(Teleborsa) – Il reddito agricolo reale per lavoratore è aumentato del 12,3 per cento in Europa, ma in Italia si è verificata in controtendenza una riduzione del 3,3 per cento. Lo rende noto la Coldiretti sulla base dei dai Eurostat nel 2010 nel sottolineare che il dato europeo deriva da un aumento reddito agricolo reale (+9,9 per cento), accompagnato da una riduzione della manodopera agricola (-2,2 per cento). Il reddito agricolo reale per lavoratore nel 2010 – sottolinea la Coldiretti – è stimato in aumento in 21 Stati membri, mentre è diminuito in sei Stati membri. I più elevati aumenti si sono attesi in Danimarca (+54,8 per cento), Estonia (+48,8 per cento), Irlanda (+39,1 per cento), Paesi Bassi (+32,0 per cento), Francia (+31,4 per cento), Lettonia (+25,5 per cento), Belgio (+24,1 per cento), Bulgaria (+23,0 per cento) e la Germania (+22,8 per cento), e le maggiori diminuzioni in Romania e il Regno Unito (entrambi -8,2 per cento), Grecia (-4,3 per cento) e Italia (-3,3 per cento). C’è dunque – sostiene la Coldiretti – un caso italiano nell’agroalimentare con la situazione di difficoltà dell’agricoltura italiana che non dipende solo dalla crisi generale, ma dal fatto che stiamo vivendo i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali sono sottoposte giornalmente le imprese: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio il cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori. Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano – riferisce la Coldiretti – due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. I poteri forti della filiera agroalimentare – aggiunge la Coldiretti – sfruttano il loro potere di mercato nei confronti degli agricoltori, che in molti casi non riescono a coprire i costi di produzione. Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti oltre la metà (il 60 per cento) va alla distribuzione commerciale, il 23 per cento all’industria di trasformazione e solo il 17 per cento per remunerare il prodotto agricolo. Il prezzo di un prodotto aumenta piu’ di cinque volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera. Per sostenere la redditività delle imprese agricole, la Coldiretti è impegnata nel progetto operativo per una “Filiera agricola tutta italiana” che ha come obiettivo di eliminare le distorsioni e tagliare le intermediazioni con l’offerta attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, mercati degli agricoltori di Campagna Amica, agriturismi e imprese agricole di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo.
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