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Telecom Italia, Vivendi contro fondi: alla resa dei conti

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MILANO (WSI) – Continua a tener banco nel mondo finanziario la vicenda Telecom Italia tanto da meritare la Lex Column di oggi del Financial Times. I riflettori sono puntati all’assemblea odierna che dovrà esprimersi sul progetto di conversione delle azioni di risparmio in ordinarie e sulla richiesta dell’azionista Vivendi, che detiene il 20% dell’azienda, di allargare il consiglio di amministrazione permettendo l’entrata di 4 suoi rappresentanti.

L’assemblea sarà il terreno del confronto-scontro tra il gruppo francese Vivendi, guidato da Vincent Bollorè e i fondi che hanno manifestato il loro no all’allargamento del board. Dal canto suo Vivendi la scorsa settimana ha manifestato la sua contrarietà alla conversione delle azioni di risparmio in ordinario, annunciando la sua astensione che con tutta probabilità porterà ad un rinvio del progetto.

Nella nota pubblicata dal gruppo francese sono due i fattori negativi che vengono messi in rilievo con il progetto di conversione: da una parte Bolloré non è convinto che il pagamento di 9,5 centesimi di euro cash richiesto per convertire un’azione di risparmio in un titolo ordinario “sia pienamente giustificato” e dall’altro si nota “l’assenza di una ‘fairness opinion’ relativa ai possessori di azioni ordinarie, che sarebbero significativamente diluiti dall’operazione”.

Un’astensione dal voto sulla conversione delle azioni di risparmio che è una vera e propria  scenata- così il Financial Times commenta l’operato di Vivendi.

“Raramente la vacuità degli slogan aziendali è stata così chiaramente dimostrata. ‘Vivere insieme’ è il contributo di Vivendi al genere, ma la relazione del gruppo francese con Telecom Italia sta rapidamente cominciando ad assomigliare a una scena tratta da una soap opera particolarmente infelice”.

Una scenata che potrebbe causare problemi- scrive il FT-  considerando che la conversione ha già avuto l’approvazione degli azionisti, inclusa Vivendi e “gli azionisti di risparmio hanno approvato il pagamento di 570 milioni per avere il diritto di voto, soldi che l’indebitata Telecom potrebbe usare”.

Se davvero il gruppo francese guidato da Vincent  Bollorè avesse avuto critiche da fare al progetto, “avrebbe dovuto manifestarle settimane, e non giorni, prima dell’assemblea”.

“La decisione di Vivendi di astenersi sembra petulanza, non prudenza, dato che sprecherà il tempo del cda di Telecom e i soldi degli azionisti”.

Intanto il titolo Telecom Italia si è messo in evidenza a Piazza Affari guadagnando il 5,6%, facendo meglio del resto del mercato (Ftse MIB +3,74%) con le risparmio in recupero dopo il tonfo avvenuto nella giornata di ieri.