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Spotify: tutto pronto per la quotazione. Ma il 2017 è in profondo rosso

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Tutto pronto per la quotazioni in Borsa di Spotify. Il colosso svedese della musica in streaming ha depositato alla Sec la documentazione per la quotazione al New York Stock Exchange con il ticker SPOT e  e con la quale potrebbe sbarcare in Borsa già nella settimana del 26 marzo.

Quella di Spotify è una delle Ipo più attese dell’anno: sul mercato privato, il gruppo vale fra i 17 e i 20 miliardi di dollari, e con lo sbarco in Borsa punta a raccogliere un miliardo di dollari.

Per lo sbarco a Wall Street la società ha optato per una quotazione ‘diretta’, ovvero senza il tradizionale processo che accompagna le initial public offering, incluso il road show e la successiva determinazione del prezzo.

Con la quotazione diretta, Spotify porterà i sui titoli al Nyse nel giorno prefissato con il prezzo di apertura determinato dall’andamento degli ordini di acquisto e vendita. Si tratta di una mossa inusuale da parte di una società che aspira a quotarsi ma anche un metodo che consente al gruppo di risparmiare milioni di dollari in commissioni alla banche advisor, considerato che Snapchat ha versato 100 milioni di dollari per la sua ipo.

Dal prospetto emerge che i ricavi nel 2017 sono saliti a 4,1 miliardi di euro, il 39% in più rispetto all’anno precedente. In forte aumento anche le perdite: 1,24 miliardi di d euro lo scorso anno a fronte di un rosso di 539 milioni nel 2016 e di 230 milioni nel 2015. Spotify alla fine di dicembre contava su oltre 71 milioni di utenti paganti e 159 milioni di utilizzatori gratuiti.

Numeri che la rendono leader mondiale della musica, con quasi il doppio di abbonati rispetto a Apple Music, al secondo posto. Nell’annunciare la presentazione dei documenti Spotify precisa comunque di aver concesso dei certificati-azioni per i suoi fondatori Daniel Ek e Martin Lorentzon, concedendo loro 41,7 milioni di azioni, ovvero circa il 23,8% dell’azienda.