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Nato: “ora abbiamo motivo di attaccare la Russia”

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ROMA (WSI) – Mentre tutto il mondo si concentra sul pericolo Brexit, dal fronte geopolitico si assiste all’escalation delle tensioni tra la Nato e la Russia. La Nato sarebbe pronta infatti a invadere la Russia, e la presenza della flotta Usa nel Mar Nero non farebbe altro che dimostrarlo. E’ di pochi minuti fa inoltre la notizia secondo cui ora l’Alleanza Atlantica riterrebbe di “avere i presupposti per attaccare la Russia”.

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I presupposti sarebbero rappresentati dall’accusa di alcune ore fa, secondo cui hacker russi avrebbero violato il computer, tra gli altri, della stessa candidata democratica alle elezioni degli Stati Uniti Hillary Clinton.

Facendo qualche passo indietro, le tensione Nato-Russia si sono intensificate con il dispiegamento da parte della Marina Usa del cacciatorpediniere USS Porter nel Mar Nero. Dispiegamento motivato con la necessità di lanciare “una serie di esercitazioni con gli alleati, in quello che gli Stati Uniti chiamano dispiegamento di routine”, come affermato dalla Marina Usa.

Ma la Russia di Vladimir Putin ha capito bene il messaggio, tanto che nei giorni scorsi il ministero degli Esteri aveva reso noto che Mosca avrebbe risposto con misure non specificate, aggiungendo che la presenza della nave e eventuali altri dispiegamenti non fossero altro che un tentativo di Washington di alimentare le tensioni, in vista della riunione della Nato, attesa il mese prossimo a Varsavia. E Mosca non si sbagliava, dal momento che proprio un funzionario Usa ha ammesso nei giorni scorsi che la presenza del cacciatorpediniere “assicura una qualche presenza di cui c’è necessità nel Mediterraneo, al fine di controllare…i russi”.

Sempre negli ultimi giorni si è parlato del desiderio di Romania e Turchia di creare una flotta di navi permanente nel mar Nero, a cui partecipassero anche Germania, Italia, Turchia e USA. A frenare tuttavia la Nato è stata la Bulgaria, per voce del premier Bojko Borisov, che lo scorso 16 giugno ha chiaramente detto, dopo l’avvertimento della Russia, che non aderirà al piano. Così Borisov:

“Ho sempre detto di voler vedere nel Mar Nero pescherecci, yacht, navi da crociera, turisti sulle spiagge e non fregate militari… Non ho bisogno di una guerra nel mar Nero”. Un no netto – “Posso dichiarare categoricamente che rifiutiamo il gruppo navale, nella forma in cui è stato proposto” –  che per qualche giorno ha portato la stampa a parlare anche di possibile fallimento del piano della Nato.

Qualche ora fa, Bloomberg riporta la notizia secondo cui la Bill, Hillary and Chelsea Foundation sarebbe tra le organizzazioni colpite da sospetti hacker russi, facendo riferimento quanto appreso da tre fonti.

Nel sito Reseau International, si segnala come lo scorso 14 giugno, la Nato abbia annunciato che, se un paese membro della Nato cade vittima di un attacco cibernetico da persone di paesi non-Nato, come Russia e Cina e  decide di reagire, ogni paese dell’Alleanza debba sostenerlo. E’ quanto stabilisce una norma dell’articolo V della Nato sulla “difesa collettiva”.

Hacker russi avrebbero attaccato non solo la fondazione Clinton, ma anche il Partito Democratico e il network della stessa campagna elettorale, alimentando nuove preoccupazioni sulla sicurezza digitale in cui opererebbe la candidata alle elezioni Usa, mentre l’Fbi continua a indagare sul caso delle e-mail scambiate attraverso il suo account privato di posta elettronica.

Le autorità Usa hanno reso noto nei giorni scorsi che, ad aver subito attacchi cibernetici, sono stati sia il Partito Democratico Usa che quello Repubblicano, le reti delle campagne presidenziali di Donald Trump e Bernie Sanders.

E che nei sette mesi fino alla metà di maggio, i pirati informatici avrebbero rubato dati relativi ad almeno 4 mila persone legate alla politica americana.

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