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Anas, governo perde quasi mezzo miliardo per favorire Carlo Toto

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Il governo italiano è pronto a sborsare quasi mezzo miliardo di euro per aiutare la società statale delle autostrade Anas e per favorire Carlo Toto, che deve alla società pubblica delle autostrade 121 milioni. È la conseguenza assurda delle ultime manovre politiche di cui danno il resoconto alcuni giornali oggi.

Mercoledì nel disegno di legge di conversione del decreto sulla manovra economica è spuntato “a sorpresa un emendamento del governo che di fatto abbuona a Toto 121 milioni di euro che l’Anas rivendica da due anni ma che il concessionario non paga“. È il valore delle rate scadute del prezzo del corrispettivo di gara con cui l’imprenditore (allora insieme ad Autostrade) si è aggiudicato la concessione.

Il costo, fissato a dicembre 2002, era di 568 milioni: all’epoca, come spiega Sergio Rizzo sul Corriere della Sera “si concordò una rateizzazione con gli interessi. Regolarmente pagata fino al 2013, quando il ruolo di concedente della rete autostradale è passato dall’Anas al ministero delle Infrastrutture. Ed è allora che cominciano i guai” e i ritardi.

“Parte subito un contenzioso terrificante e complicatissimo, che sfocia in una prima transazione con la quale però non si chiude affatto la partita. Secondo l’Anas Toto deve dare ancora 303 milioni di capitale residuo, più 121 di rate scadute, per un totale di quasi 425 milioni. Non solo, ma le future rate con gli interessi porterebbero nelle casse della società pubblica 782 milioni fino al termine della concessione, prevista nel 2030. Toto risponde con una causa mostruosa, chiedendo a sua volta una cifra dell’ordine di un miliardo di euro”.

Anas, manovra salva Toto divide il governo

Per mettere fine a questa battaglia giudiziaria lunga tre anni il governo ha deciso di seguire la strada del ‘contentino’, varando l’emendamento sopra citato, in cui si preferisce non versare all’Anas in crisi i 121 milioni dovuti, bensì “impiegarli dal concessionario per fare i lavori di manutenzione all’autostrada dei Parchi dello stesso Toto”. La motivazione ufficiale è quella della “messa in sicurezza dopo il terremoto“. “Per essere poi restituiti in comode rate nel 2031 non all’ Anas, ma direttamente allo Stato“.

Il problema è che stabilendo per legge che quel denaro non è dovuto all’Anas, spiega Il Corriere, si certifica anche che “pure i 303 milioni residui del prezzo di gara sono destinati a prendere il volo dai bilanci aziendali”. Con “devastanti conseguenze” che Rizzo elenca nel suo articolo: “La prima è la svalutazione immediata dei crediti ancora vantati nei confronti di Toto, con riflessi su un conto economico che dovrebbe contabilizzare, stimano gli esperti finanziari della società, una perdita di 424,8 milioni“.

“Una botta micidiale, capace se non di azzerare praticamente il capitale, quantomeno di mandarlo in crisi nera”. Il patrimonio dell’ Anas, formalmente ammontante a 2,8 miliardi, non supera in realtà gli 800 milioni (oltre due miliardi riguardano infatti beni gratuitamente devolvibili), e di questi ben 300 sono il valore della società Stretto di Messina: quella del ponte che non si farà mai ed è in liquidazione da più di tre anni”.

Siamo insomma al paradosso: lo stesso governo che con un emendamento evita a Toto di dover pagare all’Anas 121 milioni di euro, sarebbe costretto a sborsare più di 400 milioni “per evitare di incorrere nei rigori del codice civile”. Mettendo in crisi la società pubblica delle autostrade e favorendo la holding dell’imprenditore di Chieti.

Non sorprende che una manovra subdola del genere sia stata mal digerita da una parte del governo. Il ministro delle Infrastrutture Delrio ha spinto perché  giovedì venisse inserito un sub emendamento che “contrasta l’ emendamento principale del governo” e nel quale si stabilisce il principio secondo il quale “i 121 milioni restano, sì, a Toto, il quale però alla fine li dovrà restituire all’Anas, a cui dovrà anche pagare tutte le rate rimaste“.

La holding di Toto, businessman già numero uno della compagnia area Air One, è attiva in diversi settori. Tra questi, oltre ai trasporti, figurano anche le costruzioni stradali e di grandi opere, delle energie verdi e del leasing aeronautico. Ha in co-gestione, attraverso la società Strada dei Parchi, le autostrade A24 e A25, quelle che collegano Roma all’Abruzzo.