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UN PIANO MARSHALL PER L’ACQUA

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Il mondo ha sete. Ma cercare di risolvere il problema della mancanza d’acqua significa anche mettere in moto un business da 300 miliardi di dollari.

E’ la stima fatta alla Conferenza Ministeriale Euro-Mediterranea che si e’ svolta a Torino alla presenza dei rappresentanti di 15 nazioni europee e 12 extra europee. Un occasione per fare il punto su di un tema spesso troppo sottovalutato, soprattutto in Italia. L’acqua e’ un bene sempre piu’ prezioso. Ma c’e’ chi ne ha troppo poca e chi ne spreca troppa. Non solo.

La gestione delle risorse idriche – oltre ad assicurare la distribuzione di un bene primario – puo’ anche essere fonte di investimenti, di lavoro e di produzione ad alto valore aggiunto. E proprio per combattere la sete nei paesi del Sud del Mediterraneo verranno stanziati, nei prossimi 5 anni, tra i 10 e i 15 mila miliardi di lire.
Una parte verranno erogati nel quinquennio 2000-2004 dal ”Progetto Meda” dell’Unione Europea per la cooperazione nel settore idrico, altri 5800 miliardi sono gia’ disponibili presso la Banca Europea degli Investimenti sotto forma di prestiti agevolati.

Opportunita’ fino ad oggi poco sfruttate in Italia. Dove pero’ l’applicazione della Legge Galli e la liberalizzazione del settore potrebbe offrire occasioni interessanti anche per le imprese private, fino ad ora rimaste indietro rispetto a quelle straniere. Un esempio per tutti: la recente acquisizione dell’acquedotto pugliese da parte dell’ENEL. E la nascita di aziende specializzate nella gestione di una risorsa specifica come quella idrica.

Per capire meglio questa realta’ occorre confrontare alcuni dati a livello nazionale e mondiale. L’Italia ha un consumo pro capite di 1200 metri cubi d’acqua, terza a livello mondiale dopo gli Stati Uniti (1900 mc) e il Canada (1800 mc). In pratica ogni italiano consuma 200 litri di acqua al giorno, rispetto ai 250 litri degli americani, australiani e giapponesi.

Ma ci sono due fattori sui quali riflettere. Il primo: secondo alcune stime in Italia disponiamo in realta’ di 2000 mc di acqua a persona l’anno, ma il 40% si spreca a causa delle rete vecchia e inadeguata. Il secondo: nel nostro paese l’acqua potabile, come quella usata per l’agricoltura o per l’industria, costa poco. A una famiglia, secondo l’OCSE, un metro cubo d’acqua – ovvero 1000 litri – costa in media 0,84 centesimi di dollaro, poco piu’ di quanto la paga un coreano del sud o un canadese. Molto poco rispetto agli oltre 3 dollari che spende una famiglia danese od olandese. Nulla comunque rispetto al costo di una bottiglia d’acqua minerale!

A questo bene primario, dicono gli esperti, non si da il valore che merita, anche perche’ in Italia i sussidi pubblici coprono ancora il 70% della spesa per la rete idrica. E il principio che l’OCSE vuol far adottare in tutta Europa e’: ”Full cost recovery”, chi consuma paga. Ed e’ proprio in questi due argomenti la sfida del futuro. Acqua per tutti, ma senza sprechi e ad un prezzo conveniente sia per le casse pubbliche che per i singoli individui.

Ma quando si passa a vedere i dati del Sud del Mediterraneo si comprende meglio perche’ il mondo ha sete e perche’ l’attenzione a questa problematica puo’ sviluppare un nuovo settore. Su mezzo miliardo di abitanti del bacino del Mediterraneo, infatti, 28 milioni dispongono meno di 500 metri cubi d’acqua all’anno: la soglia minima vitale. E le risorse idriche di questi paesi vengono assorbite per 2/3 dall’agricoltura, lasciando alla popolazione solo il 12% della disponibilita’. In Giordania, ad esempio, l’acqua viene erogata in media per sole 24 ore complessive alla settimana.

Per questa ragione alla Conferenza e’ stata lanciata la proposta di un ”Piano Marshall” per l’acqua. Con tre obiettivi principali: il miglioramento della gestione delle risorse idriche, la depurazione delle acque e la lotta alla siccita’.

E affinchè i dati diventino uno stimolo all’intervento su sprechi e cattiva gestione, nel nostro paese come nel Sud del Mediterraneo, il Ministro dei Lavori Pubblici Micheli ha invitato le imprese italiane ad affrontare la grande sfida in un settore che da noi ha sofferto di troppa parcellizzazione.

Enrico Rondoni e’ caporedattore di una importante rete Tv nazionale.