Economia

Trump minaccia i BRICS: dazi al 100% se creano valuta alternativa al dollaro

Dopo aver confermato la volontà di voler mettere dazi al 25% ai prodotti canadesi e messicano a partire da domani, sabato 1 febbraio, Donal Trump torna a sventolare la minaccia di dazi al 100% negli scambi con i BRICS, qualora il gruppo dei dieci Paesi che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa cercasse di sostituire il dollaro statunitense come valuta di riserva o a creare una nuova moneta comune.

L’idea che i paesi Brics stiano cercando di allontanarsi dal dollaro, mentre noi restiamo a guardare, è finita”, ha scritto il nero presidente Usa sulla sua piattaforma Truth Social. “Chiederemo a questi paesi apparentemente ostili l’impegno di non creare una nuova valuta Brics, né di sostenere qualsiasi altra valuta per sostituire il potente dollaro americano, altrimenti dovranno affrontare dazi al 100%”.

E arrivano minacce dirette anche per la Cina che, secondo il presidente Usa, “deve smettere di spedire il fentanyl nel nostro Paese e uccidere la nostra gente”.

Il contesto delle minacce

Le minacce di Trump si inseriscono in un contesto economico e geopolitico complesso. Negli ultimi anni, i paesi BRICS hanno manifestato un crescente interesse verso la creazione di una valuta alternativa per facilitare il commercio tra i membri del gruppo, riducendo così la dipendenza dal dollaro. Una situazione vista con preoccupazione dagli Stati Uniti, che temono una diminuzione della loro influenza economica globale. Trump ha sottolineato che “l’idea che i paesi BRICS stiano cercando di allontanarsi dal dollaro mentre noi restiamo a guardare è finita”.
Inoltre, la recente espansione del gruppo BRICS con l’ingresso di nuovi membri come Emirati Arabi Uniti, Iran ed Egitto ha ulteriormente complicato la situazione. La crescente cooperazione tra questi paesi potrebbe rappresentare una seria sfida per l’egemonia economica americana.

Impatti economici e reazioni

Dopo le dichiarazioni di Trump, il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva,  nel corso di una conferenza stampa ha fatto sapere che il Paese risponderà con “reciprocità” all’eventuale aumento dei dazi sui prodotti esportati negli Stati Uniti

Se Washington “tassa i prodotti brasiliani, in Brasile ci sarà reciprocità nella tassazione dei prodotti importati dagli Stati Uniti”, ha affermato il capo dello Stato, aggiungendo che il presidente Usa “deve rispettare la sovranità degli altri Paesi. È stato eletto per governare gli Stati Uniti. Altri presidenti sono stati eletti per governare altri Paesi”, ha aggiunto Lula.

Su questo fronte, la Russia aveva già detto che qualsiasi tentativo degli Stati Uniti di costringere i Paesi a usare il dollaro si sarebbe ritorto contro di loro.

Il gruppo BRICS comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica e alcuni altri Paesi che si sono aggiunti negli ultimi due anni. Il raggruppamento non ha una valuta comune, ma le discussioni in corso da tempo sull’argomento hanno acquisito un certo slancio dopo che l’Occidente ha imposto sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina.

La posizione dei BRICS

Il blocco BRICS rappresenta una fetta significativa dell’economia mondiale e della popolazione globale. È formato dai Paesi del precedente BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) con l’aggiunta di Sudafrica (2010), Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran (2024), Indonesia (2025).

Con l’intento di creare una valuta comune – spesso riferita come “BRICS Pay” – i membri stanno cercando di stabilire un’alternativa al dollaro per facilitare il commercio tra di loro senza dover dipendere dalla valuta statunitense, anche se le differenze politiche ed economiche tra i membri potrebbero complicare questo processo.

Allo stesso tempo, le recenti tensioni geopolitiche e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti a paesi come la Russia hanno alimentato il desiderio di questi stati di trovare soluzioni alternative per eludere il sistema dollaro-centrico. Mosca ha già accusato le potenze occidentali di “militarizzare” il dollaro, mentre la Cina ha dichiarato che non ci sarà un vincitore in una guerra commerciale o tariffaria.

Reazioni del mercato

Intanto, le dichiarazioni di Trump hanno già avuto ripercussioni sui mercati finanziari. Il dollaro ha mostrato segni di apprezzamento contro altre valute, mentre le valute dei paesi con forti legami commerciali con gli Stati Uniti hanno cominciato a registrare perdite. Gli analisti prevedono che l’incertezza generata dalle minacce di dazi possa influenzare negativamente le prospettive economiche globali e portare a una maggiore volatilità nei mercati valutari.

Per Mark Haefele, Chief Investment Officer, UBS Global Wealth Management, , “i robusti dati economici statunitensi e la continua incertezza circa l’entità e la natura dei dazi dovrebbero dare sostegno al dollaro a breve termine. Ma il forte posizionamento degli investitori e l’elevata valutazione del biglietto verde potrebbero innescare un’inversione di tendenza nel secondo semestre. Nel nostro scenario di riferimento prevediamo che il cambio EURUSD raggiunga 1.02 a giugno e 1.06 a dicembre”.

Nel frattempo, le ripetute minacce tariffarie hanno alimentato i flussi di beni rifugio verso l’oro. I prezzi dell’oro con consegna immediata (Gold spot) hanno superato i 2.800 dollari l’oncia toccando il record storico, per poi ripiegare lievemente a 2.799,23 dollari con un aumento dello 0,17%.

“Ci aspettiamo che gli acquisti delle banche centrali e il calo dei tassi d’interesse reali diano sostegno a una domanda robusta e crediamo che l’oro conservi la sua attrattiva come copertura di portafoglio in un contesto di inflazione residua, preoccupazione per le finanze pubbliche e persi- stenti timori geopolitici. Nel nostro scenario di riferimento ci aspettiamo che l’oro salga a 2850 dollari l’oncia nel corso di quest’anno. Ci attendiamo anche un apprezzamento dell’argento nel 2025” ha concluso Haefele.