(Teleborsa) – La rete mobile italiana si dirige verso il collasso. E’ l’allarme lanciato dal Presidente dell’Authority per le tlc, Corrado Calabrò, durante la relazione annuale. Il motivo sarebbe l’enorme successo ottenuto dagli smartphone, che mettono a repentaglio una rete che si colloca ad un dignitoso secondo posto nel panorama europeo della banda larga. E’ necessario dunque intervenire con rapidità per ampliare le frequenze a disposizione degli operatori, mettendo in asta circa 300 Mhz entro il 2015. Il mercato delle telecomunicazioni ha resistito alla crisi. Persino nel 2009, annus horribilis1, il settore delle telecomunicazioni ha sostanzialmente tenuto. Nel mondo, il settore delle telecomunicazioni ha generato ricavi per 980 miliardi di euro. Anche in Italia le telecomunicazioni hanno confermato il loro peso, quantificabile intorno al 3% del PIL. Un giudizio positivo sulle liberalizzazioni, è stato espresso da Calabrò, il quale ha sottolineato che “nel comparto della telefonia mobile abbiamo uno dei mercati più competitivi del mondo. Dal 2002 a fine marzo 2010 più di 24 milioni di utenti hanno cambiato gestore”. Ciò non toglie, ovviamente, che i costi della terminazione mobile debbano essere rivisti alla luce della Raccomandazione europea. I cittadini non devono pagare un costo superiore a quello efficiente, anche se questo surplus viene poi in parte restituito all’utente mediante gli sconti promozionali e i pacchetti. Serve un Piano Italia per la banda larga. Calabrò ha segnalato che alcuni operatori – Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali da un lato e Telecom Italia dall’altro – hanno messo a punto validi piani di investimento per la banda larga. Tuttavia, l’impressione è che le pur apprezzabili idee progettuali proposte dai privati offrano una visione di quello che si può fare, ma non ancora di quello che concretamente ci si impegna a fare. Per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale entro il 2020 servono piani operativi. Ci vuole quindi un’iniziativa complessiva, un progetto Italia per una fiber Nation, che eviti costose duplicazioni delle infrastrutture civili e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui ha bisogno.
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