Economia

VATICANO SCOSSO DA UN SUICIDIO PER AMORE

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

(9Colonne) – Città del Vaticano, 3 set – Quasi certamente è stata una delusione d’amore a spingere il giovane 26enne Alessandro Benedetti, agente della Gendarmeria vaticana, a togliersi la vita. Ha deciso di farlo con un colpo alla testa, in un bagno della caserma della gendarmeria vaticana. Inutili i soccorsi. Il giovane è stato trovato, spiega il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi, intorno alle 7.30 in condizioni gravissime ed è stato trasportato subito all’ospedale vaticano, dove è spirato intorno alle 9. “I primi indizi – ha detto padre Lombardi – lasciano pensare che il giovane abbia voluto suicidarsi. Un biglietto, rivenuto sul luogo, è ora al vaglio della Magistratura Vaticana, che si occupa del caso e che esaminerà i dati dell’autopsia, richiesta al medico legale italiano”. Assunto il mese scorso come “allievo gendarme”, il giovane Benedetti non aveva mai dato finora motivo di preoccupazione, secondo Padre Lombardi. A confermare l’ipotesi della delusione d’amore è stata la zia di Alessandro. “Alessandro era tanto bello e buono” ha detto. Con pena il Santo Padre ha appreso la notizia della sua morte, ha riferito il portavoce della santa sede, “affidando alla misericordia di Dio il giovane Alessandro; è vicino spiritualmente alla famiglia Benedetti e ai membri della Gendarmeria”. Un ragazzo che amava il calcio a cui piaceva arbitrare a livello amatoriale. Alessandro tornava ogni fine settimana a Foligno, dalla sua famiglia, a cui era molto legato, tant’è che finora non aveva ancora deciso se trasferirsi definitivamente a Roma. A seguire le indagini sulla morte del giovane gendarme è il Giudice Unico della Città del Vaticano, dott. Ganluigi Marrone, che ha già interrogato i colleghi di Benedetti. Quello di Alessandro non è l’unico suicidio avvenuto all’interno dello Stato Vaticano. Bisogna risalire al 1984 quando Medardo Brichi, dipendente di una ditta fotografica, si sparò un colpo in testa nel cortile di San Damaso. Poi, nel 1998, il tragico gesto di Alfredo Ormando, lo scrittore omosessuale siciliano che il 13 gennaio si diede fuoco a Roma in Piazza San Pietro per protestare contro l’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali. Ed ancora, il suicidio all’interno della Basilica di San Pietro di Benedetto Mininni, 60enne, pensionato di Bari. Questi episodi di sangue non sono gli unici ad aver tinto di rosso il territorio racchiuso dalle Mura leonine. Nell’aprile del 1959 Adolf Rucker, una guardia svizzera in congedo sparò ferendo il suo ex-comandante Robert Nunlist per poi tentare il suicidio. Ancora, nel 1998 Alois Estermann, capo della Guardia Svizzera, fu trovato morto nel salotto della sua casa, in Vaticano, ucciso a colpi di pistola. Accanto a lui i cadaveri della moglie Gladys Meza Romero, e del vicecaporale Cedric Tornay. La conclusione del caso arrivò un anno dopo, l’8 febbraio 1999, stabilendo che l’uomo aveva ucciso il vice caporale, con il quale non aveva buoni rapporti, la moglie e poi si era tolto la vita.