Economia

Nuovo stop nelle trattative Usa-Cina, Wall Street sbanda

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Nuovo stop nelle trattative tra Cina e Stati Uniti per tentare di mettere la parola fine alla guerra commerciale tra le due maggiori economie al mondo. Secondo quanto riporta il Financial Timesl’amministrazione Trump ha respinto la proposta giunta dalla nazione asiatica, che voleva inviare questa settimana in Usa due viceministri (uno al Commercio e l’altro alle Finanze) per spianare la strada alle prossime trattative. Questo perché, secondo Washington, non sono stati compiuti progressi sulle questioni più importanti.

In particolare gli Stati Uniti lamentano l’assenza di progressi fatti sui trasferimenti “forzati” di tecnologia da aziende straniere ai partner cinesi e sulle riforme “strutturali” chieste a Pechino.

Si prevede tutto in salita, l’incontro in calendario il 30 e 31 gennaio prossimo, a Washington del vicepremier cinese Liu He; se le cose non cambieranno, sarà lui a incontrare il negoziatore americano Robert Lighthizer riprendendo i negoziati dopo quelli che si sono svolti a Pechino dal 7 al 9 gennaio scorsi.

Intanto, il tempo per trattare sta per scadere. C’è tempo fino al primo marzo per siglare un’intesa; in quel giorno scadrà la tregua commerciale siglata il primo dicembre scorso dal presidente americano Donald Trump e quello cinese Xi Jinping.

Senza un’intesa gli Usa alzeranno al 25% dal 10% i dazi imposti lo scorso settembre su importazioni cinesi aventi un valore annuo di 200 miliardi di dollari. A quel punto è dato per scontato che la Cina reagisca con ritorsioni mentre ha già minacciato di agire se, come sembra, gli Usa chiederanno formalmente l’estradizione della direttrice finanziaria di Huawei (arrestata il primo dicembre scorso in Canada su richiesta degli Usa).

La notizia, smentita da Larry Kudlow, consigliere economico della Casa Bianca, che ha tacciato come false quelle indiscrezioni, ha innervosito i mercati. Pesante la chiusura di Wall Street: nel finale il Dow Jones ha perso l’122%. Peggio hanno lo S&P 500 e il Nasdaq, che hanno lasciato sul terreno rispettivamente l’1,42 e l’1,91%.