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Wall Street ingessata, con droga Fed S&P +144%

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NEW YORK (WSI) – Wall Street prosegue la giornata di contrattazioni all’insegna del nervosismo, in attesa del verdetto della Fed sulla possibilità di ridurre la portata dei programmi di stimoli economici. Passate le 16 ora italiana, il Dow Jones perde -0,26% a 15.278,70; il Nasdaq fa -0,13% a 3.477,78, mentre lo S&P 600 è poco mosso, con -0,09% a 1.650,27.

Gli acquisti di titoli da parte della Fed per un ammontare di $85 miliardi al mese hanno permesso all’indice S&P 500 di salire +16% quest’anno; il listino è inoltre in crescita +144% dal minimo testato nel mercato orso del 2009 e ha perso -5,5% dallo scorso 22 marzo, quando Bernanke ha detto che la Fed ridurrà prima o poi la portata delle misure di stimoli.

Se il numero uno della Federal Reserve, Ben Bernanke, il cui mandato è prossimo alla scadenza, dovesse staccare la spina alle misure straordinarie di espansione monetaria, e’ probabile che i mercati finiscano nel panico.

Ma c’è un elemento che sostiene la tesi di chi ritiene che Bernanke non avrà fretta né di di ridurre la portata del quantitative easing, né tanto meno di iniziare ad alzare i tassi. Tale fattore porta il nome di inflazione, mai così bassa dai tempi di John Kennedy.

Di fatto, stando a quanto riporta Bloomberg, l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti – esclusa la componente dei prezzi energetici e prezzi alimentari – attentamente monitorato dalla Fed per indirizzare la propria politica monetaria, è salito nell’anno fino ad aprile di appena +1,1%, registrando il rialzo più contenuto da quando le rilevazioni sono iniziate nel 1960.

Drew Matus, ex economista della Fed di New York e ora economista presso UBS a Stamford, in Connecticut, afferma: “Ma perchè mai la Fed dovrebbe iniziare a staccare la spina ora? Il tasso di disoccupazione non è affatto vicino ai livelli desiderati e i dati sull’inflazione sono decisamente bassi”.

Lo Standard & Poor’s 500 ha chiuso ieri ai massimi del mese di giugno, a dimostrazione di quanto gli investitori siano forse troppo ottimisti sulle previsioni di ripresa della maggiore economia al mondo.

Tra le singole storie di giornata, Adobe Systems avanza del 7,4% dopo aver reso noti conti trimestrali. Il gruppo di software ha registrato profitti piu’ alti delle stime degli analisti.

Dal canto suo, cede terreno Sprint Nextel dopo che Dish Network ha annunciato di non aver piu’ intenzione di lanciare l’Opa in tempo sull’azienda tlc.

In calo anche i titoli Tesla Motors dopo che la casa automobilistica ha ordinato il richiamo dal mercato di alcune vetture elettriche.

In ambito valutario, l’euro scende sotto quota $1,34, rimanendo piatto con -0,01% a $1,3391; dollaro/yen -0,29% a JPY 95,04; euro/franco svizzero piatto anch’esso con +0,02% a CHF 1,2325. Secondo quanto scrive Mps Capital Services, “nel breve, la prima resistenza verso dollaro si colloca in prossimità di 1,3450”.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio +0,04% a $98,48 al barile, le quotazioni dell’oro (contratti con scadenza agosto) +0,38% a $1.371,89 l’oncia. Rendimenti Treasuries a 10 anni invariati con -0,08% al 2,18%, riscendono sotto il 2,2%.

Alex Crooke di Henderson Global Investors indica quali sono i titoli e i settori che presentano i dividendi più elevati. Crooke afferma che i titoli su cui puntare per beneficiare di rendimenti più alti non sono solo negli Stati Uniti. “Guardiamo non solo qui, ma anche al comparto delle utilities in Europa e in Australia”.

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