La pubblicità sul web ha messo il fiato sul collo alla carta stampata e si prepara al sorpasso, che arriverà entro fine anno. Succede in Gran Bretagna dove nei primi mesi del 2006 l’Internet Advertising ha raggiunto quota 917,2 milioni di sterline, pari a 1,3 miliardi di euro, in crescita di oltre il 40 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Una cifra che corrisponde al 10,5 per cento degli investimenti pubblicitari complessivi, valutati intorno agli 8,73 miliardi di sterline. Un vero record. Basti pensare che gli investimenti destinati alla televisione sono poco più del doppio, ovvero il 22,7 per cento. Quanto ai quotidiani nazionali, a questi è destinato l’11,4 per cento degli investimenti, pari a 996 milioni di sterline. Stando a questi nuemeri, la tivù sarà probabilmente superata dal web entro fine 2006. L’ottima performance dell’online è riportata dall’ultimo studio dell’Internet Advertising Bureau, realizzato in collaborazione con PrincerwaterhouseCoopers. “L’espansione del mercato della pubblicità anline non ha solo portato via quote di mercato ai media tradizionali, ma ha anche ingrandito la torta degli investimenti di 284 milioni di sterline”, afferma il report. Tra i maggiori inserzionisti, l’industria automobilistica pesa per il 13,8 per cento sull’online, seguito dall’entertainment con l’8,9 per cento. Non solo: la vera novità è che tantissimi inserzionisti che tradizionalmente investivano solo sui media tradizionali, sembrano aver scoperto la rete. Come i beni di consumo la cui quota è passata al 4,6 per cento dal precedente 3,6 per cento, mentre il comparto retail è passato dal 2,8 a tre punto percentuali. Seppure di dimensioni notevolmente ridotte, anche il mercato italiano della pubblicità sembra aver finalmente scoperto Internet. Nel primo semestre dell’anno, il nostro Paese ha visto una crescita dell’advertising online nell’ordine del 53,5 per cento, per un fatturato di di 60,5 milioni di euro. Ancora poco rispetto ai 2,6 miliardi della televisione e ai 913 milioni dei quotidiani. Ma il trend di crescita è impressionante. Soprattutto se confrontato all’aumento dell’1,7 e del 2,5 per cento messi a segno da tivù e stampa.
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