Economia

Lavoro ai livelli pre-crisi ma non al Sud: la fotografia dell’Istat

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ROMA (WSI) – Il Sud si spopola e la popolazione emigra soprattutto nelle grandi città del Nord e i generale gli italiani fuggono all’estero:nel 2017 ben 153mila connazionali si sono cancellati dall’anagrafe per trasferirsi principalmente in Gran Bretagna, Germania e Francia.

Questa la triste fotografia che fornisce l’Istat sul mercato del lavoro italiano nel Rapporto Annuale 2018 che offre tradizionalmente una riflessione documentata sulle trasformazioni del Paese, con lo scopo di delineare prospettive per il futuro e possibilità di crescita.

Dal 2008 a oggi l’industria italiana ha perso 896.000 dipendenti, e i servizi ne hanno acquistato 810.000, un milione di operai sono usciti dal mercato mentre sono entrati 861.000 impiegati, sono scomparsi 500.000 autonomi e sono entrati altrettanti lavoratori dipendenti, sono usciti 471.000 uomini e sono entrate 404.000 donne, e ci sono un milione di part-time in più. Nel complesso nel 2017 si registra una crescita con il monte-ore che è arrivato a quota 10,8 miliardi vicino ai livelli pre-crisi, così tornano a crescere le costruzioni Per la prima volta dal 2008 infatti l’indice della produzione nelle costruzioni ha mostrato una variazione positiva a +0,8%.

Il Mezzogiorno rimane indietro anche rispetto al forte recupero del mercato del lavoro, con 310.000 lavoratori in meno. L’Italia inoltre continua ad essere il Paese Ue con il tasso di occupazione femminile più basso (48,9% contro il 62,4%). Una curiosità: il canale tradizionalmente preferito dagli italiani nella ricerca di lavoro, ossia il passaparola tra amici, parenti e conoscenti cede il posto all’inserzione sui giornali o Internet o l’invio del curriculum ai datori di lavoro.

“I giovani scelgono Internet, mandano curriculum, rispondono all’annuncio, e il risultato è sorprendente: l’inserimento lavorativo avvenuto attraverso le segnalazioni di familiari o amici porta a ottenere un impiego caratterizzato in assoluto da retribuzioni più basse, minore stabilità e coerenza col il percorso di studi concluso”.