesante taglio dei costi”, commentano gli analisti di Banca Akros, i quali hanno rivisto al ribasso il giudizio sui titoli da Buy a Neutral, lasciando invariato il target price a 18,8 euro.

“Non possiamo escludere che la strategia a medio termine di Unicredit possa contemplare un’espansione all’estero, rafforzando la natura europea del gruppo. D’altra parte siamo sorpresi che i negoziati, se confermati, possano essere iniziati solo 9 mesi dopo il lancio del piano di de-risking e di ristrutturazione”, dicono invece da Banca Imi, che ha un rating di Add e un prezzo obiettivo di 20 euro. Allo stesso tempo, “una fusione con un player tedesco come Commerzbank può generare opportunità a livello di sinergie di costo derivanti dall’integrazione con Hvb di Unicredit e sinergie a livello di ricavi nel Corporate Banking”.

“Tuttavia pensiamo che la più elevata complessità del gruppo, il rischio di esecuzione associato a una fusione transfrontaliera e le incertezze dell’ammontare di azioni in un deal tutto in carta potrebbero penalizzare il titolo nel breve termine. Ai prezzi correnti di mercato, Commerzbank tratta a 0,5 volte il multiplo prezzo/book value tangibile 2017 contro le 0,8 di Unicredit e a un premio del 10% sul multiplo prezzo/utile 2019 rispetto a Unicredit”.

La nuova banca che nascerebbe avrebbe, secondo i calcoli degli analisti, più di 530 miliardi di euro di asset ponderati per il rischio (Rwa). Nel caso di una fusione carta contro carta, come hanno riferito le fonti, il tasso patrimoniale Cet1 fully loaded di Unicredit scenderebbe, stima Banca Akros, dal 12,8% all’11% senza il riconoscimento del badwill (avviamento negativo) e si assesterebbe invece al 13,8% con il pieno riconoscimento del badwill, ossia 15 miliardi di euro ai prezzi di mercato attuali.

Dal punto di vista strategico, la fusione creerebbe il primo gruppo bancario commerciale in Germania, ma prima andrebbero verificati possibili ostacoli alla concorrenza leale. Grazie a Commerbank, tramite la filiale mBank, Unicredit tornerebbe a essere esposta in Polonia, ma gli analisti sono preoccupati dal fatto che sui bilanci di entrambe le banche gravano attivi non fondamentali significativi, con Unicredit che ha in pancia 12,7 miliardi di euro di Npe e 22,7 miliardi di Rwa, mentre Commerzbank possiede 15,3 miliardi di euro di esposizioni in stato di default e 20 miliardi di euro di Rwa.

Detto questo l’operazione di integrazione porterebbe “significative sinergie” secondo Banca Akros, sia sui costi sia sul fatturato, soprattutto in Germania: “Stimiamo che una convergenza al 70% possa generare sinergie pari a 550 milioni di euro”. Quanto alle attività di corporate investment banking, nel primo semestre il rapporto cost/income è stato del 71,7% per l’istituto tedesco e del 40% per quello italiano.

“Stimiamo che una convergenza al 45% possa generare 1,1 miliardi di euro di sinergie. Di conseguenza, anticipiamo almeno 1,65 miliardi di euro di sinergie pre-tasse in tre anni dal riallineamento della produttività commerciale, senza considerare la razionalizzazione dei back office e dei centri Corporate. Rappresenterebbero oltre il 20% della base costi di Commerzbank e quasi il 9% delle spese operative combinate”, calcolano a Banca Akros.

Tutte queste considerazioni non tengono conto della fattibilità progetto. Anche per via dell’opposizione del governo tedesco, la possibilità che una simile operazione vada in porto è da ritenere ancora molto bassa al momento.