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I due decreti legge sotto i riflettori, il decreto legge 237/2016 del governo Gentiloni e il decreto legge 1/2019, del governo Lega-M5s sono davvero così simili?
L’andamento del Pil nel terzo trimestre, rimasto invariato su base trimestrale, dipende da “fattori di congiuntura macro e da decisioni prese in precedenza. Va detto, altrimenti non siamo onesti”. Lo ha dichiarato nel corso della trasmissione TagadĂ il deputato del Pd, Francesco Boccia. L’affermazione si va ad inserire in una polemica che ha visto contrapposti
Non nasconde tutta la sua amarezza l’ex ministro dello Sviluppo economico per non esser riuscito a realizzare la “cena” famosa per ricompattare il partito.
Così l’ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Renzi, Carlo Calenda, nel corso di un’intervista alla trasmissione “In onda” su La7.
Secondo indiscrezioni l’ex premier potrebbe fondare il suo partito sull’esempio di En Marche! di Macron causando così lo strappo definitivo con il Pd.
“La sinistra faccia la sinistra”: è questo il messaggio pronunciato da Massimo D’Alema (Leu) in occasione di un seminario tenuto alla Camera da associazioni giovanili progressiste. Secondo l’ex premier il Partito democratico “è andato contromano e ha incontrato un Tir, come capita in questi casi. Eppure continua a farlo, è diabolico”. La strada giusta, secondo
Con il manifesto del Fronte Repubblicano, l’ex ministro del governo Renzi prima e Gentiloni dimostra che si sta muovendo davvero.
Nel frattempo Matteo Renzi non fonda il suo partito stile En marche! di Macron e c’è un perchĂ©: i sondaggi lo danno a un misero 4%. Calenda prova a rifondare.
Il centrosinistra viene travolto in Toscana e in Emilia. I Cinque Stelle “in stallo” si affermano ad Avellino e Imola, ma perdono Ragusa. Avanzano Lega e centrodestra un po’ ovunque. Questi in estrema sintesi i risultati dei ballottaggi delle elezioni amministrative nei 14 capoluoghi in palio. Un voto che ha visto l’affluenza in ulteriore calo:
Lo “stallo politico è frutto dell’irresponsabilitĂ ” di M5s e centrodestra. Sì al confronto ma niente fiducia “a un governo guidato da Salvini o Di Maio”. Sono questi i tre punti di un breve documento predisposto dai renziani sui quali da martedì è iniziata una raccolta di firme tra parlamentari e membri della Direzione del Partito