Economia

Una nuova riorganizzazione anche per il risparmio

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

di Massimo Esposti

Ah, bei tempi in cui nelle calde giornate di agosto la discussione era solo meteorologica e una delle poche preoccupazioni consisteva nella grande afa capace di scatenare un temporalone estivo.

Oggi, purtroppo, le paure di ben altre e più terribili tempeste sono la nostra costante compagnia e si chiamano Covid19, incertezza del lavoro, paura del futuro. Anche restando nel perimetro dell’economia, e in particolare in quello del risparmio, non si può negare come si stia vivendo una forte smarrimento da parte di tutti.
C’è una massa di denaro che, come analizzato più volte da Wall Street Italia, ribolle in un pentolone inutilizzata e senza ricetta, con il rischio di finire bruciata. Cosa fare?
Forse è il momento di provare a rompere gli schemi, inserire con coraggio anche nel mondo degli investimenti e del risparmio quel concetto di Open innovation che il settore produttivo sta cercando di sperimentare.

Non è facile se si pensa a come tutti gli schemi aziendali o organizzativi, fino agli obiettivi da raggiungere, rappresentino fortissimi vincoli al cambiamento per la comprensibile paura di sbagliare.
Eppure certi segnali sono importanti. Prendiamo come esempio la telefonia. Lo sbarco in Italia di Iliad, con una semplicità di “prodotto”, di comunicazione e trasparenza, ha creato un vero scompiglio tra le compagnie ormai consolidate, obbligandole a nuove strategie.

Già, ma quando si tratta di soldi messi da parte con fatica? E’ qui che la Open innovation dovrebbe entrare in campo, magari iniziando a rivedere il rapporto con il cliente, utilizzando – e qui ci vogliono impegno e fatica, certo – strumenti e linguaggi diversi per ogni profilo. Un lavoro costante, che deve spingere tutti a un continuo aggiornamento, a guardare a cosa accade all’estero e a far entrare nelle organizzazioni quei pensieri laterali che possono dare fastidio, ma anche obbligano a riflettere.
C’è un mondo a disposizione e lo smart working paradossalmente può spalancarlo ancora di più, permettendo a tutti quelle libertà di curiosità e di conoscenza delle proprie materie rimaste bloccate negli uffici.

In un Paese di dispensatori di lezioni è forse arrivato il momento di rimetterci a “studiare” tutti. Prima di beccarci 4 all’interrogazione del mercato.