(Teleborsa) – Tregua nella guerra delle valute. Sembra proprio che Cina e Usa si siano messe finalmente d’accordo sulla questione, anche se per il momento l’effetto sorpresa di una rialzo del costo del denaro nel Paese asiatico ha sortito l’effetto contrario deprezzando lo yuan. Sappiamo bene, però, che un rialzo del costo del denaro comporta un apprezzamento della valuta nazionale, anche se ad oggi gli investitori hanno deciso di coprirsi dai rischi acquistando dollari. Secondo molti operatori, infatti, il fatto che il Dragone voglia raffreddare l’economia per i rischi legati all’inflazione potrebbe ritorcersi contro la ripresa economica globale. Do ut des, dicevano i latini: gli Usa avrebbero accettato di adottare un approccio prudente sugli acquisti di titoli di Stato, limitandosi a comprare non oltre 100 miliardi di dollari per evitare un nuovo tonfo del dollaro su un’eccessiva liquidità . Attendiamo la riunione di politica monetaria della Fed, in agenda il 3 novembre prossimo, per vedere se tutto torna. Intanto la Cina sembra aver zittito anche la Banca Mondiale, che proprio ieri aveva lanciato un allarme per i rischi legati alla robusta ripresa dell’Asia orientale. Le economie dell’Asia-Pacifico orientale continuano a marciare a passo spedito grazie anche a politiche monetarie domestiche accomodanti, ha affermato la Banca, facendo aumentare i rischi di bolle finanziarie. La World Bank ha così esortato le autorità dei paesi dell’Asia orientale ad adottare adeguate precauzioni per assicurarsi di non ripetere gli errori di dieci anni fa, riferendosi al collasso dei listini e dei prezzi delle proprietà del 1997 in seguito allo scoppio della bolla finanziaria.
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