New York – Il prodotto interno lordo degli Stato Uniti è cresciuto nel terzo trimestre del 2%, contro il +2,5% riportato nella stima preliminare. Il dato, reso noto dal dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, è stato peggiore delle previsioni, in quanto gli analisti avevano previsto un incremento del 2,5%.
La revisione al ribasso dell’indicatore è stata provocata da due fattori: intanto, le aziende hanno ridotto le scorte (e di solito ciò avviene quando non si è particolarmente ottimisti sulla performance futura delle vendite); altro fattore, le stesse aziende non hanno investito come si era previsto inizialmente.
La stima preliminare parlava infatti di investimenti aziendali in rialzo del 16,3%: la seconda lettura del dato parla invece di un incremento inferiore, pari al 14,8%. Le scorte sono scese poi di $8,5 miliardi nel terzo trimestre, dopo essere salite di $39,1 miliardi nel secondo trimestre. In rallentamento anche gli utili societari, che si sono attestati a $39,8 miliardi dopo i $61,2 miliardi del trimestre precedente.
Le esportazioni sono salite del 4,3% – contro il +4% inizialmente reso noto – e le importazioni sono avanzate dello 0,5%, contro il +1,9% reso noto qualche settimana fa. (in questo caso, la minore crescita è positiva, in quanto le importazioni sono sottratte dal Pil nella sua determinazione).
Escluse le importazioni, le vendite finali di beni e servizi non sono state riviste nè al ribasso nè al rialzo, e sono salite del 3,6%, come comunicato in precedenza.
Infine, il deflatore del Pil del terzo trimestre è stato pari a +2,5%, come atteso, e come annunciato nella prima lettura del dato.
Andando a studiare l’indicatore in profondità , si può evincere che i numeri al momento non promettono nulla di buono: certo, escluse le scorte, le vendite cosiddette finali sono cresciute del 3,6%, confermando il ritmo di crescita più sostenuto dal quarto trimestre dello scorso anno. Si tratta di un fattore positivo che, considerato da solo, aumenta le probabilità di una ripresa più solida dell’economia numero uno al mondo. D’altro canto, però, la disoccupazione e i salari stagnanti alimentano dubbi sulla sostenibilità di questa ripresa nel corso del 2012, soprattutto se si considerano l’impatto della crisi dei debiti sovrani in Europa e i tagli che il governo americano prima o poi deciderà di effettuare.
“Il contesto è pronto per un piccolo rimbalzo nel quarto trimestre – afferma, intervistato da Bloomberg, Nariman Beheavesh, responsabile economista presso IHS a Lexington, Massachusetts, che al momento ritiene che il Pil salirà tra il 2,5% e il 3% negli ultimi tre mesi dell’anno.
Tuttavia, sebbene “un piccolo rimbalzo sia possibile nel quarto trimestre, successivamente la crescita rallenterà probabilmente il passo”. Dello stesso avviso gli economisti di JP Morgan, secondo cui il PIL salirà del 3% nell’ultimo trimestre, in crescita rispetto al +2,5% inizialmente atteso. Ma loro stessi poi parlano di un forte rallentamento, fino allo 0,5%, nei primi tre mesi del 2012.