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Wikileaks: “Berlusconi vanitoso, incapace, inefficace”. “E’ il portavoce di Putin”

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«Nessun festino selvaggio». Berlusconi parla da Tripoli. La bufera Wikileaks l’ha raggiunto mentre era impegnato in un summit con Gheddafi, un altro capo di Stato uscito malissimo dalle rivelazioni messe in Rete dal sito di Julian Assange. «Non guardo a quello che dicono funzionari di terzo o quarto grado», dice il Cavaliere. Non ce l’ha solo con i diplomatici, il premier, anche con «i giornali della sinistra». E poi, prosegue Berlusconi, «qualcuno ha pagato le ragazze che parlano di me», perché io ai festini selvaggi- quelli sparati in copertina dallo Spiegel- «non ci sono mai stato. Voglio fare un appunto -va avanti- : una volta al mese offro delle cene nelle mie case, dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante. Le cose che vengono dette fanno male all’immagine del nostro Paese». E ancora, sulle ragazze che raccontano le notti di Arcore e Palazzo Grazioli: «Mi domando perchè lo facciano. Sono infondate e incredibili. Una ragazza che si dichiara prostituta di fronte al mondo si preclude tutte le strade per un lavoro futuro, per trovare un marito. Allora -così il presidente del Consiglio- mi domando chi le ha pagate…».

Una reazione inattesa, quella di Berlusconi, che innesca una polemica tutta italiana. Franco Frattini, in missione diplomatica nel Golfo, va all’attacco: «Molte notizie che abbiamo letto erano già uscite sulle prime pagine dei giornali di opposizione da molto, molto tempo». Senza entrare nel merito, nè commentare le rivelazioni del sito pirata, il ministro degli Esteri sottolinea che «i rapporti degli ambasciatori sono elementi che formano un quadro, ma la policy del governo è altra cosa». E lancia un messaggio al Pd: «Non credo affatto che a Bersani o altri convenga speculare, essendovi notizie ancora incomplete che saranno presumibilmente arricchite con elementi riguardanti altri governi, non quello di Berlusconi». Duro infine il commento su Julian Assange: «Vuole distruggere il mondo, il suo è terrorismo».

Fabrizio Cicchitto accende invece i riflettori sul vero obiettivo di questo complotto: «Il discorso di Wikileaks va per molti aspetti rovesciato. Il problema non sono tanto i giudizi dei funzionari delle ambasciate americane su personaggi e situazioni basati su informazioni spesso opinabili e del tutto superficiali perchè redatti in termini del tutto confidenziali e quindi potendo prescindere anche da solide pezze d’appoggio. Il problema autentico è costituito dalla debacle a cui è andata incontro la struttura diplomatica statunitense che è stata bucata e per molti aspetti beffata». «È ancora da capire – aggiunge il presidente dei deputati Pdl – se ciò è stato determinato dall’intervento di strutture significative interne o esterne alla amministrazione americana. L’episodio è molto preoccupante per la funzione decisiva che gli Stati Uniti esercitano ai fini della stabilità mondiale e della lotta al terrorismo».

E se Gianni Letta si dice sconfortato dalle pubblicazioni di Wikileaks («Se questi sono i costumi dell’epoca in cui viviamo c’è da restare atterriti»), l’opposizione non perde occasione per puntare il dito contro il governo e il suo leader. «Indubbiamente quello che sta accadendo non è, come dire, edificante per le istituzioni ma una cosa è certa: sicuramente Berlusconi e i suoi ministri temono qualcosa di più grave ancora», afferma il vicepresidente della Camera Rosy Bindi. D’accordo l’Idv che, attraverso le parole di Leoluca Orlando chiede all’esecutivo di riferire in Aula sui rapporti tra Berlusconi, Putin e Gheddafi: «L’Italia ha perso la faccia e nessuno vorrà più avere rapporti con il nostro Paese», tuona il portavoce del partito di Antonio Di Pietro.

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Da La Repubblica di Francesco Bei

Clima d’emergenza nel governo per le rivelazioni col contagocce di WikiLeaks. Il Cavaliere – che stando ai suoi collaboratori si sarebbe fatto “una risata” a leggere i report scritti sul suo conto – si rifugia ad Arcore, mentre a Roma, fino a notte fonda, lavora a pieno ritmo la task-force di Palazzo Chigi. Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, in collegamento con il premier, tengono d’occhio le agenzie internazionali e riferiscono minuto per minuto.

Le prime notizie colpiscono per la loro crudezza “ma in fondo – commenta una fonte di palazzo Chigi in contatto con Arcore – si tratta solo di giudizi politici di un’incaricata d’affari dell’ambasciata. Giudizi che sembrano ricavati dalla lettura dei giornali italiani. Rispetto a quello che sta venendo fuori su altri paesi non è niente”.

Molto del lavoro è stato portato avanti nei giorni scorsi, quando già s’intravedevano le prime avvisaglie del ciclone. Berlusconi ne ha discusso a lungo con Letta e Frattini, entrambi “molto preoccupati” per l’impatto delle rivelazioni sulla tenuta del governo. Ed è stato stabilito di creare una cintura di sicurezza intorno a palazzo Chigi, cercando anzitutto di coinvolgere l’opposizione.

Il Cavaliere si aspetta gli affondi di Futuro e libertà e dell’Italia dei valori, ma ritiene invece che Casini e il Pd potrebbero rendersi disponibili a tenere “bassa” la notizia. Così, in via riservata, venerdì scorso sia Gianni Letta che Franco Frattini hanno chiamato Massimo D’Alema. Non solo come esponente del Pd, ma soprattutto nella sua veste di presidente del Copasir.

Di fronte alla richiesta finiana – Carmelo Briguglio ha definito “ineludibile” l’audizione di Berlusconi e Frattini – i due ambasciatori del Cavaliere hanno cercato di capire l’orientamento del presidente del comitato di controllo sui servizi segreti. Per evitare, per quanto possibile, un’imbarazzante testimonianza di Berlusconi davanti al comitato.

“Quelle di WikiLeaks – questa l’argomentazione usata da Letta e Frattini – sono notizie basate sui rapporti confidenziali fra l’ambasciata Usa e Washington. I servizi italiani non c’entrano nulla, semmai noi siamo i soggetti passivi di un’attività di uno Stato alleato”. Ergo, il Copasir non dovrebbe occuparsene ufficialmente. Tanto più che la valanga di mail classificate inviate dall’ambasciata di Roma riguardano governi di colore diverso e diverse stagioni politiche. Come quella del governo Prodi (2006-2008) in cui proprio D’Alema era a capo della Farnesina. Insomma, per palazzo Chigi dovrebbe reggere – almeno con Udc e Pd – un “gentlemen’s agreement” per non cavalcare politicamente lo scandalo.

La risposta di D’Alema? Per il poco che filtra, il presidente del Copasir si sarebbe disposto in una posizione di attesa, prendendo tempo per valutare le notizie in arrivo dal sito di Assange. “Il Copasir – è stata la sua risposta – deciderà collegialmente come comportarsi”. Una precisazione che, per il momento, ha tranquillizzato gli uomini del Cavaliere, visto che la composizione “paritaria” dell’organismo (sono cinque contro cinque) renderebbe inutili eventuali prove di forza.

Con questa prima linea di sacchetti di sabbia, gli uomini del premier provano a evitare la piena WikiLeaks. Ma è un altro il timore del Cavaliere. Ed è legato alla possibile iniziativa della magistratura italiana nei suoi confronti. “Figuriamoci – ha detto a un ministro che lo ha cercato ad Arcore – se qualche pm in vena di protagonismo adesso non proverà a mettermi in mezzo”. L’incubo è finire indagato sulla base dei documenti americani, che magari potrebbero contenere notizie di reato. Oppure vedere il nome di qualche suo collaboratore, di quelli che più hanno seguito il dossier Mosca, finire “in pasto ai giornali e alla magistratura”.

Di certo non aiuta la circostanza di trovarsi già oggi fianco a fianco con Gheddafi a Tripoli, mentre giovedì sarà a Soci insieme a Putin. Berlusconi, Gheddafi e Putin: i tre nomi che ricorrono più spesso e si intrecciano nei “file” di WikiLeaks.

Lo scandalo internazionale si somma alla delicata prova del 14 dicembre, rendendo più precaria la posizione del premier in Parlamento. Così si raddoppiano i suoi sforzi per riconquistare consensi fra Camera e Senato. Venerdì, a casa di Gaetano Quagliariello, alla presenza di Maurizio Gasparri, tre senatori a rischio sono stati invitati per quella che è stata ribattezzata “la cena del dissidente”: Piergiorgio Massidda, Enrico Musso ed Esteban Caselli, inebriati da piatti ricoperti da tartufo bianco, hanno chinato la testa e promesso il loro sì al Cavaliere.

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da La Repubblica

Per Eliseo Iran paese fascista e Chavez “folle”

Il 16 settembre del 2009 il consigliere diplomatico dell’Eliseo, Jean-David Levitte, aveva parlato dell’Iran ai suoi interlocutori americani come di un paese “fascista”, della risposta del regime alla politica della mano tesa di Barack Obama come di una “farsa”, e del presidente venezuelano, Hugo Chavez come di un “folle”, impegnato a trasformare “uno dei Paesi più ricchi dell’America latina in un nuovo Zimbabwe”.

E’ quanto emerge da uno dei documenti riservati messi a disposizione da Wikileaks, al momento ancora oscurato, al Guardian di Londra. Si tratta del resoconto di un colloquio a Parigi fra Levitte e il sottosegretario di stato Usa, Philip Gordon. “L’attuale regime iraniano è di fatto uno stato fascista ed è arrivato il momento di decidere delle prossime tappe”, si legge inoltre nel documento.

Il sollievo di Israele

Sono relativamente poche le sorprese emerse finora dalle rivelazioni di Wikileaks sui documenti del Dipartimento di Stato, ed Israele non ha subito contraccolpi di rilievo. Questi, in sintesi, i giudizi dei commentatori israeliani sulla stampa odierna. “Da quanto ci è stato propinato ieri con il cucchiaino dalla miniera di materiale – scrive un analista di Haaretz, Amir Oren – ci sono molti dettagli nuovi, ma non un cambiamento del quadro generale”.

Dall’analisi dei documenti Oren conclude che gli incontri riservati fra i diplomatici israeliani e i loro colleghi americani “sono come una conferenza stampa”, mentre i segreti veri vengono a quanto pare discussi altrove. Analoga la sensazione di un commentatore del filogovernativo Israel ha-Yom, Dan Margalit, secondo cui “Israele è uscito asciutto” dal diluvio delle rivelazioni, anche se non è da escludersi che documenti imbarazzanti emergano in un secondo tempo.

Il più compiaciuto fra i commentatori sembra essere Sever Flotzker, su Yediot Ahronot, secondo cui “se il sito Wikileaks non esistesse, Israele avrebbe dovuto inventarlo”. Dall’esame dei documenti Flotzker giunge alla conclusione che la “minaccia iraniana” non è affatto “una paranoia tutta israeliana” ma anzi è un incubo “che toglie il sonno dai leader del mondo libero, da Riad a Mosca”. “E’ dubbio – conclude – che la politica estera e di sicurezza di Israele abbia avuto negli ultimi anni un sostegno obiettivo così significativo come quello giunto la scorsa notte, almeno per la questione iraniana”.

Navi italiane all’Iran, pressioni dagli Usa

Un documento pubblicato dal New York Times mostra che gli Stati Uniti chiesero all’Italia di bloccare le esportazioni in Iran di dodici navi veloci, con le quali Teheran avrebbe potuto attaccare le navi americane nel Golfo. L’Italia lo fece “solo dopo 11 mesi di resistenze, durante i quali le prime 11 navi furono comunque consegnate”, come spiega il documento inviato dall’ambasciata americana di Roma al dipartimento di Stato, uno dei documenti ottenuti dal sito internet Wikileaks, pubblicati ieri.

Le imbarcazioni in questione erano navi vedetta Levriero dell’azienda italiana Fb design. ‘E’ vero, non è un mistero’, aveva dichiarato nel 2008 il proprietario dell’azienda Fabio Buzzi. “Ho venduto tecnologie e navi agli iraniani, li vendiamo regolarmente ai servizi segreti iraniani”. Buzzi dichiarò anche di aver interrotto le vendite nel 2005, quando il governo americano lo interrogò riguardo i suoi affari con la guardia rivoluzionaria.

In Cina nessuna notizia o reazione

Nessun riferimento sulla stampa cinese delle rivelazioni di Wikileaks fatte da alcuni giornali internazionali. La Cina dovrebbe essere interessata dai documenti segreti rivelati dal sito di Assange soprattutto in due casi: la sua ‘amicizia’ con la Corea del Nord nel tentativo americano di chiedere a Pechino di fare pressioni su Pyongyang affinché interrompa i programmi nucleari e le sue relazioni missilistiche con l’Iran, e gli attacchi a Google. Ma sulla stampa cinese e dai vertici del governo di Pechino non c’è traccia delle indiscrezioni di Wikileaks. Unico riferimento, il messaggio nel quale si riporta la notizia che il re dell’Arabia Saudita avrebbe chiesto agli Stati Uniti di attaccare l’Iran.

Berlusconi oggi a Tripoli

Il premier sarà oggi a Tripoli, accolto da quel Muhammar Gheddafi oggetto dei giudizi più sarcarstici e screditanti della diplomazia Usa e al pari di Berlusconi, per il vertice Africa-Ue, prima tappa di un tour che – con l’eccezione di domani – vedrà all’estero il premier tutta la settimana.

Con week-end finale a Sochi, in Russia, per il vertice bilaterale Italia-Russia dove sarà ospite del presidente Medvedev nella cittadina di vacanze russe diventata famosa nel mondo per essere la sede della ‘dacia di Putin’ dove il premier è stato più volte invitato – ricambiando l’ospitalità alla Certosa.

Una delle ‘residenze più o meno’ ufficiali, insomma, di quel rapporto speciale che – secondo la diplomazia Usa, ha fatto di Berlusconi un ‘portavoce di Putin’ in Europa, laddove portavoce significa portatore di affari economici e interessi non solo pubblici comuni.
Australia nega rifugio ad Assange

L’Australia si rifiuta di offrire rifugio al suo cittadino Julian Assange, fondatore del sito Wikileaks che ha cominciato a rilasciare oltre 250 mila documenti segreti del Dipartimento di Stato Usa. Il ministro della Giustizia Robert McClelland ha detto oggi ai giornalisti che la polizia federale sta indagando sulla possibilità che siano state violate delle leggi australiane.

Il ministro ha aggiunto di non essere al corrente di richieste da parte di Washington di cancellare il passaporto australiano di Assange, ma non ha escluso un simile provvedimento. Ha aggiunto che sono all’esame diverse opzioni da parte di agenzie governative, in risposta all’ultima diffusione di materiale classificato Usa.

“Potenzialmente vi è un certo numero di leggi penali australiane che potrebbero essere state violate”, ha detto. Intanto il ministro della Difesa Stephen Smith ha confermato che una speciale task force intergovernativa sta studiando i documenti per accertare quale danno possa derivare dalla loro pubblicazione. In precedenza, la premier Julia Gillard aveva condannato la diffusione dei documenti come irresponsabile e potenzialmente dannosa agli interessi di sicurezza nazionale.

Sulla stampa il terremoto di Assange 2

Gran parte dei media in tutto il mondo hanno pubblicato gli estratti delle rivelazioni del sito di Assange, dati in anticipo in esclusiva a New York Times, El Pais, Le Monde, Guardian e Spiegel. Si tratta di 251.287 file riservati riguardanti 274 paesi del mondo. Di questi documenti, 15.652 sono classificati come segreti, 101,748 come confidenziali, mentre 133,887 non sono classificati. In 15.365 documenti si parla dell’Iraq, di gran lunga il paese più discusso, mentre l’ambasciata di Ankara, in Turchia, è quella che ha inviato più file, 7.918. Wikileaks sostiene che la pubblicazione continuerà nei prossimi mesi

Onu: “Immunità”

In un comunicato reso noto domenica, l’Onu ufficialmente chiede che vengano rispettate “l’immunità e gli accordi internazionali” che regolano il funzionamento dell’Organizzazione. Senza mai citare espressamente gli Usa, le Nazioni Unite rispondono così alle rivelazioni di Wikileaks secondo cui il dipartimento di Stato intendeva spiare funzionari dell’Onu e seguire le mosse dello stesso segretario generale Ban Ki-moon.

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Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all’inizio di quest’anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali “investimenti personali” dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi. E’ quanto si legge in un documento riservato anticipato dal sito Wikileaks e pubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel che ha pubblicato, insieme a New York Times, Guardian, Le Monde e El Paìs le anticipazioni di Wikileaks. Il premier italiano e l’omologo russo sono al centro di alcuni dei 3.012 rapporti diplomatici inviati dalle sedi diplomatiche italiane verso gli Usa. Altri riguardano i contatti tra Franco Frattini e il segretario alla difesa Robert Gates.

Il New York Times riporta altre notizie sui rapporti tra Putin e Berlusconi. Parlano dei “regali sontuosi”, dei vantaggiosi contratti energetici e di un “misterioso” intermediario russo-italiano. I diplomatici scrivono che Berlusconi “sembra sempre più il portavoce di Putin” in Europa e che mentre Putin può godere di una supremazia su tutte le figure pubbliche in Russia, Berlusconi è ostacolato da ingestibile burocrazia che spesso ignora i suoi editti.

Una cosa che li accomuna è lo stile autoritario e machista, che permette a Putin di relazionarsi perfettamente con il premier italiano. Questo rapporto provoca negli statunitensi una profonda diffidenza, scrive il quotidiano spagnolo El Paìs. Ma di Berlusconi sia il giornale madrileno sia il settimanale tedesco, nella sua copertina uscita in anticipo, mettono in evidenza “le feste selvagge”. E’ “irresponsabile, vanesio e inefficace, come un leader europeo moderno”, dice Elizabeth Dibble, agente diplomatico americano a Roma di Berlusconi. Un altro rapporto dalla Capitale segnala la debolezza “fisica e polica” di un leader la cui “inclinazione per le feste notturne e frequenti significa che non si riposa abbastanza”. Lo riporta il Guardian.

Queste e altre critiche degli Usa a importanti leader mondiali sono quindi i contenuti dei 260 mila documenti diplomatici resi pubblici dal sito di Julian Assange, un sito a cui molte persone non riescono ad accedere. “Siamo sotto attacco”, dicono i gestori su Twitter.

Nella copertina del settimanale tedesco compare la grossa scritta, ’Enthullt’ (Rivelato), e il sottotitolo: “Come l’America vede il mondo, il rapporto segreto del Dipartimento di Stato americano” e 12 foto di personaggi illustri. Tra questi, solo per citarne alcuni, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, con la didascalia “questo è Hitler”, il colonnello Muammar Gheddafi (“procaci biondine come infermiere”), il presidente afghano Karzai (“spinto dalla paranoia”), il presidente francese Nicolas Sarkozy (’imperatore senza vestiti’) e ultimo in fondo a destra, il premier italiano.

Il giornale Mail on Sunday scrive che il presidente sudafricano accusò il presidente Usa George Bush di essere razzista perché, ai tempi dell’invasione dell’Iraq, ignorò le richieste dell’Onu perche Kofi Annan era di colore. Secondo il Sunday Times invece ci sarebbero rivelazioni esplosive per le relazioni di Usa e Gran Bretagna con opinioni negative date da Washinghton sui governi di Blair, Brown e dello stesso Cameron. Una ’gelata’ si attende anche per i rapporti di Usa e Russia.

Secondo il Kommersant infatti ci sarebbero palesi critiche degli Usa ai leader russi nonché le registrazioni di colloqui tra diplomatici americani e russi. Non dovrebbe invece esserci nulla di compromettente per i rapporti tra Usa e Israele. Il premier Benjamin Netanyahu ha fatto oggi sapere di essere stato contattato dal governo Usa in merito ai file Wikileaks da cui non dovrebbero emergere elementi di polemica. (Il Fatto Quotidiano).

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Bbc: “Nei documenti anche critiche ai reali britannici”

– Ci sono anche apprezzamenti poco lusinghieri nei confronti della famiglia reale e del governo britannico nei dispacci del Dipartimento di stato americano divulgati da Wikileaks. Lo ha detto alla BBC Simon Hoggart, uno dei giornalisti del quotidiano Guardian che hanno lavorato alla massa di documenti messi a disposizione dei media dal sito di Julian Assange. In un dispaccio, che il Guardian metterà online nelle prossime ore, si afferma che almeno un esponente della famiglia reale britannica (si tratterebbe del principe Andrea) ha agito a volte in modo inopportuno.

Wikileaks, 11mila documenti ‘segreti’, nessun ‘top secret’

– Dei 251.287 file diffusi da Wikileaks 11mila sono classificati come ‘segreti’ e 9mila sono considerati “noforn”, ossia materiale considerato troppo delicato per condividerlo con il governi stranieri. Molti non sono riservati e nessuno è segnalato come “top secret”.

Wikileaks pubblica sul sito i documenti Dipartimento di Stato Usa

– Wikileaks ha pubblicato sul proprio sito i documenti del Dipartimento di Stato Usa

Wikileaks: “Yemen coprì azione Usa contro Al Qaeda”

– “Continueremo a dire che le bombe erano nostre non vostre”. Così il presidente dello Yemen Abdullah Saleh aveva detto in gennaio al generale David Petraeus dopo un attacco contro una cellula locale di Al Qaeda effettuato da forze americane. Il governo dello Yemen voleva mantenere segreto il ruolo americano nella azione, rivelano i documenti pubblicati oggi dal New York Times. Un esponente yemenita aveva allora osservato di “avere mentito al nostro parlamento” assicurando che l’azione armata non era stata effettuata dagli americani.

Consigliere di Sarkozy definì Iran “Stato fascista”

– In un colloquio con il sottosegretario di Stato americano Philp Gordon, Jean-David Lévitte, consigliere diplomatico del presidente francese Sarkozy, definì l’Iran uno “Stato fascista”.

New York Times: “Presidente ceceno regala 5 chili d’oro per nozze”

– “Un lingotto d’oro da 5 chilogrammi come dono di nozze”: a regalarlo – riporta il New York Times citando i documenti di Wikileaks – è stato il presidente ceceno Raman Kadyrov a una coppia che ha organizzato un lussuoso matrimonio in Daghestan. Secondo quanto riferito dai diplomatici americani, durante i festeggiamenti gli ospiti ubriachi gettavano biglietti da 100 dollari ai ballerini e si sono intrattenuti con corse notturne su water-scooter nel Mar Caspio.

Pd: “Wikileaks conferma discredito a cui premier porta Italia”

– ”I contenuti dei documenti resi noti oggi confermano il livello di discredito a cui Berlusconi ha portato l’immagine dell’Italia nel Mondo”. Questo un primo commento della segreteria del Pd su quanto sta emergendo dalle rivelazioni di Wikileaks.

Santelli (Pdl): “Rivelazioni Wikileaks fanno gioco nemici occidente”

– ”Dietro rivelazioni segreti estremismo islamico? L’attacco di Wikileaks sembra sicuramente fare soprattutto il gioco dei peggiori nemici dell’occidente. Tutta la campagna mediatica sembra impostata per danneggiare gli Usa ed i maggiori alleati europei dall’Italia alla Francia. La tempistica e gli argomenti sembrano tutti giocare contro i governi occidentali”, ha dichiarato il vice presidente del Gruppo Pdl alla Camera, Jole Santelli.

Hillary Clinton chiese notizie su affari Berlusconi

– Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all’inizio di quest’anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali “investimenti personali” dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi, si legge in uno dei documenti riservati anticipato dal sito Wikileaks e pubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel.

Foreign Office: “Wikileaks mette in pericolo vite umane”

– Il Foreign Office ha condannato la fuga di notizie di Wikileaks e ribadito i legami di amicizia tra Gran Bretagna e Stati Uniti. La Gran Bretagna ”ha una relazione molto forte con il governo degli Stati Uniti e questa relazione continuera”, si afferma in un comunicato in cui l’ultima operazione di Wikileaks viene stigmatizzata perché ”rischia di danneggiare la sicurezza nazionale, non è nell’interesse nazionale e, come hanno detto gli Stati Uniti, mette in pericolo vite umane”.

El Pais: 3012 file inviati dall’Italia dall’ambasciata Usa

– Sono “3.012” i file inviati dalle sedi diplomatiche americane in Italia e ‘catturati’ da Wikileaks. Lo rende noto il quotidiano spagnolo El Pais in una mappa intitolata “Intercambio dei documenti e zone calde del pianeta”. Le sedi diplomatiche americane in Italia, secondo la mappa, non sono tra quelle che hanno inviato più documenti rivelati dal sito di Julian Assange. Al primo posto, c’è l’ambasciata Usa ad Ankara, con 7.918 telegrammi inviati. Al secondo posto, la sede statunitense a Baghdad, con 6.677 documenti e al terzo Tokio, con 5.697. L’Italia, secondo i dati forniti da El Pais, si piazzerebbe al sedicesimo posto di questa speciale classifica.

“Usa preoccupati per intesa Eni-Southstream”

– Gli Usa erano preoccupati per l’intesa tra Eni e Gazprom su Southstream, il mega-gasdotto che collegherà Russia e Ue, e la “assai cordiale relazione tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi”. Lo scrive il britannico Sunday Telegraph, affermando che il malessere di Washington sarà raccontato dai file di Wikileaks, e confermando le voci circolate nelle ultime ore.

Discussa la possibilità di una Corea unificata

– Gli Usa hanno discusso con i funzionari di Seul la possibilità di una Corea unificata, nel caso la Corea del Nord dovesse “implodere” per i suoi problemi economici e per problemi di transizione del leader, rivelano i documenti di Wikileaks pubblicati oggi dal New York Times. Le discussioni si sarebbero estese a come convincere la Cina ad accettare la situazione di una Corea unificata.

Guardian: Medvedev, Robin rispetto a Batman-Putin

– Nei documenti di Wikileaks esaminati dal Guardian ci sono giudizi sul rapporto tra il primo ministro Vladimir Putin e il presidente russo Dmitri Medvedev. In uno di questi rapporti, della fine del 2008, si afferma che Medvedev, ufficialmente di rango maggiore, “fa la parte di Robin rispetto al Batman di Putin”.

Su El Pais documenti dal 1966 al 2000

– Vanno dal 1966 al 2010 i documenti di Wikileaks resi noti oggi da alcuni media internazionali. Lo si evince dalla mappa “le zone calde” pubblicata da El Pais.

“Berlusconi fisicamente e politicamente debole”

– Il presidente del Consiglio italiano è un leader “fisicamente e politicamente debole” le cui “frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”. Lo afferma l’incaricata d’affari americana a Roma Elisabeth Dibble in un documento inviato a Washington e reso noto da Wikileaks. Il telegramma della Dribble è citato dal Guardian, uno dei giornali che ha ottenuto da Wikileaks i documenti segreti.

“Da Corea del Nord armi all’Iran per colpire l’Ue”

– L’Iran ha ottenuto sofisticati missili dalla Corea del Nord in grado di colpire l’Europa occidentale. Lo afferma il New York Times citando i documenti Wikileaks.

“Fratellastro di Karzai trafficante, va controllato”

– Con Ahmed Wali Karzai, il fratellastro del presidente afgano, “dobbiamo avere a che fare in quanto numero uno del Provincial Council ma è sottointeso che è uno corrotto e un trafficante di stupefacenti”. Questa la descrizione di Ahmed Wali Karzai fornita dai diplomatici americani, riporta il New York Times citando i documenti di Wikileaks . “Sembra non capire il livello di conoscenza che abbiamo delle sue attività. Dobbiamo monitoralo attentamente e in modo chiaro, inviandogli un messaggio chiaro”.

“Pechino guidò attacco a Google in Cina”

– Il Politburo di Pechino guidò l’intrusione nei sistemi informatici di Google in Cina. E’ quanto emerge dai file di Wikileaks pubblicati dal New York Times. Un contatto cinese informò l’ambasciata americana a gennaio. L’attacco informatico era parte di una campagna coordinata da figure del governo ed eseguita da esperti pirati reclutati dal governo cinese. Gli stessi entrarono, a partire dal 2002, nei sistemi informatici del governo americano e di alcuni alleati occidentali, in quelli dei Dalai Lama e di aziende americane.

“Berlusconi incapace e vanitoso”

– “Incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno”: questo il giudizio dell’incaricata d’affari americana a Roma Elizabeth Dibble sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Guardian: Putin definito “Alpha dog”

– Vladimir Putin definito “alpha dog”, ovvero il maschio dominante: è una delle colorite espressioni contenute dei cablogrammi del Dipartimento di Stato resi pubblici oggi dal sito di Julian Assange Wikileaks. Il presidente russo è uno dei leader mondiali che vengono etichettati senza peli sulla lingua dai diplomatici di Washington: il presidente afghano Hamid Karzai è “ispirato dalla paranoia” mentre il cancelliere tedesco Angela Merkel “evita i rischi ed è raramente creativa”. Le definizioni sono state raccolte dal Guardian, uno dei giornali a cui Wikileaks ha passato la mole di documenti diplomatici.

Vice presidente afgano scoperto negli Emirati Arabi Uniti con 52 mln di dollari in contanti

– Quando lo scorso anno il vice presidente dell’Afghanistan Ahmed Zia Massoud visitò gli emirati arabi uniti le autorità locali, in collaborazione con la drug enforcement administration americana, avevano scoperto che trasportava con sé 52 milioni di dollari in contate. L’ambasciata americana di Kabul inviò a Washington un documento con il quale specificò che si trattava di una “somma significativa”, e che Massoud “aveva il diritto di averla con sé e di non rivelare l’origine e la destinazione del denaro”. Massoud ha negato di aver portato denaro fuori dall’Afghanistan.

Wikileaks: Frattini frustrato da doppio gioco della Turchia

– Il ministro degli Esteri Franco Frattini “ha espresso particolare frustrazione per il doppio gioco di espansione verso l’Europa e l’Iran da parte della Turchia”. E’ quanto rivela un telegramma – pubblicato da Wikileaks e classificato come segreto – inviato a Washington dall’ambasciata americana a Roma lo scorso 8 febbraio, in seguito a un incontro tenutosi tra il titolare della Farnesina e il segretario della Difesa degli Stati Uniti Robert Gates. La “sfida, secondo Frattini, è portare la Cina al tavolo” dei colloqui sulla questione iraniana. Cina e India, secondo Frattini sono “Paesi critici per adottare misure che potrebbero influenzare il governo iraniano senza ferire la popolazione”. Il ministro “ha anche proposto di inserire Arabia Saudita, Turchia, Brasile, Venezuela e Egitto nelle conversazioni”, si legge nel documento. Frattini “ha anche proposto un incontro informale tra i Paesi del Medio Oriente” per “consultarsi sulla questione iraniana”. E – ha riferito – “il segretario di Stato Clinton è d’accordo”.

NYT, Usa alla Slovenia: detenuti di Guantanamo in cambio di incontro con Obama

– Un file di wikileaks pubblicato dal New York Times racconta le conversazioni dei diplomatici sui tentativi degli Usa di convincere i governi di alcuni Paesi ad ospitare detenuti di Guantanamo. Alla Slovenia è stato chiesto di accettare un prigioniero in cambio di un incontro con Barack Obama. Alle Kiribati sono stati offerti milioni di dollari in per accettare un gruppo di detenuti. Al Belgio si suggerisce che accettare prigionieri garantirebbe “visibilità” in Europa.

NYT: Gheddafi sempre con voluttuosa infermiera bionda

– Di rado senza la sua “infermiera ucraina”, una “voluttuosa bionda”. Così i diplomatici americani – secondo il New York Times che riporta i documenti pubblicati da Wikileaks – descrivono il leader libico Muammar Gheddafi che sarebbe stato infastidito da come è stato ricevuto a New York per l’assemblea generale dell’Onu lo scorso anno.

El Pais: Gheddafi usa botox ed è ipocondriaco

– Fra le note filtrate dagli armadi riservati della diplomazia americana, fra “le più delicate” El Pais cita questa sera quelle sul leader libico Muammar Gheddafi. Nei suoi messaggi, secondo ElPais, l’ambasciatore americano a Tripoli “racconta che Gheddafi usa il botox ed è un vero ipocondriaco, che fa filmare tutti i suoi controlli medici per analizzarli dopo con i suoi dottori”. Il giornale, che annuncia per l’edizione cartacea in edicola domani mattina ulteriori rivelazioni e dettagli, parla fra l’altro anche dei “sospetti che la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner solleva a Washington, fino al punto che la segretaria di stato giunge a chiedere informazioni sul suo stato di salute mentale”.

NYT: Usa tentò di far rimuovere uranio da reattore pachistano

– Fin dal 2007 gli Usa hanno avviato azioni segrete, finora senza successo, per rimuovere da un reattore nucleare del Pakistan uranio altamente arricchito che “funzionari americani temevano potesse essere utilizzato per un ordigno non lecito”, rivelano i documenti del dipartimento di stato resi noti da Wikileaks e pubblicati dal New York Times.

NYT: mediatore ombra tra Berlusconi e Putin

– Ci sarebbe un mediatore “ombra” italiano che parla russo nelle relazioni fra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. E’ quanto affermano – secondo il New York Times che riporta documenti di Wikileaks – i diplomatici americani nel 2009 descrivendo la relazione fra Berlusconi e Putin, fatta anche di regali lussuosi e redditizi contratti energetici.

Israele disse agli Usa: negoziati con Iran non funzioneranno

– Nel dicembre 2009, Israele ha fatto pressioni sugli Stati Uniti per ottenere una posizione di fermezza contro l’iran, affermando che la strategia di negoziati di Washington verso Teheran “non funzionerà”, econdo un documento riservato diffuso da Wikileaks e ripreso dal sito internet del quotidiano francese Le Monde.

Le Monde: “Per diplomatico Usa, l’Iran una totale dittatura”

– Le prime rivelazioni da Wikileaks pubblicate dal sito on line del francese Le Monde riguardano i rapporti Usa-Iran e in particolare il dossier nucleare. In alcune dichiarazioni raccolte a Parigi da diplomatici che parlano con un iraniano che lavora a Teheran per un’organizzazione internazionale, l’Iran viene descritto come “una totale dittatura”. I documenti rivelano anche un tentativo di assassinare, nel gennaio 2010, “un presentatore televisivo irano-americano” che vive a Londra protetto dai servizi inglesi. Un agente iraniano avrebbe “tentato di reclutare in California un killer per assassinarlo”.

Guardian: Usa ordinarono di spiare i vertici dell’Onu

– Il Dipartimento di Stato Usa nel luglio 2009 ordinò di spiare i vertici delle Nazioni Unite, compresi il segretario generale, Ban Ki-moon, e i rappresentanti in Consiglio di sicurezza di Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna: è quanto scrive il sito del quotidiano britannico Guardian rivelando il contenuto dei documenti segreti pubblicati da Wikileaks. La direttiva “classificata”, scrive il Guardian, fu spedita a 30 ambasciate a nome della segretaria di stato, Hillary Clinton, e chiedeva la raccolta di dati personali su questi e numerosi altri dirigenti e anche sottosegretari, consiglieri e collaboratori, comprese le password usate, le chiavi in codice usate per comunicare e anche i dati biometrici. “Informazioni – scrive il Guardian – che sembrano sfumare il confine fra diplomazia e spionaggio”.

Casa Bianca condanna diffusione documenti

– La Casa Bianca “condanna fermamente la diffusione non autorizzata di documenti e informazioni sensibili per la sicurezza nazionale”. Lo afferma il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, riferendosi alla pubblicazione dei documenti Wikileaks.

El Pais: profonda sfiducia degli Usa nei confronti di Berlusconi

– Secondo quanto riporta El Pais, i documenti di Wikileaks descerivono in dettaglio le feste selvagge di SIlvio Berlusconi e sottolienao la profonda sfiducia di Washington nei suoi confronti.

Procura valuterà se ci sono estremi di reato

– La Procura di Roma, una volta esaminato il contenuto e la natura dei documenti della diplomazia americana in via di pubblicazione, valuterà l’esistenza di eventuali estremi di reato. In particolare, secondo quanto si apprende, i magistrati romani valuteranno la classificazione dei documenti: ovvero se si tratta di carte sotto segreto di Stato o definite ‘riservate’. Questo per decidere l’eventuale apertura di fascicoli e la relativa ipotesi di reato che potrebbe essere violazione di segreto di Stato o violazione di documenti riservati. Inoltre la Procura della Capitale esaminerà i documenti per accertare riferimenti alla sicurezza dello Stato italiano o a cariche istituzionali del nostri paese e eventuali fattispecie di reato.

Wikileaks ha consegnato al NYT 250mila file

Wikileaks ha consegnato al New York Times 250mila file, gran parte dei quali riferiti agli ultimi tre anni, con le conversazioni tra Washington e le ambasciate di diversi Paesi del mondo. 19:32 Guardian: alleati arabi volevano l’attacco all’Iran

– Gli alleati arabi degli Stati Uniti, in particolare l’Arabia Saudita, spingevano per un attacco contro l’Iran per bloccarne il programma nucleare: è quanto rivela il quotidiano britannico Guardian a proposito dei documenti resi noti dal sito Wikileaks.

El Pais: le feste selvagge di Berlusconi

– L’edizione online di El Pais ha iniziato la pubblicazione del contenuto dei documenti della diplomazia americana ottenuti da Wikileaks, con in copertina le fotografie di sette leader mondiali, fra i quali Silvio Berlusconi, con una citazione estratta da una nota americana: “le feste selvagge di Berlusconi”.

Pentagono condanna Wikileaks: “Sconsiderati”

– Il Pentagono condanna la diffusione “sconsiderata” dei documenti Wikileaks e annuncia di aver preso iniziative per aumentare la sicurezza delle reti militari americane. “Il Dipartimento della Difesa ha preso una serie di misure per prevenire che tali incidenti si ripetano nel futuro” afferma Bryan Whitman, portavoce del Pentagono, riferendosi alle misure prese per prevenire il download di dati segreti.

NYT: Berlusconi “portavoce di Putin in Europa”

– Secondo quanto riporta il New York Times, nel 2009 alcuni diplomatici americani a Roma segnalano un rapporto straodinariamente stretto fra Putin e Berlusconi, parlano di “doni sontuosi”, “contratti energetici lucrativi” e di “misteriosi intermediari italiani che parlano russo”. Scrivono che Berlusconi “sembra sempre di più il portavoce di Putin in Europa”.

Esce El Pais, via alla pubblicazione

– Il quotidiano spagnolo El Pais svela i documenti di Wikileaks. E conferma quanto anticipato dallo Spiegel tra cui i giudizi dell’ammistrazione americana su Putin, (“autoritario e machista”) e Berlusconi (protagonista di “feste selvagge”)

GB: rivelazioni Wikileaks possono mettere a rischio vite umane

– I documenti sensibili che wikileaks si appresta a pubblicare “possono mettere in pericolo la vita di molte persone”. Lo ha dichiarato il Foreign Office britannico che condanna ogni tipo di pubblicazione di documenti classificati.

Attacco a Wikileaks, cos’è un DDos

– Il sito di Wikileaks ha subito un attacco DDos (distributed denial-of-service attack) una delle “armi” privilegiate dagli hacker di mezzo mondo per lanciare un assalto informatico. Il meccanismo è “semplice”: gli attaccanti lanciano milioni di pacchetti dati contro il bersaglio, simulando la simultanea connessione di milioni di utenti ad un server. Il sovraccarico blocca il sito bersaglio e lo rende irraggiungibile, oscurandolo di fatto. Esistono però varie metodologie per portarlo a termine, utilizzando i protocolli p2p piuttosto che vere e proprie “nuke”, bombe ‘nucleari’ informatiche. L’attacco DDos è ovviamente illegale e viene visto con ostilità anche da una parte della comunità hacker, quella che si batte per il “web libero”: oscurare un sito, renderlo inaccessibile, è considerata una violazione del “codice etico” di molti esperti di informatica.

Netanyahu: Israele non sarà al centro dell’attenzione

– Israele non sarà al “centro dell’attenzione internazionale” a causa dell’imminente pubblicazione di centinaia di migliaia di documenti riservati diffusi nelle prossime ore da Wikileaks e da alcuni giornali internazionali. Lo ha affermato il primo ministro israeliano, benjamin netanyahu, citato dal quotidiano Haaretz, aggiungendo che gerusalemme non è stata allertata dagli americani su nessun “specifico materiale sensibile che riguarda Israele”.

Calderoli: serve saggezza padana contro il caos

– “Di fronte alla confusione che sembra imperare in queste ore, con tutti in mirabolante attesa delle rivelazioni di un sito internet, l’unica cosa che mi viene da pensare è che serve un poco di saggezza Padana per non alimentare il caos e ribadisco che occorre dare una svegliata alla politica per evitare che nascano mostri”: lo ha detto all’ ANSA il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli. “Quello che stiamo vivendo – spiega Calderoli – è un portato della globalizzazione a cui siamo arrivati da dilettanti impreparati. La crisi economica ha fatto saltare gli equilibri e i Governi al potere ne stanno pagando le conseguenze. Non c’è da cercare molto lontano per trovare il cosiddetto ‘grande fratello: potrei dire che la Lega lo aveva detto con anni di anticipo quel che poi è accaduto con i giochi della finanza internazionale”.

Wikileaks denuncia: il nostro sito è sotto attacco

– Il sito di Wikileaks e’ sotto attacco informatico. Lo annunciano i responsabili via Twitter. “Stiamo subendo un DDoS (distributed denial of service, letteralmente negazione del servizio)”, si legge nel messaggio stringato. Il sito da circa un’ora era effettivamente irraggiungibile. Il Guardian però annuncia che pubblicherà i documenti in proprio possesso, qualunque sarà lo stato del sito di Wikileaks questa sera.

Frattini: “Per l’Italia nulla di preoccupante”

– Frattini: “Per l’Italia non ci dovrebbe essere nulla di preoccupante. La vera vittima di Wikileaks sono gli Stati Uniti, è in atto un’azione per screditarli e noi dobbiamo fare di tutto per aiutare i nostri amici americani per tutelare le relazioni diplomatiche internazionali. In ogni caso niente può scalfire la solidità dei rapporti tra Roma e Washinton”

Giallo Spiegel

– Non è chiaro come mai il giornalista freelance Symor Jenkins abbia potuto acquistare con un giorno d’anticipo il settimanale tedesco a Basilea. Si tratterebbe, se fosse confermato, di un’uscita anticipata in Svizzera ricca di anticipazioni dei file del sito di Assange. Al momento non è ancora stato possibile appurare se si tratti di un falso, di un errore di distribuzione o di un’anticipazione voluta dallo Spiegel.

Frattini: “L’11 settembre della diplomazia”

– Per Frattini le rivelazioni di WikiLeaks saranno “l’11 settembre della diplomazia mondiale” perché “faranno saltare tutti i rapporti di fiducia tra gli Stati in quanto la diplomazia o è confidenziale o non funziona”. Il ministro degli Esteri lancia un appello all’opposizione: “Evitiamo il gioco al massacro sul fronte interno”.

“Berlusconi, festini selvaggi”

– La copertina dello Spiegel ripresa da Owni è titolata “Rivelato”, con sottotitolo “Come l’America vedeil mondo, il rapporto segreto del Dipartimento di Stato americano”. Sotto le foto di 12 personaggi illustri e una breve dida: “Berlusconi, festini selvaggi”, “Medvedev indeciso”, “Putin maschio dominante”, “Gheddafi, procaci biondine come infermiere”.

Dalla copertina di Spiegel

– “Dalla copertina – scrive Owni – leggiamo che Ahmadinejad ‘è Hitler’, Sarkozy è ‘un imperatore nudo’, Karzai è ‘guidato dalla paranoia’”. E ancora: “Dagli articoli interni scannerizzati apprendiamo che gli Usa hanno un contatto all’interno del governo tedesco, un membro del partito liberale Fdp. Il cancelliere Angela Merkel è descritta come ‘raramente creativa e refrattaria ai rischi’. Le rivelazioni sul governo tedesco sono talmente dettagliate da far scrive a Spiegel che ‘gli Usa sono meglio informati sui segreti della politica tedesca degli stessi politici tedeschi'”

Spiegel, prime rivelazioni

– Il blog Owni rivela che copie dello Spiegel che sarà in edicola domani sono già state vendute a Basilea, in Svizzera. E riporta le prime rivelazioni: “Obama preferisce guardare a Est piuttosto che a Ovest”, “Obama non ha emozioni verso l’Europa”, “Gli Usa vedono il mondo come un confronto tra due superpotenze. L’Unione europea gioca un ruolo secondario”, “L’Europa non è così importante per gli Usa”

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Mentre cresce l’attesa per la pubblicazione imminente di documenti diplomatici americani su Wikileaks, è già polemica tra maggioranza e opposizione, tra presunti complotti e timori di rivelazioni imbarazzanti per il nostro Paese. Fra questi «certamente vi sarà qualcosa che riguarda l’Italia, non necessariamente solo questo governo, si parla di notizie che iniziano nel 2006 quando il governo era un altro». Ad affermarlo è oggi il ministro degli esteri Franco Frattini, intervistato dal Tg2. «La mia preoccupazione è per l’Italia, non solo una parte politica».

«Sono certo – ha aggiunto- che tutti dovremmo non commentare notizie frutto di un’attività criminale che è stata perseguita penalmente in almeno dieci paesi del mondo, fra cui gli Stati Uniti d’America. Mi auguro che anche la magistratura italiana valuti l’ipotesi di reato». «La mia apprensione -nota ancora il titolare della Farnesina- è che si dia una picconata alle relazioni diplomatiche nel mondo, la cui base è la confidenzialità e la riservatezza. C’è qualcosa che si può dire sui giornali, c’è qualcosa che riguarda i rapporti personali fra i leader, tra i governi, i ministri, questo è sempre stato e sempre sarà».

Di altra opinione è il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che non crede a «un grande vecchio che si sieda la notte a complottare contro l’Italia». Quello in corso, ha detto a margine di un incontro a Milano, «non è una strategia, ma una somma di atteggiamenti che hanno come obiettivo danneggiare il governo Berlusconi infischiandosene se questo porta danni a tutta l’Italia».

«C’è una esagerata sottolineatura ? ha affermato in riferimento alla questione sollevata due giorni fa dal ministro degli Esteri Franco Frattini – da parte di chi dovrebbe tutelare l’immagine dell’Italia e che invece va nella direzione opposta: tutto ciò che si può leggere contro l’Italia viene amplificato da ambienti specifici a partire dalla nostra opposizione e viene utilizzato apparentemente contro il governo Berlusconi, in realtà contro gli interessi dell’Italia».

«La vicenda della spazzatura ? ha proseguito il ministro – è stata amplificata e fa apparire al mondo che tutta l’Italia sia coperta da immondizia e che non sia cambiato nulla rispetto a due anni fa, mentre c’è stato un periodo in cui il problema era risolto completamente. Ora si è ripresentato ma con quantità trenta volte inferiori da allora e lo risolveremo di nuovo».

Più misurata la posizione presa dal presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, che preferisce attendere il «verdetto» senza sbilanciarsi. «Nelle prossime ore ? ha osservato – vedremo l’effettiva entità dell’operazione Wikileaks e quindi saremo in grado di dare una valutazione ponderata. Comunque, qualche considerazione in anticipo è possibile: se risultasse vera la fuga di documenti riservati di qualità significativa e di quantità molto rilevante, ciò metterebbe in evidenza che il sistema americano preso nel suo complesso rivelerebbe incredibili elementi di crisi, addirittura inquietanti visto che si tratta della potenza leader dell’Occidente che svolge un ruolo decisivo nell’equilibrio mondiale sia dal punto vista economico finanziario sia da quello della lotta al terrorismo».

«In ogni caso, è ormai evidente ? ha infine sottolineato – che la stessa nozione di terrorismo viene ad avere una accezione molto più vasta. È evidente che esiste un terrorismo mediatico che per certi aspetti può essere molto più efficace di quello tradizionale. In Italia questo tipo moderno e sofisticato di terrorismo è ormai in atto da qualche tempo ed ha accentuato la sua aggressività in questo periodo».

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Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – (Opinione di Marcello Foa) – E dire che avevano previsto tutto due colonnelli cinesi, nella seconda metà degli anni Novanta, in un saggio ignorato dai grandi media, ma profetico. S’intitolava Guerra senza limiti e delineava uno scenario sorprendente, secondo cui nell’era della globalizzazione i veri conflitti non sarebbero stati più meramente militari, ma asimmetrici. Ovvero che il terrorismo, la strumentalizzazione dei media, la gestione della comunicazione e lo sfruttamento delle crisi finanziarie sarebbero stati decisivi per stabilire i rapporti di forza e piegare Stati o grandi aziende ai propri voleri. Saggio magistrale, portato in Italia dal generale Fabio Mini, e oggi illuminante per capire, anzi, per intuire che cosa stia avvenendo davvero in questo Paese e perché il ministro degli Esteri Franco Frattini denunci «vicende delicate che rappresentano il sintomo di strategie dirette a colpire l’immagine dell’Italia».

L’Italia è sotto attacco, eppure nessuno le ha dichiarato guerra. E mai lo farà. Nessuna sorpresa. Così va il mondo. Anzi, il nuovo mondo; quello che la maggior parte dei commentatori non sa o non vuole leggere. Oggi sappiamo che la Rivoluzione arancione a Kiev non fu affatto spontanea e, ad esempio, che gli attacchi speculativi contro la lira del ’92 o contro le economie asiatiche nel ’97 furono pilotati ad arte. Di solito i Paesi in mezzo alla tempesta non capiscono cosa stia accadendo. Sono confusi, storditi, scambiano sovente gli esecutori con i mandanti. E finiscono al tappeto.

Oggi l’offensiva contro l’Italia è mediatica. Come viene condotta? I giornalisti sono complici di un Grande Fratello? No, eppure sono funzionali a disegni di cui loro stessi, sovente, non sono nemmeno consapevoli. Esistono tecniche di comunicazione che permettono di condizionare non un giornale o una tv, ma l’insieme della stampa. Se stabilisci un frame ovvero una «verità» impressa nella coscienza pubblica, il gioco è fatto. Quel frame diventa le lente attraverso cui i mezzi di informazione parlano all’opinione pubblica.
Il frame di oggi è: «Berlusconi impresentabile, l’Italia ha bisogno di un nuovo governo». Tecnico, naturalmente; in apparenza patriottico, in realtà funzionale a interessi che non sono più nazionali, come ai tempi della Guerra Fredda, ma transnazionali. Dirompenti, eppur impalpabili.

La polemica sui rifiuti di Napoli, quella sui crolli di Pompei, persino un’inchiesta giornalistica condotta bene, come quella di Report su Finmeccanica, assumono un’importanza che va oltre l’intrinseca valenza giornalistica, trasformandosi in casse di risonanza.

Cos’ha fatto di male l’Italia? Nulla, in apparenza. Siamo alleati fedeli degli Usa, nella Nato e in Afghanistan. Gli «scandali» di Berlusconi non incidono, certo, sulle relazioni internazionali. Le vere ragioni dell’attacco restano nell’ombra.

A livello strategico abbiamo stretto rapporti privilegiati con Libia, Turchia, Russia, Algeria, che, però, contrastano con gli interessi di alcuni grandi gruppi del settore e con i disegni strategiche di Paesi, pur nostri amici, come Stati Uniti e Gran Bretagna. Senza perifrasi: la libertà di manovra italiana non è gradita.

Così come, a livello politico, non è apprezzato questo centrodestra, che non è politicamente corretto. A causa della volgarità di Bossi e dell’immoralità di Berlusconi? Non proprio; piuttosto perché tendono a difendere le identità locali, a opporsi all’immigrazione incontrollata, allo sradicamento dei valori e delle istituzioni nazionali. Da tempo viviamo un processo di internazionalizzazione, che, pur non sfidando frontalmente la democrazia e la sovranità, di fatto le svuota via via di contenuti. E chi resiste, seppur confusamente, diventa un nemico. Da combattere, da emarginare, da rimuovere.

Tanto più se in gioco ci sono anche interessi economici. Sebbene il nostro tessuto industriale sia composto soprattutto da piccole e medie imprese, permangono grandi partecipate di Stato come Eni, Enel, le Poste e la stessa Finmeccanica. Bocconi prelibati che fanno gola all’estero, ma che questo governo vuole mantenere italiani; contrariamente al passato. Prodi e Ciampi e Amato e D’Alema erano molto sensibili agli interessi dell’establishment politico-finanziario e dunque a privatizzazioni, in realtà non proprio trasparenti e non sempre nell’interesse nazionale. Eliminando Berlusconi e Bossi, la festa può ricominciare.

Gli indizi sono evidenti. C’è da stupirsi che l’Italia sotto attacco?

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Attacco all’Italia – di Alessandro Sallusti

Inchiesta Finmeccanica, vicenda Wikileaks, strumentalizzazione dei casi Napoli e Pompei: Berlusconi e Frattini mettono in guardia da chi vuole il suicidio del Paese.

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – C’è qualcuno che sta giocando con­tro l’Italia, den­tro e fuori i confi­ni nazionali. È questo l’al­larme lanciato ieri nel Con­siglio dei ministri dal pre­mier Silvio Berlusconi e dal ministro degli Esteri Fran­co Frattini. La parola d’or­dine sarebbe: destabilizza­re, in chiave antiberlusco­niana ma forse non soltan­to. Non a caso il governo in­t­erviene nel giorno che par­te l’inchiesta giudiziaria sulla galassia di Finmecca­nica, il colosso italiano del­­l’aerospaziale, una delle poche aziende nostrane che compete alla pari con i leader mondiali del suo set­tore, quello della difesa e dell’alta tecnologia (21 mi­­liardi di euro di ordinativi in corso, 2 miliardi di inve­stimenti nella sola ricerca ogni anno). Nessuno met­te in dubbio il diritto dove­re della magistratura di ac­certare eventuali reati. Quello che preoccupa è la gestione giudiziaria, me­diatica e politica della vi­cenda, le fughe di notizie e le ipotesi investigative spacciate per verità. Mette­re a rischio una parte del Pil italiano per poi magari scoprire tra un anno che si è di fronte a una vicenda di malaffare di ordinaria am­ministrazione, con prota­gonisti il faccendiere di tur­no e qualche funzionario infedele, sarebbe una fol­lia. Preoccupazione non campata in aria, visti i tem­pi della giustizia italiana e alcuni clamorosi preceden­ti. Non dimentichiamoci che la credibilità e l’effi­cienza della nostra Prote­zione civile solo qualche mese fa sono state distrut­te, prima in tv e sui giornali che in Procura, da un’in­chiesta della quale ancora oggi non si è capita la consi­stenza.

A chi gioverebbe una Finmeccanica screditata? A tanti e in tutto il mondo. Parliamo di affari da capo­giro che aziende estere non vedono l’ora di sottrar­ci. E trattandosi di alta tec­nologia militare, parliamo di delicati equilibri politici tra i grandi Paesi del mon­do e loro satelliti. Ma Fratti­ni è andato oltre, mettendo insieme a Finmeccanica la spazzatura di Napoli, Pom­pei, le annunciate fughe di notizie sulla corrisponden­za riservata tra Paesi alleati (caso Wikileaks) e altro an­cora. Cose che apparente­mente non c’entrano una con l’altra.Ma non è così.A chi giova, per esempio, ven­der­e al mondo come lo sfa­scio dei Beni culturali italia­ni il crollo a Pompei di un manufatto di cemento ar­mato costruito nel secolo scorso? A chi giova trasmet­tere per due ore sulla Rai (Santoro) un pentito (Cian­cimino) giudicato inatten­dibile dai magistrati stessi che pontifica senza con­traddittorio su fantomatici patti tra Stato e mafia? A chi giova che uno dei nostri principali scrittori, Savia­no, straparli sulla stessa tv di un collegamento organi­co tra la ’ndrangheta e il principale partito del Nord, la Lega? A chi giova far credere all’estero che mezza Italia è sotto cumuli di rifiuti quando il proble­ma è notoriamente circo­scritto a una piccola parte di una sola città, Napoli? E a chi fa gioco amplificare le dichiarazione del capo dei magistrati italiani, Luca Palmara, che la nostra giu­stizia è messa peggio che in Ruanda?

Tutte queste bugie tra­sformate in verità ovvia­mente non giovano all’Ita­lia. E fanno l’interesse di chi nel mondo vuole sot­trarci turisti, imprenditori, investitori,indebolire l’affi­dabilità dei nostri titoli di Stato. Non credo sia assur­do sostenere che l’antiber­lusconismo italiano si stia saldando con poteri fuori confine. Non sarà un dise­gno organico ma certa­mente è in corso un tentati­vo di suicidio nazionale premeditato.

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