Mercati

Venezuela: A giugno la Banca voluta da Chavez

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il nuovo progetto per l’integrazione regionale sudamericana – voluto e promosso dal venezuelano Hugo Chávez – nascerà a giugno, probabilmente fra il 22 e il 26. Si chiamerà Banca del Sud (Banco del Sur) e inizialmente vi parteciperanno sei membri: Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador, Paraguay e naturalmente Venezuela. L’ambizione di Chávez – profondamente critico nei confronti di organismi come il Fondo monetario internazionale (che il Venezuela ha deciso di abbandonare) – è creare una struttura con “filosofia e caratteristiche diverse da alcune banche internazionali nate per promuovere investimenti”, ma che poi – è l’opinione del leader di Caracas – si sarebbero trasformate in “veri e propri castighi per i popoli“. Una dichiarazione di intenti populista, per alcuni, ma secondo altri significativa perché potrebbe contenere in nuce un trend futuro. “Alcuni pensano che la nuova Banca provocherà il ritiro di alcuni paesi del Sudamerica da organizzazioni come il Fmi e la Banca Mondiale”, segnala l’analista Felipe Larraín sul quotidiano cileno El Mercurio. A breve termine la Banca del Sud aspira a promuovere e finanziare progetti per il commercio estero e a favorire l’integrazione regionale, mentre a lungo termine dovrebbe fornire i fondi necessari per grandi infrastrutture, industria, tecnologia. Uno dei primi progetti che potrebbe finanziare sarà il braccio del Gasdotto del Sud (altra idea di Chávez) che unirà l’Argentina con la Bolivia.
Ma al di là delle dichiarazioni di intenti ufficiali, qual è il vero obiettivo di Chávez? A cosa punta il leader venezuelano con il Banco del Sur? Per Larraín – professore ad Harvard e all’Università Cattolica cilena – è importante capire se gli interessi del presidente del Venezuela sono di tipo politico, più che economico. Se il vero fine di Chávez fosse politico (incrementare il proprio peso regionale, aumentare il sentimento antistatunitense in Sudamerica, rafforzare in generale la leadership venezuelana), la Banca del Sud è destinata a una mediocre performance e rischia il fallimento. Se i criteri non fossero realmente economici, l’organismo dovrebbe essere sovvenzionato continuamente dai paesi membri (o dal Venezuela), dunque non funzionerebbe come una banca. Paesi “vicini” al Venezuela come l’Argentina o l’Ecuador hanno reagito positivamente alla proposta di Chávez. Eppure, nonostante la buona sintonia con il leader venezuelano, anche Buenos Aires e Quito hanno deciso di “limitare” il potere di Chávez nella nuova Banca del Sud. Secondo un’analisi del sito Infolatam, è questa la ragione per cui Argentina ed Ecuador chiedono che i sei membri del Banco del Sur abbiano tutti lo stesso peso: un Paese, un voto. Un meccanismo differente da quello del Fondo monetario internazionale, dove i voti dipendono dalla quantità che apporta ogni Paese.