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Venti di guerra: missili nel Mediterraneo

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ROMA (WSI) – Mentre il presidente americano Barack Obama si dice “fiducioso” di riuscire ad ottenere l’autorizzazione del Congresso a un intervento militare contro il regime del presidente siriano Bashar al-Assad, accusato di avere usato armi chimiche contro la popolazione lo scorso 21 agosto alle porte di Damasco, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha ribadito che è necessario passare “attraverso il Consiglio di Sicurezza”. “L’uso della forza può essere fatto all’interno della legge solo per legittima difesa in base all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite o quando il Consiglio di sicurezza approva tale azione”, ha detto Ban parlando in conferenza stampa al Palazzo di Vetro.

Dal Papa è giunto invece un nuovo appello alla pace. “Vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace”, ha scritto su Twitter il Pontefice, che sabato sera presiederà a San Pietro una veglia di preghiera.

Poco prima dell’incontro con i membri del Congresso alla Cabinet Room della Casa Bianca, Obama ha così chiesto un “voto immediato” a Capitol Hill affinché gli Stati Uniti possano “degradare” la capacità di Assad di ricorrere a sostanze nocive. Secondo Obama, i membri del Congresso stanno affrontando la questione sulla Siria in “modo serio”. Le consultazioni, ha continuato, rafforzeranno la posizione degli Stati Uniti.

In Siria intanto le milizie ribelli e l’esercito di Assad continuano a combattere. Le truppe governative hanno ripreso il controllo della località strategica di Ariha, nella provincia nordoccidentale di Idleb, secondo quanto hanno riferito fonti di Ong siriane per la difesa dei diritti umani. La città, dal 24 agosto scorso nelle mani delle milizie ribelli, è stata ricoquistata dopo dieci giorni di bombardamenti aerei e terrestri: si tratta di una località di importanza strategica perché si trova sulla strada di collegamento principale fra le provincie di Idleb – di cui l’esercito controlla solo alcune parti del capoluogo – e Latakia. Da parte loro i ribelli hanno invece messo fuori uso un gasdotto nella provincia di Deir Ezzor, provocando la chiusura della centrale di Jibsa.

Chiarito invece il giallo attorno al lancio di missili rilevato questa mattina nel Mediterraneo dai radar di sorverglianza russi. Il lancio è infatti avvenuto nell’ambito di un’esercitazione congiunta israelo-statunitense, secondo quanto ha confermato il ministero della Difesa israeliano. Il ministero della Difesa russo aveva annunciato la rilevazione da parte dei suoi sistemi radar di due “obiettivi balistici” lanciati dal centro del Mediterraneo verso la costa orientale del bacino. Ma l’ambasciata russa in Siria aveva detto a sua volta di non avere alcuna informazione al riguardo.

Intanto il segretario di Stato Usa, Kerry, al Congresso dice: “Obama non vi chiede di andare in guerra ma l’autorizzazione a fermare Assad sull’uso di armi chimiche”. Poi rimarca: “Il mondo ci guarda. Tanti nemici”, dall’Iran ai libanesi Hezbollah alla Corea, sperano nel no all’intervento. “Non possiamo rimanere in silenzio”. Quindi ha aggiunto: “Se foste Assad e gli Usa rinunciassero all’azione militare” quale sarebbe il messaggio? Che “gli stiamo garantendo l’impunità”.

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“Il ministero della difesa israeliana in cooperazione con gli Stati Uniti ha lanciato con successo e tracciato sui radar un missile obiettivo Sparrow”: Israele spiega quanto riportato inizialmente da fonti russe. Il lancio dei due missili faceva parte di una esercitazione missilistica congiunta con gli Usa.

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Individuati missili lanciati dal centro del Mediterraneo verso la costa orientale del bacino. Lo ha annunciato il ministro alla Difesa della Russia, Sergei Shoigu al presidente russo Vladimir Putin.

La rilevazione è avvenuta con i sistemi radar russi; si parla dell’individuazione di due “obiettivi balistici” alle 10,16 ora di Mosca (le 8,16 in Italia), stando a quanto reso noto dall’agenzia di stampa russa RIA.

Nessun commento è stato rilasciato per ora a Reuters dal ministero della Difesa. Diverse critiche erano state lanciate dalla Russia contro gli Stati Uniti per aver schierato navi da guerra nell’area del Mediterraneo vicina alla Siria.

Nessuno del ministero ha risposto alle telefonate dell’agenzia di stampa Bloomberg. Natalya Timakova, portavoce del primo ministro Dmitry Medvedev, si è limitata a riferire ai giornalisti in un sito vicino Mosca che Shoigu ha incontrato Putin per informarlo del lancio del messile.

Dmitry Peskov, portavoce di Putin, si è rifiutato di rilasciare commenti. Israele, intanto, nega la notizia, con un portavoce che afferma che le forze armate israeliane “non sono a conoscenza” di nessun lancio di missili nel Mediterraneo orientale.