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Ucraina, stretta di mano tra Putin e Poroshenko. E a settembre vertice con la Ue sul gas

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KIEV (WSI) – Il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko hanno raggiunto un accordo un gruppo di contatto sulla crisi ucraina. Lo ha detto il leader del Cremlino dopo oltre due ore di colloquio con il collega ucraino. I due presidenti si sono detti d’accordo sulla «necessità di un dialogo».

Questo è stato il primo vero faccia a faccia tra Putin e Poroshenko dopo il breve incontro in Normandia a giugno. I presidenti di Ucraina e Russia si sono stretti la mano a Minsk all’inizio di un vertice che potrebbe essere cruciale per le sorti del conflitto in Ucraina orientale, dove il Cremlino ha dovuto incassare un colpo imbarazzante: la cattura di dieci parà russi.

Uno sconfinamento casuale, ha sostenuto Mosca, ma Kiev sembra avere adesso in mano la prima vera prova tangibile delle ripetute violazioni della frontiera da parte dei russi che denuncia da tempo. Putin e Poroshenko hanno iniziato il bilaterale in serata, alla fine di un lungo summit tra Unione doganale (Russia, Bielorussia, Kazakhstan), Ue e Ucraina. Che Poroshenko ritenesse il vertice di fondamentale importanza lo si è capito subito, quando – non appena arrivato – ha dichiarato solennemente che «i destini della pace e del mondo si decideranno in questo incontro».

Il presidente ucraino si è detto pronto a discutere varie possibili «exit strategy» dalla crisi per mettere fine alle violenze a est, consapevole che «tutti gli attori coinvolti vorrebbero uscirne con dignità». All’apertura di Poroshenko si è però contrapposto il pugno duro dello “zar” Vladimir Putin, che ha sottolineato come la firma di un accordo d’associazione tra Kiev e Ue – che dovrebbe essere ratificato a settembre – potrebbe costare alla Russia più di due miliardi di euro e porterà inevitabilmente alla cancellazione del regime preferenziale per le importazioni dall’Ucraina in modo da proteggere il mercato russo.

Ma Putin ha anche ribadito che la crisi nella russofona Ucraina sud-orientale non può essere risolta «senza prendere in considerazione gli interessi sostanziali» di quelle regioni e «senza un dialogo di pace con i loro rappresentanti». Il Cremlino sembra insomma continuare a premere per la federalizzazione dell’Ucraina, una soluzione che a Kiev hanno già bocciato caldeggiando piuttosto un più moderato decentramento dei poteri che conceda maggiore autonomia alle regioni.

Poroshenko ha dichiarato che il suo governo «cerca la pace nel Donbas», la regione mineraria del sud-est del Paese martoriata da quattro mesi di aspri combattimenti in cui hanno finora perso la vita più di 2.200 persone. Ma la zona di guerra sembra per ora allargarsi con l’apertura di un nuovo fronte a sud, lungo le coste del Mar Nero, proprio dove ieri – nella zona di Novoazovsk – i soldati ucraini sostengono di aver fermato una colonna di blindati provenienti dalla Russia e diretti verso l’importante porto di Mariupol.

Una nuova violazione della frontiera è avvenuta ieri sera, quando i soldati ucraini hanno catturato dieci parà del 331/mo reggimento della 98/ma divisione aviotrasportata russa che avevano sconfinato con un loro convoglio in territorio ucraino per 20 chilometri. Il ministero della difesa russo si difende dicendo che i militari partecipavano a dei pattugliamenti al confine e l’hanno attraversata casualmente su un tratto senza demarcazione, ma questa vicenda mette a dura prova la posizione del Cremlino, che ha sempre negato ogni coinvolgimento di propri uomini e mezzi nel conflitto ucraino.

E mentre Kiev, che accusa Mosca di fornire armi ai separatisti, punta il dito contro la Russia accusandola anche dell’uccisione di quattro guardie di frontiera con due elicotteri Mi-24, le tv ucraine mandano in onda gli interrogatori dei soldati russi catturati, alcuni dei quali sostengono che non erano al corrente dell’obiettivo della loro missione o di aver pensato di partecipare a delle manovre. Si tratta di «confessioni» da prendere con cautela, visto che si tratta di prigionieri, ma che aprono nuovi squarci sul conflitto in Ucraina. Il braccio di ferro delle sanzioni tra Mosca e Occidente intanto fa sentire i propri effetti negativi sull’economia russa costringendo a tagliare le previsioni di crescita del Pil per il 2015 dal 2 all’1% e a rivedere al rialzo le stime dell’inflazione: dal 6 al 7-7,5% per il 2014 e dal 5 al 6,5% per il 2015.

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Il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko hanno raggiunto un accordo su un gruppo di contatto sulla crisi ucraina: lo ha detto il leader del Cremlino dopo oltre due ore di colloquio a Minsk con il suo collega ucraino. I due presidenti si sono detti d’accordo sulla necessità di un dialogo.

Putin: faremo il possibile per progressi di pace. «Faremo tutto il possibile per progressi di pace, dobbiamo intensificare il dialogo su molte questioni» ha detto Putin. I due presidenti hanno parlato anche della possibilità di un altro incontro.

«Russia pronta a sostenere intesa Kiev-ribelli». «La Russia è pronta a fornire il suo sostegno per il raggiungimento di un accordo tra Kiev e i ribelli filorussi – ha detto il leader del Cremlino – L’accordo è comunque una questione interna all’Ucraina».

Poroshenko: tutti sostengono le proposte di Kiev per la pace. Poroshenko ha dichiarato che tutte le parti, compresa la Russia, hanno sostenuto le sue proposte per mettere fine agli scontri nell’est dell’Ucraina, dopo l’incontro a Minsk con il presidente russo Vladimir Putin. «La strategia di pace che mira a sviluppare l’Ucraina è stata sostenuta da tutti i leader che hanno partecipato al vertice a Minsk, senza eccezioni» ha scritto in un comunicato pubblicato su Facebook.