Economia

Tasse, montagna di crediti non riscossi: sono 1.272 mld di cui oltre 500 mld inesigibili

Nuovo record negativo per l’Italia. Nonostante le rottamazioni e la cancellazione dei piccoli carichi pendenti, continua a lievitare l’ammontare delle tasse non riscosse e non più esigibili che, stando ai numeri presentati ieri dalla Commissione incaricata dal Governo di analizzare il magazzino dei crediti fiscali, ammonterebbero a 537 miliardi di euro. Una cifra enorme nonché una fetta significativa dei 1.272 miliardi di euro di crediti non riscossi che gravano sulle casse dello Stato.

I numeri

Partiamo da un dato di fatto: il magazzino dei crediti affidati alla riscossione in Italia è cresciuto notevolmente negli anni. A fine gennaio 2025, il totale dei crediti non pagati ammontava a 1.272,9 miliardi di euro. Tuttavia, solo una piccola parte di questi crediti è considerata riscuotibile. Circa 537 miliardi, come anticipato, sono tecnicamente inesigibili, poiché riguardano crediti di persone decedute, nullatenenti, società non più attive o fallite. I crediti riscuotibili sono pari a 567,85 miliardi; quelli con profilo di riscuotibilità non determinabile 167,31.

Il trend degli ultimi anni

Se è vero che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha adottato diverse strategie per migliorare la riscossione dei crediti, è altrettanto vero che i risultati sono stati limitati, segno che le attuali strategie potrebbero non essere sufficientemente efficaci per affrontare il problema. Tra il 2000 e il 2024, solo 180,3 miliardi di euro sono stati effettivamente incassati su un totale di 1.874 miliardi di euro di carichi tributari ed erariali affidati alla riscossione. Il che significa che meno del 10% del totale è stato recuperato.

Identikit dei contribuenti che hanno debiti col fisco

A fine gennaio, l’Agenzia delle Entrate gestiva 290 milioni di crediti in riscossione, distribuiti su 173 milioni di cartelle esattoriali a carico di 21,9 milioni di contribuenti. La maggior parte dei contribuenti sono persone fisiche (84,3%), ma rappresentano solo un quarto del valore totale dei crediti. Le imprese, invece, coprono solo il 15% dei crediti ma detengono i due terzi del valore totale, con debiti accumulati per 819 miliardi di euro.

Cartelle da riscuotere: quasi tutte sotto mille euro

Il magazzino dei crediti affidati all’Agenzia delle entrate-Riscossione è composto da un numero elevato di cartelle con crediti di modesto importo, spesso non economicamente convenienti da riscuotere. La stragrande maggioranza dei singoli crediti (221 milioni su 290) è infatti inferiore a 1.000 euro, con un valore complessivo di 59 miliardi, che rappresenta solo il 4,6% del totale. I crediti tra 1.000 e 5.000 euro coprono il 12,1% del valore totale, mentre i 290.000 crediti superiori a 100.000 euro, che rappresentano solo lo 0,1% del totale, coprono quasi la metà del valore del magazzino, pari a 608 miliardi di euro. Solo una piccola parte di questi crediti è considerata esigibile, con stime che indicano un valore di circa 100 miliardi di euro come potenzialmente recuperabile

“Nel 2022, ultimo anno per cui sono disponibili i dati dell’Ocse sul funzionamento delle amministrazioni finanziarie, l’Italia risultava il paese che dopo la Grecia registrava il valore più elevato dell’incidenza dello stock dei debiti non riscossi a fine anno sul totale delle entrate (181%) e quello con il più basso rapporto tra debiti non riscossi esigibili e il totale dei debiti non riscossi (circa il 5%)” ha evidenziato il consigliere dell’Upb Valeria De Bonis, ieri, durante l’audizione sulla gestione del magazzino fiscale e sul ddl rottamazione quinquies, aggiungendo che si tratta di risultati che dipendono anche dal diverso approccio, più o meno sistematico, seguito nei singoli paesi in relazione al discarico dei crediti pregressi ritenuti non più esigibili.

Necessaria una riforma organica

Questi numeri emergono mentre il Senato sta discutendo il disegno di legge proposto dalla Lega Nord per avviare una nuova rottamazione, la quinta, delle cartelle esattoriali. Ma le condizioni ipotizzate, ovvero la rateazione a dieci anni e senza interessi, non convincono il Ministero dell’Economia, secondo cui l’allungamento del periodo di rateizzazione e l’assenza di interessi potrebbero creare disparità rispetto a chi ha aderito a precedenti definizioni agevolate.

Sullo stesso punto, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UpB) ha spiegato che ripetute misure di definizione agevolata e condoni alimentano aspettative di future agevolazioni tra i contribuenti, influenzando negativamente i versamenti spontanei e la riscossione coattiva.

L’UpB propone invece di adottare una strategia di stralcio delle cartelle di importo più basso, al fine di ridurre lo stock dei crediti accumulati dall’Agenzia delle Entrate Riscossione e concentrare le risorse sul recupero dei debiti più significativi. Questo approccio potrebbe alleggerire la mole di cartelle e migliorare l’efficienza della riscossione, evitando il rischio di “azzardo morale” legato alle misure di condono.