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Wolf of Wall Street: “il Bitcoin è una trappola”

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Jordan Belfort, speculatore di penny stock reso famoso dal film di H0llywood “Wolf of Wall Street”, non crede affatto nelle potenzialità del Bitcoin.

L’uomo, che gestiva una società di brokeraggio newyorchese poi finita in malora, è convinto che molte persone oneste subiranno perdite ingenti sui mercati. Belfort è finito in manette dopo aver confessato di aver manipolato i prezzi di mercato, ma proprio per il suo passato va ritenuto un esperto di “scam” finanziari.

Ero un truffatore, padroneggiavo perfettamente le frodi ed è esattamente quello che sta accadendo con il Bitcoin”, ha avvertito in un’intervista concessa in occasione di un documentario diffuso dall’emittente CNBC lunedì 27 agosto dal titolo “Bitcoin: Boom or Bust“. “È tutto così stupido, questi ragazzi si sono fatti fare il lavaggio del cervello”, ha avvisato.

Belfort gestiva una casa di brokeraggio over-the-counter a Long Island, Stratton Oakmont, e nel 1999 è stato incriminato per manipolazione degli investitori. Approfittando del fatto che esistevano poche informazioni su titoli a bassa capitalizzazione durante il boom dei mercati negli Anni 90. il broker consigliava alla clientela di comprare azioni di società che alla fine finivano per avere valore zero.

La storia di Belfort, soprannominato “Il lupo di Wall Street”, è stata portata al cinema da Martin Scorsese con l’attore Leonardo Di Caprio a interpretare il ruolo del protagonista broker. Il film, uscito negli anni successivi allo scoppio della crisi finanziaria, mostra bene gli eccessi di quell’epoca ed è stato un successo di pubblico e critica.

Anche se Internet ha reso più semplice reperire informazioni su tutto e tutti, ha anche alimentato i rischi di manipolazione di mercato e le attività speculative. Le ICO, ossia i finanziamenti di startup in cui gli investitori offrono moneta fiat in cambio di criptomonete, si sono rivelate in molti casi delle frodi e per questo tali pratiche sono finite nel mirino della Securities and Exchange Commission.

Google, Facebook e Twitter, per esempio, hanno messo al bando le pubblicità di ICO sulle loro piattaforme social. “Questa cosa è destinata a evaporare come un miraggio”, dichiara Belfort. “Ci sono tante persone veramente oneste che saranno massacrate“.