Economia

Pensioni, allarme Cgil: l’Ape è un flop

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ROMA (WSI) – L’Ape? Un vero e proprio flop. Così la Cgil secondo cui il numero di domande accolte per l’anticipo pensionistico è inferiore al previsto, meno della metà dice il sindacato guidato da Susanna Camusso.

L’Ape è entrato in vigore un anno fa con la legge di bilancio e doveva scattare dal 1° maggio 2017. Si divide in due tipologie: Ape sociale che permette di ricevere dallo Stato un assegno pari alla pensione (con un tetto di 1.500 euro lordi al mese) fino al raggiungimento dell’età legale per il pensionamento di vecchiaia, l’Ape volontaria che prevede per il lavoratore un anticipo di quella che sarà la sua pensione, fino a un massimo del 95% sotto forma di prestito a sé stesso, che restituirà a rate in 20 anni con trattenute sulla pensione normale. In entrambi i casi la norma prevede la possibilità di andare in pensione al compimento dei 63 anni d’età, cioè fino a 3 anni e sette mesi prima sul requisito attuale di 66 anni e 7 mesi.

Secondo uno studio della Cgil a partire dai dati dell’Inps, il numero di ammessi all’Ape nel primo anno di partenza è stato di appena 18.902 persone. Un numero basso, considerando che nel primo anno di Ape la platea potenziale è più ampia. Inoltre dice sempre il sindacato i primi assegni verranno messi in pagamento a gennaio e conterranno gli arretrati (in alcuni casi da maggio 2017) solo per 11.624 persone che hanno chiesto l’Ape sociale.

Di fronte alla rabbia dei sindacati cerca di mettere una pezza il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che assicura di stare facendo il possibile per pagare gli arretrati entro dicembre, in un tweet scrive:

“Lavorando anche sabato, domenica e festivi riusciremo a liquidare il primo entro Natale”.