Il 24 giugno di tre anni fa il referendum sulla Brexit con gli elettori del Regno Unito che votarono in maggioranza per abbandonare l’Unione Europea al termine di un lungo e drammatico scontro politico che ha lacerato la nazione per anni.
Quel giorno segnò l’inizio della tumultuosa avventura della Brexit arrivata nei giorni scorsi alle dimissioni di Theresa May dopo non esser riuscita a fare approvare l’accordo in Parlamento sulluscita di Londra dal mercato unico. Alla fine, la deadline è stata prorogata fino al 31 ottobre 2019. Al momento sembra probabile che alla carica di premier possa venire chiamato una figura pro-Brexit, Boris Johnson.
Ad esaminare il comportamento dei mercati britannici nei tre anni trascorsi dal referendum Jean-François Jolivalt, Multi Asset Fund Manager, La Française AM. In primi luogo, dice l’esperto, la sterlina si è fortemente deprezzata rispetto alle valute dei maggiori partner commerciali del Regno Unito. Dopo aver raggiunto il massimo decennale di £0,7 per un euro durante la maggior parte del 2015, la divisa britannica è precipitata a £0,85 per un euro poco dopo l’annuncio della Brexit (valore al 6 luglio 2016). Da allora, ha scambiato in una forchetta compresa fra £0,85 per un euro e £0,92 per un euro.
Ogni volta che il caos politico si intensifica, la sterlina si avvicina al limite superiore di questa forchetta. Lo stesso vale per il cambio rispetto al dollaro USA. Il pound si è deprezzato a 1,26 dollari (valore al 10 giugno 2019): un valore non distante dal minimo storico degli ultimi 40 anni. Nel breve termine, l’outlook rimane poco chiaro ma non vi è dubbio che una hard Brexit implicherebbe una caduta assai brusca della sterlina.
I mercati azionari tuttavia mostrano una traiettoria differente dice l’analista.
Il FTSE 100, principale benchmark azionario britannico, è prossimo al suo massimo storico. Le azioni di società britanniche votate all’export, come quelle attive nel settore delle risorse naturali, hanno spinto in alto il listino mentre le aziende più esposte al mercato interno sono più in sofferenza. I titoli britannici stanno scambiando sulla base di uno dei rapporti forward P/E più bassi rispetto a quelli dei principali Paesi sviluppati e offrono rendimenti da dividendo anch’essi fra i più alti. Ciò potrebbe garantire un certo aiuto al mercato nel caso di una hard Brexit. Sul fronte dei tassi, la Bank of England, divisa fra un’economia relativamente forte e l’evolvere del processo di uscita dalla Ue, ha mantenuto un tono neutrale. Ad ogni modo, il GILT decennale ha seguito l’inedito rally globale e ha raggiunto il minimo storico di 0,81% nei primi giorni di giugno 2019.