Economia

Trump apre guerra dei dazi: nel mirino lavatrici e pannelli solari

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I trader l’hanno definita l’unica cosa dalla quale nemmeno le banche centrali sarebbero in grado di difendere i mercati finanziari. Non c’è stato neanche il tempo per festeggiare la firma sull’intesa per mettere fine allo shutdown, che gli investitori rialzisti si trovano a dover fare i conti con la minaccia di una guerra commerciale.

Subito dopo il compromesso tra Democratici e Repubblicani per estendere il finanziamento del governo fino all’8 febbraio, l’amministrazione Trump si è immediatamente lanciata in nuove battaglie economiche e commerciali sulle frontiere internazionali.

Ieri notte l’esecutivo ha fatto scattare un drastico giro di vite soprattutto contro Pechino e Seul, penalizzando l’import di lavatrici e di pannelli solari, imponendo dazi del 30% sulle importazioni di pannelli solari negli Stati Uniti. Dazi in arrivo anche per le lavatrici.

“L’azione del presidente chiarisce ancora una volta l’intenzione dell’amministrazione di difendere i lavoratori americani” afferma il Dipartimento del commercio. Per i pannelli solari i dazi sono per quattro anni: il primo saranno al 30% poi caleranno gradualmente.

La decisione ha causato un’immediata reazione di Pechino ma anche della Corea del Sud, patria dei più importanti produttori del settore del calibro di Samsung e Lg. In particolare Seul ha annunciato un ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Immediate le reazione anche sul fronte interno. L’imposizione di dazi sulle importazioni di pannelli solari costerà agli Stati Uniti la perdita di 23.000 posti di lavoro e la cancellazione di miliardi di dollari di investimenti., ha denunciato l‘Associazione dell’Industria per l’Energia Solare americana criticando la decisione di Donald Trump, basata sul Trade Act del 1974 che concede al presidente americano l’ampia autorità di imporre dazi per tutelare le aziende straniere.

La Solar Energy Industries Association ha nei mesi scorsi criticato la possibilità di imporre dazi doganali che – a suo avviso – fanno bene solo a due aziende: Suniva, società in bancarotta controllata per la maggioranza da investitori cinesi, e alla divisione americana della tedesca SolarWorld.