Economia

Petrolio: fallisce vertice Doha, pesano tensioni Arabia Saudita-Iran

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ROMA (WSI) – Flop al vertice di Doha tra i paesi Opec e non Opec maggiori produttori di petrolio al mondo. Niente di fatto: non ci sarà alcun congelamento della produzione, teso a sostenere i prezzi del petrolio. Motivo: l’atteggiamento fermo dell’Arabia Saudita e di altre nazioni del Golfo, che hanno detto chiaramente che non parteciperanno ad alcun accordo, a meno che tutti gli altri membri dell’Opec non faranno lo stesso.

Il riferimento è all’Iran, che non è stato neanche presente al meeting, come ha confermato il ministro russo dell’Energia, Alexander Novak, stando a quanto riportato da Bloomberg.

Nella riunione tanto attesa, presenti i ministri petroliferi di 16 nazioni, che rappresentano la metà circa della produzione mondiale, e che si sono riuniti a Doha, capitale del Qatar, con l’obiettivo di stabilizzare il mercato globale del petrolio e di arrivare a un’intesa per un congelamento coordinato dell’offerta.

Novak ha ammesso di essere sorpreso per l’assenza di un accordo.

In realtà, c’è stato anche un momento in cui ci si è illusi di trovare un’intesa dopo che i rappresentanti di Arabia Saudita, Qatar, Venezuela e Russia – gli stessi che avevano proposto il congelamento della produzione – avevano detto sì a un accordo nella giornata di sabato. Alcuni paesi hanno poi cambiato la loro posizione, prima del summit di domenica, provocando “discussioni accese”.

Così Jason Bordoff, direttore del Center on Global Energy Policy presso la Columbia University ed ex funzionario della Casa Bianca, ha commentato a Bloomberg:

“Il fatto che sembra che l’Arabia Saudita abbia bloccato l’accordo indica quanto la sua politica sul petrolio sia condizonata dal continuo conflitto geopolitico con l’Iran“.

In una conferenza stampa successiva alle trattative, Novak ha affermato che “la porta non è chiusa” verso la possibilità di siglare un accordo in futuro, sebbene “la Russia non sarà ottimista come prima”.

Immediata la reazione dei prezzi del petrolio, che nell’ultimo periodo avevano segnato una considerevole ripresa proprio sulla scia delle speculazioni su un imminente accordo per il taglio della produzione. Il contratto WTI scambiato a New York è crollato fino a -7% dopo la notizia del flop del meeting, fino a $37,61 al barile.  Al momento, le quotazioni riducono i cali, facendo -5,18%, a $38,27. Il Brent scende -5,15%, a $40,88, dopo aver perso anch’esso -7%, scendendo fino a $40,10.

 

Commentando il nulla di fatto a Doha, gli analisti esprimono le proprie view:

  • Goldman Sachs e Barclays prevedono che i prezzi del petrolio rimarranno volatili fino al secondo semestre dell’anno, quando l’eccesso di offerta inizierà a smorzarsi.
  • Morgan Stanley ritiene invece che esista un rischio crescente di una maggiore offerta da parte dell’Opec. A suo avviso, il mercato potrebbe tornare in una condizione di equilibrio solo nel 2018, nel caso in cui l’Arabia Saudita offrisse più di 11 milioni di barili al giorno.
  • Energy Aspects scrive che, sebbene un eventuale congelamento della produzione avrebbe avuto un impatto poco forte sul mercato, il fallimento delle trattative è un “grave colpo” al sentiment.