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Stati Uniti e Cina: MAD (mutually assured destruction)

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Singapore – I tassi di interesse reali sono ancora negativi, ma nonostante la crescita dell’inflazione, la recessione sembra lontana. Cina e Stati Uniti sono ormai unite da un legame inscindibile. Ecco i mercati asiatici su cui puntare in un contesto di persistente incertezza.

Peter Elston opera come Asian Investment Strategist per Aberdeen Asset Management a Singapore dal 2008. In precedenza ha lavorato per 11 anni presso Mercury Asset Management, società britannica leader di gestione di fondi d’investimento e fondi pensione, gestendo fondi azionari asiatici da Tokyo, Hong Kong e da Singapore.

In un’intervista concessa a Wall Street Italia, Elston illustra il suo outlook generale su azionario, commodities e sulle economie asiatiche. Per leggere l’intervista in originale, cliccate qui. Interview with Peter Elston

WSI L’outlook negativo e il possibile downgrade del rating sul debito sovrano degli Stati Uniti annunciato da S&P, influenzerà l’acquisto di Treasuries da parte della Cina nei prossimi due anni? Ci può dare i numeri?

Elston La Cina sta cercando di diversificare le sue riserve in valuta estera già da parecchio tempo e le valute diverse dal dollaro statunitense rappresentano una quota sempre maggiore delle riserve. Inoltre, ha espressamente annunciato più volte di essere preoccupata dall’aumento del debito degli Stati Uniti. Tuttavia, anche se sembra che la Cina stia agendo per proteggere i propri interessi, modificando il profilo delle sue riserve o sollecitando a una maggiore responsabilità fiscale, in realtà non ha tante altre possibilità, ma continuare ad acquistare titoli del Tesoro degli Stati Uniti.

Gli esportatori cinesi vengono pagati in dollari americani, che la banca centrale della Cina (la Bank of China) converte stampando nuovi yuan per impedire l’apprezzamento del cambio e in seguito presta i dollari al governo degli Stati Uniti acquistando Treasuries. Ora siamo arrivati a un punto in cui non sarebbe nell’interesse della Cina fare un cambio di rotta dai dollari americani in altre valute, tra cui l’euro, in quanto questo comporterebbe una svalutazione dei titoli denominati in dollari (che rappresentano gran parte delle riserve). Questa situazione finanziaria è stata nominata MAD (mutually assured destruction – distruzione reciproca), in cui entrambe le parti potrebbero danneggiare l’altra – la Cina vendendo i titoli posseduti, gli Stati Uniti dichiarandosi inadempiente – ma così facendo danneggerebbero se stesse. Come si possa uscire da questa situazione è molto difficile da dire, ma è chiaro che l’accumulo di riserve è diventato eccessivo e insostenibile.

WSI In un sondaggio di Bloomberg, il 45% di investitori internazionali afferma che la Cina avrà una grave crisi finanziaria e / o politica entro pochi anni. Alcune banche stimano che la crescita del PIL cinese sarà circa la metà dei valori attuali, cioè circa del 5% all’anno. Qual è il vostro outlook su Pechino?

Elston La crescita della Cina negli ultimi venti anni è stata straordinaria. Non solo ha viaggiato a una media di circa il 10% annuo, ma è stata una crescita piuttosto stabile – anche nel periodo buio della recente crisi finanziaria, la crescita è stata circa del 7%. Come ha fatto? Il piano di sviluppo economico della Cina si è basato su investimenti fissi mirati a trascinare il paese lungo la curva del valore, in particolare nelle aree costiere urbane. Ma il fatto che l’economia sia stata guidata dallo stato e non dal mercato, come nei paesi che seguono un sistema di libero mercato, significa che la crescita è meno naturale e quindi meno solida. Ci sono molti punti dell’economia cinese che hanno bisogno di attenzione. Gli investimenti nel welfare e nel settore sanitario sono fondamentali se la Cina vuole creare un ambiente in cui i cittadini si sentono sicuri di spendere – i consumi privati della Cina come percentuale del Pil sono tra i più bassi al mondo. Pertanto, è possibile che la Cina sia vulnerabile a una crisi finanziaria e/o politica, ma questa potrebbe essere diversa dalle crisi nel mondo occidentale. Per esempio, nei prossimi anni le banche cinesi potrebbero registrare un aumento dei debiti insolventi, fatto che in un altro paese si tradurrebbe in una perdita di fiducia. Ma nel caso della Cina, le cinque più grandi banche, quelle che detengono la gran parte dei prestiti nel mercato, sono di proprietà dello stato; non c’è dubbio che il governo centrale inietterà capitale quando necessario.

WSI Ci dica quali sono le migliori opportunità per investitori e gestori di fondi globali in Europa e in Italia, che stanno pensando di aumentare i loro investimenti nei mercati Asia-Pacifico? Quali attività suggerisce? Ci indichi anche i migliori ETF, obbligazioni, titoli, in termini di potenziale di apprezzamento futuro.

Elston Questo dipende dal vostro orizzonte temporale di investimento. Se si guarda nel lungo periodo, allora l’azionario asiatico è molto attrattivo. I fondamentali di lungo sono molto buoni. Il potenziale di crescita è ancora enorme e lo sta dimostrando ogni anno che passa. I bilanci dei governi, delle imprese e delle famiglie sono generalmente forti. Anche le banche sono solide, avendo imparato la lezione ed essendo state ricapitalizzate a seguito della crisi finanziaria asiatica della fine degli anni ’90. Riguardo ai singoli mercati non possiamo dire, perché non investiamo in questa maniera. Siamo un investitore bottom up e siamo concentrati sulle imprese piuttosto che sui mercati. Tuttavia, possiamo dire che in India, a Singapore, a Hong Kong e in Tailandia abbiamo trovato molte aziende che ci piacciono. Questi sono paesi dove c’è una cultura azionaria e un sistema di regolamentazione forte. Anche se non sono le economie con il tasso di crescita più elevato, sono le migliori da un punto di vista bottom up.

WSI Quali sono le sue stime sull’economia in generale, sull’azionario, sulle obbligazioni, sull’inflazione, sui tassi di interesse, sulle valute e sugli immobili nei principali mercati asiatici (Cina, Giappone e sud-est asiatico)?

Elston L’inflazione è al momento uno dei problemi principali per molti paesi, asiatici e non. L’inflazione elevata è un nemico per i mercati azionari perché colpisce la qualità degli utili e quindi le valutazioni azionarie – c’è una forte correlazione negativa tra inflazione e il rapporto price-to-earnings ratio. Come i governi gestiscono il problema è di fondamentale importanza. Sembra che, anche se molte banche centrali hanno attuato politiche monetarie restrittive, nel complesso sono ancora “behind the curve” (in ritardo nel contrastare l’inflazione), anche se non di molto. I tassi di interesse reali sono ancora negativi o troppo bassi e le pressioni inflazionistiche dovrebbero aumentare. Le banche centrali hanno utilizzato diverse misure per contrastare l’inflazione – tassi di interesse, requisiti di riserva e misure amministrative – e sembra che siano consapevoli della gravità del problema. Recentemente, sono sembrate anche più disposte verso un apprezzamento del cambio per cercare di ridurre l’inflazione da importazioni. Un notevole esempio è la Cina, in precedenza riluttante a cedere alle pressioni di rafforzare la propria valuta.

WSI Come crede che la crisi nucleare in Giappone impatterà su Tokyo e sull’economia mondiale? Stimate un rallentamento del Pil asiatico, degli Usa e/o dell’Europa a causa del terremoto e dell’allarme nucleare?

Elston Anche se la crisi nucleare ha impattato seriamente l’economia locale nel nord-est del Giappone, non credo che avrà un impatto significativo sull’economia della regione e di altri paesi. Inoltre, il processo di ricostruzione potrebbe avere un effetto positivo nel medio-lungo termine, anche se nel breve periodo i danni sono evidenti.

WSI La crisi in Libia e le tensioni geopolitiche in Nord Africa e nei paesi arabi stanno spingendo il prezzo del petrolio ben al di sopra $100 (Wti). Con il prezzo a questi livelli, ci sarà un impatto negativo per l’economia mondiale? E in che modo verrà influenzato il Pil dell’Asia, degli Usa e dell’Europa? Quali sono le vostre stime per il Wti alla fine del 2011?

Elston È molto difficile stimare l’impatto che l’aumento dei prezzi degli alimentari e dell’energia avrà sull’economia globale. Gli esportatori di cibo ed energia, come i paesi del Medio Oriente, Vietnam e Tailandia, potranno beneficiare dall’aumento dei prezzi. Ma i consumatori e gli importatori saranno danneggiati e saranno costretti a ridurre la spesa verso altri beni o a richiedere più prestiti. La vera domanda è se ci sarà un punto di svolta in cui la spesa diminuirà, innescando una reazione a catena che porterà a una contrazione dell’economia. Questo è quello che è successo nel 2008, anche se allora la causa è stata la vulnerabilità del sistema a fronte di un indebitamento eccessivo. Questa volta credo che ci sia più linearità tra i prezzi delle materie prime e la spesa e dunque non si dovrebbe registrare una contrazione della domanda simile a quella di tre anni fa.

Peter Elston opera come Asian Investment Strategist per Aberdeen Asset Management. E’ responsabile della gestione, dell’implementazione e della comunicazione della strategia di investimento di Aberdeen nella regione. Peter vive in Asia dal 1988 e dal 2008 lavora per Aberdeen con sede a Singapore. Peter ha iniziato la sua carriera presso Mercury Asset Management, società britannica leader di gestione di fondi d’investimento e fondi pensione, dove ha trascorso 11 anni. Per la maggior parte di questo tempo, Peter ha gestito fondi azionari asiatici da Tokyo, Hong Kong e da Singapore.

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