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Volkswagen, tra tagli di auto elettriche e Dieselgate. Cosa sta succedendo

Secondo quanto riportato dal Der Spiegel, la Volkswagen sarebbe sul punto di avviare una serie di licenziamenti a seguito di alcuni problemi riscontrati nella vendita delle auto elettriche. Parliamo di un settore che è sempre più dominato dalla concorrenza, in particolar modo dalle compagnie cinesi. Ma in merito a questo calo delle vendite riscontrato dall’azienda di Wolfsburg, sembrerebbe ci sia anche la questione relativa ai sussidi da parte dello Stato tedesco.

A complicare la situazione è anche il recente Dieselgate, una querelle con l’Italia in merito ad una sanzione milionaria sulle pubblicità diffuse nel 2016, giudicate come “ingannevoli” riguardo ai dispositivi di controllo delle emissioni. Anche se si tratta di qualche milione di euro, la sanzione potrebbe danneggiare l’immagine dell’azienda, e rendere difficile le future vendite delle proprie auto. Praticamente un regalo ad aziende concorrenti come Tesla, che, al contrario della Volkswagen, sta vendendo sempre più auto elettriche.

Volkswagen, l’azienda è in crisi e minaccia tagli al personale

Negli ultimi anni la Volkswagen ha puntato molto sull’elettrico. E all’inizio ha ottenuto perfino degli ottimi risultati, visto che alla fine del 2022 la grande azienda automobilistica tedesca ha venduto oltre 572.000 unità, con una crescita del 26% rispetto al 2021. L’azienda ha così deciso di aumentare il peso degli ordini al punto che oltre il 70% dei veicoli prodotti a Zwichau, in Sassonia, sono elettrici.

Negli ultimi tempi, però, il numero degli ordini ha cominciato a calare, secondo alcune indiscrezioni del Sole 24Ore. Per questo, al momento, la Volkswagen ha deciso di lasciare a casa 269 dipendenti dello stabilimento di Zwickau, come già segnalato dal Der Spiegel. I loro contratti, in scadenza ad ottobre, non verranno rinnovati. E così anche quelli con i contratti in scadenza entro fine anno: circa 2.000 dipendenti a tempo determinati rischiano così di ritrovarsi a casa.

E tutti di Zwichau, una delle città-auto della Germania, dove lavorano oltre 10.700 persone. Principale stabilimento del gruppo Volkswagen, per certi versi è l’ammiraglia dell’azienda verso la transizione ecologica dell’automotive. L’azienda di Wolfsburg ha addirittura investito 1,2 miliardi di euro per convertire lo stabilimento alla produzione di veicoli elettrici, mantenendo stabile la forza lavoro. Ad oggi nello stabilimento vengono prodotte ben 1.400 vtture al giorno, tra Volkswagen ID.3, ID.4, ID.5, Cupra Born, Audi Q4 e-tron, Audi Q4 e-tron Sportback. Un numero notevole, se non fosse che di recente la concorrente Tesla sia arrivata fino a 5mila nella sua gigafactory di Berlino.

La concorrenza sempre più agguerrita

Il calo degli ordini delle auto elettriche a marchio Volkswagen è il risultato di diverse problematiche che l’azienda s’è trovata a gestire negli ultimi tempi in maniera quasi imprevedibile. Il primo problema è quello del mercato dell’automotive elettrico, di recente finito sotto la lente della Commissione Europea per via del sospetto supporto del Governo Cinese della vendita delle auto elettriche prodotte in Cina. Negli ultimi anni le auto elettriche cinesi hanno goduto di una vendita continua ed esponenziale, e la stessa Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha voluto avviare un’indagine: si sospetta che il prezzo delle auto cinesi sia mantenuto basso grazie ai continui sussidi statali elargiti dal Governo Cinese.

Negli ultimi anni il mercato dell’auto elettrica è diventata essenziale per molte compagnie automobilistiche. Sempre Der Spiegel riporta i dati del mercato elettrico tedesco, che ha registrato nel mese di agosto una forte domanda, con oltre 86.649 vetture elettriche a batteria. Si parla di circa il 32% di tutte le nuove auto immatricolate, secondo l’Autorità federale dei trasporti automobilistici tedesca (KBA), più del doppio rispetto a quanto registrato nel 2022. E con un mercato sempre più in crescita, e la concorrenza che sta diventando sempre più agguerrita, il Gruppo dovrà quindi mettersi ai ripari, anche a livello legale, a giudicare dagli esiti del Dieselgate.

Il caso Dieselgate e il danno d’immagine alla Volkswagen

Nel 2016 l’Antitrust italiana aveva multato il gruppo Volkswagen per pubblicità ingannevole: le sue auto risulterebbero dotate di dispositivi di controllo delle emissioni non a norma, ma nella pubblicità veniva detto il contrario. La multa era di 5 milioni di euro, ma per l’azienda quella multa è stata l’inizio di un continuo salasso, dell’ordine di miliardi. Perché il caso Dieselgate è tutt’ora una potenziale bomba per l’immagine dell’azienda. Più volte la Volkswagen aveva contestato le accuse dell’Antitrust e chiesto il ricorso, a suo dire perché non dovrebbe venire sanzionata due volte per un reato che l’azienda aveva già pagato alle autorità tedesche, nel 2018, con una multa di 1 miliardo di euro.

Nel 2019, però, il tribunale italiano aveva sentenziato a sfavore del ricorso della Volkswagen: non vi era alcun doppio rischio in quanto la sanzione italiana derivava da una base giuridica diversa. La società non si arrese, e portò il caso davanti al Consiglio di Stato italiano che poi passò alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Recentemente, riporta Reuters, la CGUE si è espressa a favore, ma si dovrà comunque accertare che le due sanzioni appartengano a procedimenti diversi. “[La doppia sanzione] può sussistere solo qualora i fatti ai quali si riferiscono i due procedimenti o le due sanzioni in questione siano identici; non è quindi sufficiente che tali fatti siano semplicemente simili“, hanno affermato i giudici della CGUE.

Pertanto, bisognerà vedere se l’illecito risulti simile o identico. Il problema però non sarebbe nei 5 milioni di euro, ma nel danno d’immagine che arrecherebbe all’azienda. A causa del Dieselgate, la Volkswagen ha dovuto sborsare più di 32 miliardi di euro in riparazioni, multe e spese legali. Una spesa che potrebbe aumentare, e gravare assieme alla perdita registrata in termini di capitalizzazione. Lo stesso titolo Vw quest’anno è in calo del 10% (-15,5% negli ultimi sei mesi) e la capitalizzazione è scesa sotto i 60 miliardi.