NEW YORK (WSI) – Wall Street in rialzo, all’indomani della decisione della Fed di andare avanti con il suo programma di tapering, dunque di riduzione di stimoli monetari conosciuti come QE (quantitative easing), tagliando l’acquisto di Treasuries e di bond legati ai mutui per un valore di $10 miliardi. Alla chiusura, il Dow Jones sale +0,64% a 15.8241 punti; S&P +1,21% a 1.794; Nasdad +1,79% a 4.125.
Nel frattempo, i titoli di Stato americani continuano negativi con rendimenti in aumento al 2,7% per il benchmark decennale e 3,6% per il titolo trentennale. Sui mercati valutari, l’euro scende a 1,3551 dollari e il biglietto verde guadagna terreno a 102,68 yen.
S&P recupera dal minimo in due mesi, dopo aver ceduto alla vigilia -1% circa. Nel mese di gennaio l’indice ha perso -4%: si tratta del gennaio peggiore dal 2009.
Nervosismo sull’azionario globale, che è scivolato al minimo in due mesi e mezzo, complici anche i timori persistenti sulle economie emergenti.
Tra i titoli di Wall Street, buy scatenati su Facebook, con il titolo che in premercato è salito fino a +15% dopo la pubblicazione dei risultati di bilancio. Durante le contrattazioni di Wall Street, le quotazioni avanzano +15% circa.
Google +3% dopo l’annuncio con cui ha reso noto che venderà la sua divisione Motorola Mobility a Lenovo Group (-8%). Visa +2% circa sulla scia dei conti
Focus sulla pubblicazione del dato relativo al Pil Usa, che si è confermato all’incirca in linea con le previsioni, crescendo +3,2% nel quarto trimestre del 2013.
Nell’intero anno, la crescita ha comunque frenato il passo rispetto al 2012, pari ad appena +1,9%. Preoccupano inoltre i segnali arrivati dal fronte immobiliare.
Non è stato di conforto neanche il rapporto sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, che sono salite +19.000 unità a 348.000 unità, attestandosi al livello pià alto in sei settimane. In crescita anche la media delle ultime quattro settimane, un indicatore tenuto maggiormente in considerazione in quanto meno volatile, +750 a 333.000 unità.
Comunicato l’indice della fiducia dei consumatori stilato da Bloomberg su base settimanale, il Bloomberg Consumer Comfort Index, sceso a -31,8 punti nella settimana terminata il 26 gennaio da -31 precedente.
“Mancano elementi di catalizzazione positivi in questo momento, e cresce la preoccupazione su quanto accadrà. Non siamo alla crisi del 1998…ma siamo molto cauti su tutti i mercati e valute emergenti in questo momento”, ha commentato Hans Peterson, responsabile globale degli investimenti presso SEB Private Banking. “Il problema non è la liquidità, ma la debolezza dei fondamentali”.
L’indice di riferimento dell’azionario globale, l’MSCI All-Country World Index, è sceso a 391,22 punti, al minimo dall’inizio di novembre; le sue perdite nel mese di gennaio sono -4,2%, il peggior gennaio in un anno e mezzo.
Andrew Busch, esperto di analisti tecnica, in riferimento al trend dell’indice S&P 500, parla della presenza di un canale di trend di ampiezza a 165 punti, con la parte alta del canale che oscilla tra 1849 e 1850. Busch individua un punto di ingresso per chi vuole beneficiare della recente correzione dello S&P 500 attorno alla media mobile degli ultimi 100 giorni, dunque in corrispondenza di 1.768 punti, in caso di ingresso di breve termine.
Il livello di entrata in un arco temporale di più lungo termine è nella parte bassa del “trend channel” – canale di trend -, pari a 1.704 punti.
“Abbiamo assistito a un rally significativo – ha detto Busch, riferendosi al trend dello S&P 500 nel 2013 – Stiamo indietreggiando un po’, visto che i dati che arrivano dal fronte economico sono un po’ deboli. E, ovviamente, c’è il tapering della Fed. La mia impressione è che il primo trimestre di quest’anno sarà piuttosto debole per lo S&P…Se non avete ancora investito sull’indice, attenderei una discesa a 1.704, prima di entrare”.
Sul valutario, euro -0,77% a $1,3557; dollaro/yen +0,39% a JPY 102,68. Euro/franco svizzero +0,20% a CHF 1,2246; euro/yen -0,37% a JPY 139,21.
Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,92% a $98,26 al barile, oro -1,52% a $1.243.
Quanto ai Treasuries, i rendimenti decennali sono in rialzo +1,23% al 2,71% circa.