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Wall Street sale. Google crolla -8%

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New York – Wall Street ha chiuso in rialzo spinta dai buoni risultati di IBM e Intel contrastati dalla deludente trimestrale di Google. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,76% chiudendo a quota 12720,48; il Nasdaq e’ cresciuto dello 0,06% a 2786,70 punti. New york e’ stata cauta per buona parte della seduta dopo il dato relativo alle vendite di case esistenti, che nel mese di dicembre sono balzate del 5%, a 4,61 milioni. L’indicatore è stato peggiore delle stime, visto che gli analisti avevano stimato un valore a 4,65 milioni.

Le vendite del mese precedente sono state riviste poi al ribasso a 4,39 milioni dai 4,42 milioni inizialmente riportati. Inoltre, in tutto il 2011, il dato ha messo a segno un rialzo dell’1,7%, attestandosi a 4,26 milioni: si tratta di una cifra ancora bassa, se paragonata al massimo testato nel 2005, a 7,08 milioni.

Carrellata di utili aziendali. Bene General Motors, dopo l’annuncio che la società ha riconquistato il primato mondiale 2011 per la vendita d’auto (primato perso nel 2008, con il sorpasso di Toyota). La casa giapponese dovrebbe aver chiuso il 2011 in terza posizione (dopo Volkswagen), a causa anche dei vari eventi naturali negativi che hanno colpito il gruppo: inondazioni in Thailandia e terremoto (e tsunami) in Giappone. Il titolo fa +0,72%.

Google perde circa l’8% dopo che i risultati del quarto trimestre 2011 non sono riusciti a raggiungere le stime degli analisti.

Meglio invece i conti di International Business Machines (IBM) e Microsoft. In particolare IBM ha reso noto di aver riportato utili nel quarto trimestre in rialzo del 4,4% e, guardando al 2012, ha comunicato stime sugli utili più alte del consensus. Le azioni balzano del 4%. Microsoft ha visto invece i propri profitti, relativi al secondo trimestre fiscale, scendere lievemente rispetto allo scorso anno. Ma il risultato è stato migliore delle previsioni, e il fatturato è cresciuto. Il titolo avanza così del 3,6% circa.

Si guarda ai risultati del colosso General Electric. Il titolo scende dell’1,67% dopo che la conglomerata ha reso noto di aver riportato nel quarto trimestre utili netti per 35 centesimi per azione, su un giro d’affari di $38 miliardi. Ma gli analisti avevano atteso un esito migliore. Inoltre il numero uno, amministratore delegato e presidente Jeff Immelt, ha lanciato un avvertimento sulla “continua volatilità” che sarà presente nell’anno, aggiungendo contestualmente che tenterà di adeguare le attività in Europa alle condizioni di mercato.

“Il mercato ha registrato guadagni notevoli nel corso di questa settimana, grazie agli utili e ai dati positivi, e anche sulla scia della fiducia secondo cui alla fine l’Unione europea riuscirà a superare la crisi”, ha scritto in una email inviata ai clienti Peter Cardillo, responsabile economista dei mercati presso Rockwell Global Capital. Cardillo, tuttavia, non esclude che la sessione odierna possa essere caratterizzata da alcune prese di profitto, sia per le condizioni che nel breve termine riflettono a suo avviso un mercato ipercomprato, sia per la scadenza delle opzioni prevista per oggi.

Intanto, è attesa per l’esito dei negoziati sullo swap del debito greco, che si protraggono per il terzo giorno. Il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos dichiara che le autorità del paese hanno discusso “abbondantemente e per molto tempo” con il direttore dell’Istituto Finanziario Internazionale, Charles Dallara.

Dalla Cina, l’indice preliminare Pmi stilato da Hsbc sull’attività manifatturiera del paese registra un leggero miglioramento, raggiunge 48,8 a gennaio, rispetto a 48,7 a dicembre. Ma il dato è ancora sotto 50 e dunque indica contrazione, per il terzo mese. Segnale che rafforza le attese per l’arrivo di nuove politiche monetarie e fiscali pro-crescita da parte di Pechino.

Sul fronte valutario, intanto, l’euro torna sopra quota $1,29, in ribasso dello 0,36% nei confronti del dollaro attestandosi a $1,2920. Nei confronti del franco svizzero la moneta unica perde lo 0,13% a CHF 1,2072, mentre contro lo yen è a JPY 99,66 (-0,33%).

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio sono in calo del 2%, a quota $98,31 al barile, mentre le quotazioni dell’oro fanno +0,27% a $1.658,90 l’oncia. Quanto ai Treasury, i rendimenti a 10 anni tornano sopra il 2%, al 2,010%.