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(WSI) – Il curriculum vitae, col quale generazioni di disoccupati hanno tentato di impressionare le aziende che avrebbero dovuto assumerli, sta per diventare un reperto da archeologia industriale.
A sostituirlo sarà una versione altamente tecnologica del questionario della visita di leva, quello che valutava le attitudini marziali dei futuri soldati sulla base di domande tipo «Ti piacciono i fiori?», «Faresti mai il fioraio?».
Nella californiana Silicon Valley, avanguardia di innovazioni da esportazione, le aziende dell´hi-tech stanno elaborando nuovi sistemi per scremare le candidature, possibilmente in maniera automatica, senza intervento umano. A fare da apripista c´è Google, il motore di ricerca che in questi anni è diventato il simbolo dell´azienda del futuro.
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Nel quartier generale della compagnia, a Mountain View, arrivano ogni mese 100mila curriculum. Una mole di materiale apparentemente ingestibile, ma non per gente abituata a catalogare e setacciare quotidianamente miliardi di pagine web in tutto il mondo e in ogni lingua. Per cercare su internet, Google usa un algoritmo segretissimo: una formula matematica che assegna a tutte le pagine web un voto, indice della loro rilevanza per ogni argomento o parola cercata.
Per fare ordine nella selva di candidature, Google ha deciso di usare lo stesso metodo: somministrerà a tutti i gli aspiranti dipendenti un questionario mastodontico (si parla di 300 domande). Un sistema automatico ricaverà dalle risposte un voto, compreso tra 0 e 100, che dirà se il candidato è la persona giusta per Google, oppure no.
Il sistema, riferisce il New York Times, è stato ideato da Laszlo Bock, responsabile del personale che Google ha strappato in primavera alla General Electric proprio per mettere ordine nel processo di reclutamento. Fino a oggi, la compagnia basava le selezioni soprattutto sul curriculum accademico dei candidati.
Nel Googleplex, la sede dell´azienda, entravano solo laureati col massimo dei voti, possibilmente con in tasca anche qualche master o un dottorato. Quest´estate, Bock ha deciso di somministrare a tutti i dipendenti con almeno cinque mesi di anzianità un questionario fiume, composto da domande sulle competenze lavorative, ma anche sul comportamento e sulla personalità: «Che riviste leggi?», «Hai un animale domestico?».
Le risposte dei dipendenti sono state incrociate con una serie di 25 parametri riguardanti il loro rendimento in azienda. Un´équipe di analisti ha poi tentato di stabilire una correlazione tra risposte e performance lavorative.
Il primo risultato è stato proprio ridimensionare l´ossessione per la formazione universitaria: «A volte», ha spiegato Todd Carlisle, lo psicologo che ha scritto il test, «troppa istruzione può essere controproducente nel lavoro».
Finora, il questionario per l´assunzione è stato sottoposto al 15 per cento dei candidati, ma da questo mese sarà esteso a tutti. La tecnologia è ancora in fase di sperimentazione e sono in corso tentativi per esportarla in Europa. Ma in Google Italia, fanno sapere dall´azienda, per ora si usano ancora i sistemi di reclutamento tradizionali.
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