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Tassi in rialzo, sul Bund +1.300% in un mese: cosa fare?

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MILANO (WSI) – Da metà marzo a oggi, i prezzi delle obbligazioni in euro sono sensibilmente scesi, portando il loro rendimento a fare un bel balzo. Basti guardare all’esempio della Germania, dove i tassi sul Bund sono cresciuti del 1.300% nel giro di un solo mese. Nemmeno Berlino, insomma, l’ha scampata dalla recente accelerazione dei rendimenti.

Ormai gli investitori sono disposti a rinunciare anche a un 1,4% pur di avere in portafoglio bond “a prova di bomba” e il programma di Quantitative Easing della Banca centrale, anche se aiuta molto, ma non è in grado di fare miracoli.

Un titolo a 10 anni offriva in media lo 0,74% lordo due mesi fa, mentre oggi paga oltre l’1,2%. “Questo andamento ha coinvolto un po’ tutti i bond, non solo quelli decennali”, osservano gli analisti di Altroconsumo Finanza, aggiungendo che i Btp non hanno fatto eccezione: “quelli a lunghissima scadenza, che ti abbiamo consigliato di vendere proprio a metà marzo, hanno perso tra l’11% e il 16% (il prezzo del BTp 01/08/2034 è passato da 150,83 a 134,69, quello del BTp 01/09/2046 è sceso da 126,43 a 105,79)”.

Come sottolinea sempre Altroconsumo Finanza “i rendimenti delle obbligazioni in euro sono sensibilmente più alti rispetto al livello di due mesi fa”. Ma la strada verso il livello di un anno fa è ancora lunga: “ci sono margini per ulteriori rialzi”.

Oggi sul secondario lo Spread tra i tassi decennali dei Btp e gli omologhi tedeschi si sta ampliando in area 200 punti base.

Alla base dell’andamento insolito visto di recente non c’è solo un motivo. Tra i fattori citati dagli analisti figurano la ripresa del prezzo del petrolio, che ha fatto prospettare una ripresa anche dell’inflazione, la “voglia” di portare a casa i guadagni che ha innescato le vendite, ma soprattutto altri due elementi.

“Il primo è il fatto che i rendimenti, “dopati” dalla politica monetaria della Banca centrale europea, erano scesi a livelli tali da non essere sostenibili a lungo: un BTp a 30 anni era arrivato ad offrire meno del 2% netto, insomma meno del livello medio a cui dovrebbe attestarsi l’inflazione (e anche oggi, nonostante il rialzo dei rendimenti, offre “solo” il 2,6%)”.

Dai grafici emerge che il rendimento attuale dei bond in euro, “seppur con un piccolo balzo nelle ultime settimane, resta ben distante dalla media storica”. “Il secondo elemento è il fatto che i mercati sono tornati a innervosirsi, chiedendo remunerazioni più alte per ripagare il rischio; non a caso, la differenza di rendimento tra i titoli “tripla A” (i più affidabili) e la media di tutti i bond è tornata a salire. Il motivo? “Ancora la Grecia”.

Anche se Atene è riuscita a ripagare 750 milioni di euro da restituire al Fondo monetario internazionale (Fmi), ha dovuto fare ricorso a un conto aperto presso lo stesso Fmi. Visto che ha dovuto attingere a riserve “da ultima spiaggia”, significa che la Grecia non ha trovato denaro fresco, e “l’Fmi ha dovuto tirar fuori dalla tasca destra ciò poi ha infilato nella tasca sinistra”. E adesso Atene dovrà reintegrare queste riserve entro un mese. In pratica si è indebitata ancora per ripagare vecchio debito.

Da parte sua la Bce sta continuando a dare un po’ di ossigeno alzando ancora di 1,1 miliardi i prestiti di emergenza alle banche greche, ma nel solo mese di aprile pare che la “fuga di capitali” dalle banche elleniche sia stata di 7 miliardi.

Per concludere non è ancora il momento di tornare a comprare Btp e altri titoli di Stato dell’area euro. Malgrado il calo dei prezzi, il rendimento attuale ancora non remunera adeguatamente il rischio. In particolare nel caso dei Btp e considerando che la Grecia non ha finito di impensierire i mercati: “che sia paura di un contagio o solo un “pretesto” per portare a casa i guadagni, ogni notizia negativa su questo fronte sta portando a cali dei prezzi per tutti i bond in euro”.

Atene ha ancora davanti a sé più scadenze importanti (oltre 7 miliardi nel solo mese di giugno), e il ministro delle finanze ellenico già parla di rimandare il pagamento dei titoli in mano alla Bce in scadenza tra luglio e agosto. Si tratterebbe di una ristrutturazione del debito a tutti gli effetti.

“Senza parlare, poi, del fatto che la Germania è sempre più propensa ad accettare l’ipotesi di un referendum in Grecia che potrebbe aprire la porta a una sua uscita dall’euro”.

Per ora, il consiglio degli analisti di Altroconsumo Finanza è rimanere “alla finestra” parcheggiando i capitali in un conto deposito, “affiancandogli qualche bond bancario ben selezionato e qualche Etf per dare un po’ di pepe ai rendimenti”.

Fonte: Altronconsumo Finanza

(DaC)