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Wall Street contrastata, giù S&P e Dow. Resiste Nasdaq

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NEW YORK (WSI) – Wall Street chiude la seduta contrastata, dopo alcune trimestrali deludenti che hanno riportato tra gli operatori il pessimismo. Dopo il suono della campanella, il Dow Jones cede lo 0,39% a 16.417 punti, il Nasdaq avanza dello 0,10% a 4.219 punti e lo S&P 500 arretra dello 0,13% a 1.846 punti. Il petrolio ha chiuso la seduta in perdita: i future a febbraio hanno perso 21 centesimi, lo 0,2%, a 93,96 dollari al barile. Nel frattempo, i titoli di Stato americani si confermano positivi con rendimenti in calo al 2,84% per il benchmark decennale e al 3,78% per il titolo trentennale. Sui mercati valutari, l’euro guadagna terreno a 1,3612 dollari e il dollari scende a 104,31 yen.

A picco il titolo Best Buy (-28%), dopo avere annunciato vendite in calo nel periodo natalizio e la riduzione delle stime sugli utili. Durante il periodo natalizio le vendite di Best Buy hanno accusato una contrazione a 11,45 miliardi di dollari dagli 11,75 miliardi di un anno prima, mentre le vendite negli store aperti da almeno un anno sono scese dello 0,8% nelle nove settimane concluse a inizio gennaio.

Finora, sono 31 le società scambiate sull’indice S&P 500 ad aver riportato i bilanci; di queste, il 20% ha battuto le attese degli analisti sul fatturato, e una percentuale simile ha riportato utili superiori alle previsioni. In una nota pubblicata in mattinata, Jim Reid di Deutsche Bank ha affermato che “il fattore interessante da notare è che il peggior settore che ha deluso in termini di fatturato e utili è stato quello retail, che ha inciso per la circa la metà sui bilanci deludenti resi noti fino a ora”.

“Nel 2014, la strada non sarà dritta come quella che abbiamo visto lo scorso anno”, ha detto Robert Pavlik, analista di Banyan Partners LLC. ” La spinta più alta, lo scorso anno, è arrivata dalla politica della Fed. Diversa la musica per quest’anno. Ora solo una revisione al rialzo degli utili darà nuovo impulso all’azionariato”.

Sul fronte macro, calo inatteso la scorsa settimana per le richieste di sussidi alla disoccupazione negli Stati Uniti. Secondo i dati diffusi oggi dal Dipartimento del Lavoro, infatti, le richieste iniziali di sussidi alla disoccupazione – una misura dei licenziamenti – sono in calo di 2mila unità a quota 326mila nella settimana terminata l’11 gennaio. Le attese erano per un aumento di 2-3mila unità. La media mobile a 4 settimane risulta in calo di 13.500 unità a 335mila. Un analista del Dipartimento del Lavoro ha sottolineato che tra la fine dell’anno e l’inizio dell’anno nuovo le richieste di sussidi tendono ad essere molto volatili, a causa delle festività e dei problemi climatici.

Sono risultati invece in linea con le attese i dati sull’inflazione di dicembre. Lo scorso mese – secondo quanto ha reso noto il Dipartimento del Lavoro – l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati dello 0,3% su base destagionalizzata rispetto al mese prima. Il dato core, depurato dai prezzi al consumo di beni energetici e alimentari, tradizionalmente più volatili, ha registrato un aumento dello 0,1%. Rispetto a un anno fa, i prezzi sono aumentati dell’1,5%, con un +1,7% per il dato core. Il target annuale di inflazione per la Fed è del 2%. A guidare i rialzi mensili ci sono stati i prezzi energetici, con la benzina salita del 3,1%. In rialzo anche i prezzi di elettricità, affitti, tabacco, alimentari e beni per la cura della persona.

Sempre sul fronte macro, notizie positive sono arrivate dall’indice sull’attività manifatturiera nell’area di Filadelfia che è salito a 9,4 punti in gennaio dai 6,4 di dicembre. Il dato reso noto dalla locale Federal Reserve è migliore delle attese degli analisti, che avevano stimato un incremento limitato a 8,7 punti. Nel dettaglio, sono saliti i sottoindici su prezzi pagati (a 18,7 da 16,4), consegne (a 12,1 da 11,9), tempi di consegna (a -2,8 da -8) e occupazione (a 10 da 4,4). Sono invece diminuiti quelli su prezzi ricevuti (a 5,1 da 10,8), scorte (a -19,6 da 16) e nuovi ordini (a 5,1 da 12,9).

Resi noti i risultati di bilancio di Goldman e Citigroup. La prima ha riportato nel quarto trimestre utili netti in calo -19% causa il calo del fatturato legato alle sue attività di trading di valute e di commodities e della divisione di reddito fisso. Profitti a $2,33 miliardi, contro i $2,89 miliardi dello stesso trimestre dell’anno precedente. Utile per azione a $4,60, comunque superiore a $4,22 atteso dagli analisti di Thomson Reuters. Giro d’affari -4,9% a $8,78 miliardi, meglio dei $7,712 miliardi stimati. Titolo segna un timido rialzo, +0,17%. Il titolo perde il 2%

Titolo Citigroup in flessione oltre -4% dopo che la banca ha riportato utili in rialzo a $2,69 miliardi, o 85 centesimi per azione ed esclusi oneri a 82 centesimi per azione, inferiori ai 95 centesimi attesi dagli analisti. Peggiore delle attese anche il fatturato.

Sul valutario, euro +0,04% a $1,3609; dollaro/yen +0,16% a JPY 104,72; euro/franco svizzero -0,09% a CHF 1,2349. Euro/yen +0,22% a JPY 142,52.

Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,36% a $94,51, il prezzo dell’oro -0,11% a quota $1.236,90 l’oncia.