Società

Tasse, Krugman: “Portiamo l’aliquota sul reddito delle persone fisiche al 91%”

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New York – Oltreoceano hanno negli occhi l’ecatombe che la crisi del debito sta provocando in Europa. Adesso che l’onda lunga del dissesto dei conti pubblici si è infranto anche sulla Francia, l’America non ha più scuse. Quel messaggio, che il segretario del Tesoro, Timothy Geithner, ha lanciato al Congresso venerdì scorso, non cadrà nel vuoto. Ha detto chiaro e tondo che è necessario porre dei limiti legali sull’ammontare che il governo può prendere in prestito. Obiettivo: limitare la crescita all’infinito del debito.

Mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dovrà confrontarsi con la bomba del fiscal cliff – i tagli automatici alla spesa e l’aumento delle tasse con un impatto sull’economia da 600 miliardi di dollari – Paul Krugman, premio Nobel all’economia, sostiene che è necessario porre un punto fermo: “Non dimenticare che la giustizia e la crescita economica non sono incompatibili”.

Consiglia di riportare l’aliquota marginale sul reddito delle persone fisiche al 91%, ricordando che nel 1950 le imposte sugli utili delle aziende erano due volte superiori ai livelli attuali. “Si avete letto bene, 91%. Non sono le tasse alte che schiacciano l’economia”, si legge nel suo nuovo editoriale sul New York Times.

“L’America nel 1950 aveva stabilito che le classi abbienti pagassero la loro parte, ma aveva anche dato ai lavoratori il potere di contrattare per salari dignitosi. E adesso possiamo farlo di nuovo”. Il suo appello arriva nella settimana in cui gli americani si mettono a tavola per festeggiare il Thanksgiving Day, ossia il giorno del Ringraziamento.

Quest’anno però avrà un retrogusto amaro: saranno sempre meno le famiglie che potranno imbandirla, hanno anticipato gli esperti dell’Economic Policy Institute di Washington, uno dei think-tank indipendenti più accreditati negli Usa. Dal 2011 ad oggi – secondo i dati Epi – sempre più famiglie americane, di ogni estrazione sociale, sono scivolate nella povertà.