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Trading illeciti più dannosi di quelli ad alta frequenza

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NEW YORK (WSI) – Sono sempre più numerosi gli scambi non regolamentati che avvengono al di fuori delle piattaforme di trading tradizionali.

Da tempo si parla dei timori circa i trading ad alta frequenza, e i flash crash che avvengono con cadenza regolare sui principali mercati mondiali – vedi quanto successo al Nasdaq alla fine della settimana scorsa – sono lì pronti a ricordarcelo.

Ma il crescente numero di scambi non regolamentati che avvengono al di fuori delle piattaforme tradizionali rappresenta una minaccia ancora più grave, se possibile.

A lanciare l’allarme sono alcuni ex responsabili di spicco delle autorità di controllo e regolamentazione dei mercati, secondo cui una tale attività di trading esterna alle piattaforme regolamentate rischia di recare danni ai mercati.

Anche perché non rispecchia quello che è veramente – e dove si trova a livello di prezzi – il valore del mercato stesso. Questo problema rischia di costare agli investitori molti più soldi di quanto non avvenga con il trading ad alta frequenza.

Il piccolo investitore o il grande gestore di portafogli che compra o vende titoli azionari oggi giorno, si trova a dover fare i conti con un altro trading alternativo parallelo che avviene nelle “sale oscure” (dark pool).

Gli scambi in nero portano chiaramente dei vantaggi economici. I trader la cui scommessa non arriva alle piattaforme di scambio possono trarre grandi benefici, perché il broker evita di pagare le commissioni.

Gli investitori con gli ordini maggiori possano anche mascherare più facilmente quello che stanno facendo, riducendo il pericolo che altri vengano a sapere cosa stanno facendo.

Inutile aggiungere che per i mercati finanziari questo fenomeno non è affatto beneficio, anzi è deleterio. Riduce infatti la trasparenza e altera i prezzi.

Oggi circa il 40% di tutte le attività di trading in Usa, riporta Reuters, avvengono sul mercato in nero, per un rialzo del 16% rispetto a sei anni fa.