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THAILANDIA: SANGUE NELLE STRADE A BANGKOK, 21 MORTI E 800 FERITI

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All’indomani dei violenti scontri che ieri hanno insanguinato la capitale thailandese, le camicie rosse sono tornate in strada per manifestare la loro determinazione nell’ottenere le dimissioni del premier Abhisit Vejjajiva. Secondo l’ultimo bilancio, ieri a Bangkok sono state uccise 21 persone e oltre 800 sono rimaste ferite.

“Chiediamo al premier Abhisit Vejjajiva di dimettersi immediatamente e di lasciare il paese”, ha dichiarato Nattawut Saikuar, uno dei leader dell’opposizione. “Guerra civile”, “Bagno di sangue”, “La nostra ora più buia”, titolavano stamane i quotidiani. Fra le 14 vittime civili anche un cameraman giapponese della Reuters; cinque i soldati uccisi. Gli scontri di ieri sono stati i più gravi dopo un mese di manifestazioni quotidiani organizzate della “camicie rosse”, appellativo dei sostenitori del premier in esilio Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione e costretto nel 2006 a lasciare il paese dopo un putsch militare. I filo-Thaksni reclamano elezioni antipiate e considerano il governo di Abhisit, alla guida dell’esecutivo dal 2008, come ilelgittimo. (fonte afp).

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Almeno quindici persone sono morte e 680 sono rimaste ferite oggi a Bangkok, nel corso di violenti scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti anti-governativi, le ‘camicie rosse’ pro-Thaksin Shinawatra. Tra le vittime c’è anche un cameraman giapponese che lavorava per l’agenzia di stampa Reuters.

Dopo un mese di manifestazioni pacifiche, le tensioni inaspritesi progressivamente sono sfociate oggi nel caos, quando le forze di sicurezza – essenzialmente i militari – e le ‘camicie rosse’ si sono scontrate per il controllo di un quartiere della città vecchia. Quella di oggi è stata la prima dimostrazione di forza da parte delle autorità da quando mercoledì è stato imposto lo stato di emergenza a Bangkok e nelle province limitrofe. E il bilancio degli scontri odierni è anche il più pesante dal 1992, quando nella capitale decine di persone morirono in violenze di piazza.

Gli scontri, scoppiati nel pomeriggio, si sono progressivamente inaspriti, con le forze dell’ordine che hanno utilizzato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua contro i manifestanti. Sono stati poi sparati anche numerosi colpi di arma da fuoco. Almeno 15 persone sono morte, hanno detto i servizi di pronto soccorso, mentre i feriti sono almeno 678.

I “rossi”, sostenitori dell’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra, chiedono le dimissioni immediate del premier Abhisit Vejjajiva, al potere dal dicembre 2008, e la convocazione di elezioni anticipate. “Condanno questo governo perché ha utilizzato armi da guerra per uccidere dei tailandesi che vogliono la democrazia”, ha detto Weng Tojirakarn, uno dei leader delle ‘camicie rosse’, parlando davanti ai manifestanti a Ratchaprasong.

Il premier, da parte sua, è apparso sulla tv nazionale poco prima di mezzanotte (ora locale) ribadendo che non intende dimettersi. “Io e il mio governo continueremo a lavorare per risolvere la situazione”, ha dichiarato il capo del governo in una dichiarazione di qualche minuto. “Tutte le vittime dovranno essere oggetto di una inchiesta indipendente, condotta da personalità neutre e professionali”, ha aggiunto.