Dopo giorni di voci e ipotesi Telecom Italia e Seat Pagine Gialle confermano con un comunicato che sono in corso trattative con il gruppo Cecchi Gori per l’acquisto delle due televisioni TMC e TMC 2.
Le due società fanno però sapere che si è ancora “nella fase preliminare e allo stato non è prevedibile una data per la conclusione delle trattative”.
Nella nota si precisa che “l’operazione rientra nelle strategie di sviluppo della società che nascerà dall’integrazione tra Seat e Tin.it e che l’eventuale accordo sarà concluso e attuato nel pieno rispetto delle normative applicabili.”
Non più voci dunque. E nemmeno il silenzio assenso delle parti. Durante questo week end sono proseguite le trattative tra Seat-Tin.it e Telemontecarlo.
A quanto è dato sapere è solo una questione di prezzo. La volontà del pur turbolento Cecchi Gori è infatti quella di vendere.
Ben diversa è la situazione per quel che riguarda le norme vigenti e le reazioni politiche.
Secondo le norme antitrust (legge 249 del 1997) è vietato per un operatore della telefonia pubblica avere una televisione in chiaro.
La legge infatti recita: ” La concessionaria del servizio pubblico di telecomunicazioni non può essere destinataria direttamente o indirettamente di concessioni radiotelevisive in chiaro, nè fornire programmi o servizi, nè raccogliere pubblicità per i concessionari radiotelevisivi nazionali e locali su frequenze terrestri in chiaro.”
Per superare il divieto sono allo studio due ipotesi: modificare la legge (con tempi ovviamente molto lunghi), oppure aspettare che le concessioni delle telecomunicazioni diventino licenze. Ma forse nemmeno questa soluzione fermerebbe l’alt dell’Antitrust.
Per i politici la questione è molto combattutta con tutti gli schieramenti pro e contro che sono già scesi in campo per difendere i propri interessi (sembra che la Fininvest avesse cercato di dissuadere Cecchi Gori con proposte alternative) o le proprie idee.
Di sicuro però, oltre le polemiche, ci sono i numeri.
La cifra sulla quale si sta trattando dovrebbe aggirarsi intorno ai 1.200-1500 miliardi di lire (e c’è chi sostiene che Seat-Tin.it non avrebbe intenzione di sborsarne più di 1.000-1200), nei quali è compreso il debito del gruppo televisivo per 500 miliardi.
Con un’operazione del genere si concentrerebbero attività televisive, cinematografiche, telefoniche e di rete in un solo gruppo che potrebbe non solo costituire un forte secondo polo televisivo privato, ma anche sfruttare tutte le potenzialità dei new media: dalla Tv via Internet a quella sui telefonini Wap.
Una forte realtà multimediale. Alla quale si deve sommare l’attività di Seat Pagine Gialle con 32 milioni di volumi venduti tramite la bolletta Telecom con un fatturato di 1.800 miliardi di lire. E quella di Tin.it con 3 milioni di utenti e una capitalizzazione in borsa di 38 mila miliardi di lire.
Per quanto riguarda Cecchi Gori che oggi ha il 100% dei due canali Tv di TMC, è lecito pensare a uno scambio di azioni Seat e il mantenimento da parte del patron della Fiorentina di una quota del 20-30% di Telemontecarlo.
Cecchi Gori deve anche guardare avanti. Avrebbe infatti più chance di successo nel quotare in Borsa la sua Finmavi se oltre alla library cinematografica del valore di 620 miliardi di lire incassasse quelli delle televisioni: potrebbe così ridurre l’indebitamento di circa 870 miliardi, visto che il finanziamento di Merrill Lynch è di soli 470 miliardi di lire.
E il titolo Seat sarà sotto pressione per tutta la settimana visto che si attende la decisione dell’Antitrust proprio sulla fusione Seat-Tin.it.
Per molti osservatori economici anche se l’operazione viene ritenuta interessante potrebbe appesantire il gruppo telefonico e distoglierlo dalla sua attività primaria nella telefonia cellulare e su Internet.