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Venezuela al collasso. Presidente invia esercito per imporre controlli sui prezzi

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NEW YORK (WSI) – Caos totale in Venezuela, dopo che il presidente Nicolas Maduro ha ordinato all’esercito di occupare la società di elettronica Daka minacciando al contempo altre società di vendite al dettaglio, al fine di imporre “prezzi giusti”.

In un’economia prostrata dall’inflazione e dall’assenza di beni essenziali, Maduro ha lanciato la sua battaglia contro il mondo dei commercianti, alimentando i timori degli investitori che detengono bond venezuelani sul rischio che l’economia del paese diventi ostaggio dei controlli governativi.

Il risultato è stato il crollo dei bond, accompagnato dal balzo dei rendimenti al 13,82%, ovvero al massimo in 22 mesi, dal gennaio del 2012.

Ma a Maduro questo non interessa. Dopo gli ultimi dati che hanno mostrato come l’inflazione sia balzata a ottobre al 54%, al ritmo più veloce in 16 anni, il presidente che ha preso il posto di Hugo Chavez si è accanito contro quella che ha definito la “borghesia parassita” e ha deciso di rendere più rigide le regole di controllo sui prezzi; tali regole stanno però scatenando la scarsità di beni alimentari ed essenziali in tutto il paese. Maduro sarebbe pronto anche a imporre limiti sui margini delle aziende.

Di qui, l’occupazione della catena di prodotti elettronici Daka, allo scopo di costringere l’azienda a cambiare i propri prezzi, considerati troppo alti.

Diverse foto circolate nei social newtwork e nella stampa locale mettono in evidenza che nella cità di Valencia almeno un negozio è stato colpito da saccheggi: e alcuni critici suggeriscono che dietro tali saccheggi ci sia lo stesso governo, in vista delle elezioni municipali che si terranno a dicembre.

“Tutto questo è per il bene della nazione – ha detto Maduro, in un intervento televisivo – Non lasciate niente negli scaffali (dei negozi), niente nei magazzini…niente deve rimanere sotto forma di scorte!”. E Hebert Garcia Plaza, responsabile dell’Alta Commissione per la difesa dell’economia a favore del popolo, ha detto che l’occupazione di Daka è stata resa necessaria per il balzo dei prezzi orchestrato dalla stessa società.

Con un tweet, pubblicata una foto che dimostrerebbe che una lavatrice che lo scorso 1° novembre 39.000 bolivar venezuelani, oggi “costa 59.000, con un rialzo di quasi il 100% in una settimana”.

Ma non è così che molti economisti guardano ai presunti sforzi di giustizia sociale del governo. “Oggi tocca a Daka, domani toccherà alle banche dove tenete i vostri risparmi”, ha scritto con un tweet Maria G. Colmenares, professore di una università locale.

E l’economista locale Jose Guerra, ex funzionario della Banca centrale, ha detto. “Cibo oggi, fame domani”, riferendosi alla velocità con cui i beni stanno scomparendo dagli scaffali dei negozi.

Immediate le reazioni di broker e banche d’affari, con JP Morgan che ha tagliato il rating sui bond venezuelani a “neutral” da “overweight”.

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